50 governi di Paesi rappresentati presso le Nazioni unite e 2 organizzazioni sovranazionali (Lega araba e Organizzazione della conferenza islamica) hanno scritto al Segretario generale dell’Onu, al Consiglio di sicurezza e all’Assemblea generale per chiedere un embargo totale di armi verso Israele.

È il tentativo di salvare vite umane inermi a Gaza e in Libano e il giusto provvedimento verso una nazione che rispetta le risoluzioni dell’Onu. Ma è anche il segnale per spostare un peso sul piatto della bilancia del dialogo e della diplomazia e non più su quello dell’uso della forza, ovvero della carneficina che si realizza di giorno in giorno. Tra i firmatari vi sono sì i nemici storici di Israele e altri, come Russia e Cina, che sono potenze mondiali che non si sono mai schierate al suo fianco, ma c’è almeno la Norvegia a dire che l’Europa non si volta completamente dall’altra parte e tante nazioni asiatiche e africane.

Dell’Italia nemmeno l’ombra dal momento che lucriamo sulla morte risultando al terzo posto nella classifica dei Paesi fornitori d’armi a Israele. In ogni caso, in un mondo che sembra correre decisamente verso un riarmo completo e prepara un futuro di guerra, questa sembra l’unica notizia che accende una fiammella di speranza nel buio fitto delle paure dei superstiti di Gaza.