Il Circolo Tavo Burat, di recente federato a Pro Natura, invita tutti i cittadini interessati sabato 16 novembre alle ore 17:30 presso la Sala delle Colonne del Centro Territoriale di Volontariato, in via Ravetti 6 a Biella, per la proiezione del film documentario “Tutto è connesso” di Andrea Galafassi sulla figura di Leonard Peltier.
“Peltier, incarcerato da mezzo secolo negli USA, è la vittima di una dubbia vicenda giudiziaria, intrisa di razzismo e discriminazione che ricorda da vicino il dramma vissuto da Nelson Mandela” spiega Daniele Gamba, già presidente di Legambiente Biella e promotore negli anni ‘90, con lo stesso Gustavo Buratti, di questa associazione di tutela ambientale: “il Tavo sarebbe stato certamente al nostro fianco. La causa dei nativi americani gli era particolarmente cara non solo perché minoranza oppressa; i nativi americani hanno sempre avuto un particolare rispetto del territorio e dell’ambiente”.
La figura e l’esempio di Gustavo Buratti Zanchi – detto Tavo Burat – insegnante, politico, poeta, difensore delle lingue, delle minoranze etniche religiose e culturali rimane il perno su cui si basa il rinnovato circolo ambientalista biellese.
Da pochi giorni l’assemblea dei soci ha deciso e formalizzato la nuova affiliazione a Pro Natura, in seguito all’esclusione dalla rete di Legambiente, e ha votato il nuovo consiglio direttivo.
Ne fanno parte: Andrea Basini, Simone Bocca, Daniele Gamba, Ettore Macchieraldo e Cecilia Miotto. Tutti nomi che vengono confermati, essendo già in carica nell’ultimo direttivo del circolo di Legambiente. Cambiano però le cariche che, come è sana prassi delle associazioni democratiche, vengono ruotate. Il nuovo presidente è Ettore Macchieraldo, attivo nell’associazionismo e nell’ambientalismo biellese da tempo; nel ruolo di vice presidente, invece, Cecilia Miotto con delega alle attività progettuali ed educative; Daniele Gamba, anche lui confermato nel nuovo direttivo, sarà il tesoriere con delega per la presentazione di osservazioni, memorie, istanze nelle procedure ambientali ed urbanistiche. Anche i membri del direttivo sprovvisti di incarichi formali hanno delle deleghe: Simone Bocca ai monitoraggi faunistici e alle aree protette e Andrea Basini alla comunicazione.
“L’ambientalismo, come ci ha mostrato Gustavo Buratti, non è separato dalla ricerca della giustizia e dell’equità” dichiara Ettore Macchieraldo “per questo inauguriamo questo nuovo corso del circolo Tavo Burat con un’iniziativa dedicata a un esponente di una minoranza discriminata, un indiano americano, rinchiuso ingiustamente nelle carceri USA e a cui vorremmo che il Presidente Biden, prima di lasciare la carica di Presidente gli conceda la grazia”.
La storia di Leonard Peltier
Nato nel 1944 in Dakota negli USA e con ascendenti dai Lakota e dai Chippewa, quindi dai nativi nordamericani. La sua vicenda è emblematica di una certa giustizia americana e anche dei connotati razzisti che spesso l’hanno rivestita. Peltier è in carcere da quasi 50 anni accusato di avere ucciso un agente nel 1975. Leonard era un attivista dell’American Indian Movement (AIM) .
La storia inizia a Pine Ridge il 26 giugno 1975. Quel giorno irrompono nella comunità indigena due agenti FBI su un’auto senza targa per cercare un indiano che aveva rubato un paio di stivali. E lo fanno in modo violento iniziando a sparare. Al loro seguito arrivano centinaia di poliziotti e ne nasce un conflitto a fuoco nel quale rimangono uccisi i due agenti, probabilmente vittime della loro stessa provocazione e un nativo.
Naturalmente sulla uccisione del nativo nessuno indaga: ben 64 residenti di Pine Ridge erano stati uccisi del resto nei due anni precedenti in occasione di dimostrazioni per i loro diritti e contro i soprusi della polizia e il razzismo. Per i due agenti qualcuno doveva pagare e Leonard Peltier fu il perfetto capro espiatorio. Il processo nel 1976 fu una farsa.
La giuria era composta solo da bianchi e il processo si era tenuto in una città razzista come Fargo e con un giudice pure razzista. Nonostante le perizia balistiche che escludevano che potesse essere stato Peltier a sparare e nonostante diversi testimoni avessero ritrattato le testimonianze dichiarando di averle fatte sotto minaccia dell’FBI, Leonard fu condannato a due ergastoli.
Negli anni una moltitudine di associazioni e singoli cittadini si sono mobilitati per la liberazione di Peltier che il 12 settembre scorso ha compiuto 80 anni in carcere. Tra di loro Mandela, Fidel Castro, il Dalai Lama, Bruce Springsteen, Robert De Niro. In Italia padre Alex Zanotelli, Moni Ovadia , David Sassoli.
La speranza è che il presidente Biden conceda la grazia e più saranno le lettere inviate al presidente USA più pressione si farà.
E’ possibile trovare le informazioni utili al seguente link.