Milano, ieri alle 18, ora di punta. Sono ancora loro. Donne e uomini che hanno manifestato più e più volte a Milano, non solo nelle frequenti manifestazioni milanesi contro i massacri in Palestina, ma contro tutte le guerre, per la pace e la giustizia, per il diritto ad un’informazione corretta.

Gli stessi che tante volte hanno riproposto nei mesi scorsi un flash mob che è poi stato copiato in altre città d’Italia: suonava una sirena, molti corpi cadevano a terra e sulla musica del Requiem di Mozart venivano coperti con lenzuola bianche. Ieri una dozzina di loro si sono ritrovati a un incrocio di uno dei principali corsi milanesi, corso Buenos Aires, e al verde attraversavano parandosi davanti alle macchine ferme con dei grandi cartelli: no alle armi, no ai tagli alla sanità, no all’ingiustizia, restiamo umani. Altri cartelloni invitavano motociclisti e automobilisti a suonare il clacson in appoggio alla protesta.

Così, per un’ora, ad ogni scatto del verde i cartelloni sono scorsi davanti alle auto ferme, per poi lasciare libera la strada alla ripartenza delle auto. L’obiettivo, nonostante il timore di possibili interruzioni da parte delle forze dell’ordine o di reazioni rabbiose da parte degli automobilisti, era quello di “far sentire” la voce di chi dissente da tutte le ingiustizie che si stanno moltiplicando, provocare, rompere un silenzio inquietante. La speranza quella di suscitare un diffuso consenso, che i passanti li appoggiassero, che il rumore fosse tanto.

Nulla di tutto ciò: pochi automobilisti e qualche motociclista suonavano il clacson, alcune persone approvavano, sorridevano, qualche passante si è persino indispettito, ma per il resto come se nulla fosse. L’indifferenza e il disinteresse prevalgono, ognuno nelle proprie faccende affaccendato, con le proprie cose da fare, non c’è posto per altro.

Allora i pochi che hanno apprezzato, i giovani sui motorini che hanno sostenuto suonando, quei pochi sorrisi di consenso ricevuti, quei rari pollici alzati, e in particolare una giovane ragazza in bicicletta che ha voluto restare in contatto per poter partecipare la prossima volta, vanno rispettati e conservati come preziose piantine. Relazioni che bisogna sostenere e curare con delicatezza, affinché crescano, nella speranza che resistano e possano mettere solide radici…

Le conclusioni dei partecipanti? “Replicheremo, si puo’ migliorare”.