E’ stato necessario un lungo lavoro di preparazione del dossier per la richiesta di rilascio del visto per il soggiorno e vivere tutte le incertezze legate per il suo deposito presso l’organismo preposto per fare arrivare qui in Italia i nostri amici Dogon, in vista di incontri culturali organizzati dalla nostra Associazione Culturale Sirio B sul tema della spiritualità, della cultura, dell’arte dei guaritori e della cosmogonia Dogon, oltre alla testimonianza della ormai decennale Guerra in Mali.

Abbiamo passato tre mesi nell’indeterminatezza derivante dal fatto che l’Italia, in seguito alla missione Takuba del 2020, ha deciso di aprire le proprie ambasciate in Guinea, Niger, Burkina Faso e, da ultimo, in Mali. 

Purtroppo queste ambasciate sono a disposizioni per esigenze commerciali e non espletano le funzioni relative alle richieste dei visti. E’ stato il caso fortunato di trovare la email e scrivere all’Ambasciatore d’Italia in Mali, Sua Eccellenza Stefano Dejak, che ha dato la svolta positiva. In precedenza avevamo mandato richieste di informazioni via email a istituzioni e organismi preposti senza mai ricevere alcuna risposta. Quella dell’Ambasciatore è stata pressoché immediata rendendosi disponibile a verificare la situazione.

I contatti con le loro famiglie in Mali ci hanno messo al corrente che martedì 5 novembre sulle strade che portano a Bandiagara – da tempo zona dove imperversano i gruppi terroristi di varia matrice – sono stati aggrediti 3 villaggi. Sulla strada da Sevaré a Bandiagara nel villaggio di Coricori, gruppi wahabiti hanno ordinato agli abitanti di lasciare le case ed andarsene con minaccia di verifica ed applicazione dell’ordine, oltre alle successive conseguenze in caso di disobbedienza. A Tegumé due persone sono state uccise ed il villaggio incendiato. Sulla via di collegamento con Nomborì incendiato il villaggio di Dourou, uccise due persone e gli abitanti sfollati.

La gente che transita oltre la città di Sevarè – ormai solo in bus perché viaggiare in moto è morte certa – resta in un silenzio di terrore e prega. È solo alle soglie di Bandiagara, zona sorvegliata dall’esercito del Mali, che ritornano a vivere. 

Questo è il quotidiano dell’etnia Dogon, protetta dall’Unesco come patrimonio immateriale e materiale dell’umanità, la superficie inserita nell’elenco Unesco copre un ampio territorio delle falesie di Bandiagara (circa 4.000Kmq). Si tratta di protezione solo sulla carta poiché l’Unesco avrebbe dovuto segnalare da ben 10 anni che questo è “un patrimonio in pericolo”, da questo tempo infatti sono applicate in questa zona “tecniche di distruzione delle culture primarie”. Ad oggi l’Unesco non ha nemmeno segnalato questa situazione. Forse sarà perché ha la sede a Parigi e qui siamo in zona di colonizzazione francese purtroppo ancora, in forme subdole, attiva?

 

Rosangela Zanni e Inogo Dolo