“Dobbiamo aiutare i nostri fratelli in carcere o costretti all’esilio; è una nostra responsabilità”: Japheth Omojuwa, blogger nigeriano, editorialista per i quotidiani Punch e Leadership, è uno dei protagonisti di Africtivistes, la lega di cyber-attivisti nata a Dakar per battersi a sostegno della democrazia a sud del Sahara.
“Il presupposto è che se agiamo singolarmente siamo condannati alla sconfitta – dice Omujuwa alla MISNA – mentre insieme possiamo far sentire la nostra voce e cambiare le cose”. Questa convinzione ha attraversato i dibattiti e gli incontri che si sono svolti a Dakar dal 26 al 28 novembre, culminati nell’atto di nascita di Africtivistes. Alla lega hanno aderito militanti di 35 paesi, uniti dall’impegno in favore della democrazia partecipativa, da promuovere con le tecnologie 2.0 nel nome della trasparenza, della lotta ai corrotti e del diritto all’informazione. Parole d’ordine che già da tempo stanno animando campagne per il monitoraggio delle elezioni e per la difesa dei diritti umani e che inevitabilmente richiamano l’attenzione dei regimi sub-sahariani, decisi a stroncare ogni solidarietà transnazionale. “Dalla Mauritania al Gabon all’Angola – accusa Omujuwa – i cittadini sono vittime di governi corrotti che non si fanno scrupoli a rinchiudere in carcere i dissidenti: dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti di partecipazione disponibili, a partire dai social media, il veicolo più economico e difficile da controllare, dunque più efficace”.
I militanti di Africtivistes si sono già messi alla prova. Nel 2012 nelle piazze senegalesi, contribuendo alla sconfitta del presidente Abdoulaye Wade, o nel 2014 in Burkina Faso, dove proteste popolari hanno costretto alla fuga Blaise Compaoré dopo 27 anni di potere incontrastato. Omujuwa ricorda la sua militanza nei collettivi di Dakar e Bamako e ora l’impegno al fianco di 15 blogger e attivisti angolani arrestati per aver letto in pubblico “From Dictatorship to Democracy”, saggio di Gene Sharp sulle rivoluzioni non violente. Il blogger sottolinea poi l’importanza di una mobilitazione che sta prendendo forza nel suo paese, la Nigeria. Lo scontro è su un disegno di legge sui social media promosso dal neo-presidente Muhammadu Buhari, ex dittatore militare già al potere negli anni ’80. “Con il pretesto di contrastare la diffusione di notizie false il governo vuole restringere la libertà di parola” dice Omujuwa: “Ma noi siamo pronti”.