Con l’approvazione definitiva alla Camera, il 13 novembre, del disegno di legge che ratifica la partecipazione italiana al Global Combat Air Programme (GCAP), il nostro Paese ha imboccato una strada pericolosa e costosa.

Per la precisione si è trattato della ratifica della Convenzione sull’istituzione dell’organizzazione governativa internazionale Gcap, firmata a Tokyo il 14 dicembre 2023.

Il GCAP è un programma militare che per l’Italia prevede la progettazione, assieme a Gran Bretagna e Giappone, di un caccia di sesta generazione collegato a droni e a un sistema satellitare.

Sono coinvolte le aziende militari BaeSystem, Mitsubishi e Leonardo.

 

Un segnale chiaro

Il voto parlamentare ha visto schierati a favore del GCAP non solo i partiti della maggioranza ma anche il PD, assieme a Italia Viva e ad Azione.

Il Parlamento ha deciso a grande maggioranza di investire 7 miliardi e 526 milioni di euro in un nuovo caccia di sesta generazione. E questi costi si limitano alla progettazione e allo sviluppo del caccia ma non comprendono l’acquisto degli aerei prodotti.

Per di più recentemente è stato deciso l’acquisto di altri 25 caccia F-35 (oltre ai 90 previsti) con un esborso record di ulteriori 7 miliardi.

Tutto ciò avviene in un momento storico in cui le risorse di bilancio scarseggiano e le priorità dovrebbero essere ben altre.

Un costo insostenibile

Il GCAP rappresenta un azzardo economico per il nostro Paese. I costi, già elevati, sono destinati a lievitare nel tempo, sottraendo risorse preziose ad altri settori fondamentali come la sanità, l’istruzione e lo stato sociale.

In un momento di crisi economica e sociale, è inaccettabile destinare somme così ingenti a un progetto militare che non farà altro che alimentare la corsa agli armamenti.

Un futuro incerto

Il GCAP non solo mette a rischio le finanze pubbliche, ma rappresenta anche una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Non fa che aumentare le tensioni e allontanarci dalla prospettiva di un futuro di cooperazione e dialogo.

Le alternative ci sono

I fondi destinati al GCAP potrebbero essere impiegati in modo molto più efficace per:

  • combattere la povertà e le disuguaglianze;
  • affrontare l’emergenza climatica;
  • investire nella scuola e nella ricerca;
  • sostenere la sanità pubblica e le bonifiche dei siti inquinati.

Un appello alla società civile

L’approvazione del GCAP è una sciagura. La società civile ha il dovere di mobilitarsi e di esercitare una forte pressione sui partiti affinché si riconsideri questa scelta scellerata.

Chiediamo ai rappresentanti politici di ascoltare la voce dei cittadini e di riconsiderare le scelte compiute. Il GCAP è un progetto sbagliato, che va fermato.

Non lasciamo che sia il nostro futuro sia quello delle future generazioni venga ipotecato da una politica influenzata dal complesso industriale-militare.

 

Gianni Alioti, Marinella Correggia, Adriana De Mitri, Franco Dinelli, Domenico Gallo, Fulvia Gravame, Carlo Gubitosa, Francesco Iannuzzelli, Alessandro Marescotti, Massimo Moretti, Elio Pagani, Domenico Palermo, Enrico Peyretti, monsignor Giovanni Ricchiuti, Alex Zanotelli

L’articolo originale può essere letto qui