In occasione del 4 Novembre, dichiarato “Giornata dell’Unità nazionale e delle forze armate”, il Movimento Internazionale della Riconciliazione (la più antica organizzazione italiana per la pace) ribadisce il suo dissenso per una ‘festa’ di cui da sempre non condivide finalità né modalità di manifestazione.
Secondo il Ministero della difesa, questa data: “celebra…in ricordo della fine della prima guerra mondiale […] commemorando l’Armistizio di Villa Giusti […] che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale”.
Per il M.I.R., invece, l’aver sancito con legge questa controversa ricorrenza è espressione d’una retorica nazionalista e militarista, che giunge a identificare il nostro Stato con le sue forze armate. Nel suo spot istituzionale, DIFESA, SIAMO L’ITALIA, già dal titolo si allude alla pretesa coincidenza tra la Repubblica italiana ed il suo apparato militare, insistendo sul concetto che le armi non solo difendono “la nostra libertà, il nostro futuro, la nostra storia” ma anche “proteggono il nostro Paese e i nostri valori”.
«Evidentemente il ripudio della guerra, la coesistenza pacifica, l’inclusione sociale, la tutela dei più deboli e l’opposizione ad ogni forma di violenza non rientrano nei ‘valori’ di cui le FF. AA. sarebbero garanti – dichiara Ermete Ferraro, Presidente del M.I.R. – Quel “paese unito, forte, che guarda al domani, senza paura”, inoltre, mal coincide con un’Italia sempre più divisa, fragile e che guarda con preoccupazione al domani dei suoi giovani. Ancora una volta, da nonviolenti, affermiamo che il 4 novembre non c’è nulla da festeggiare e che l’esaltazione di quella ‘inutile strage’ non ci troverà mai d’accordo. Inoltre, portare nel 2025 la spesa militare a 32 miliardi (di cui 13 per nuove armi) non ci renderà per nulla più sicuri, così come la subdola intrusione delle forze armate nel nostro sistema educativo non accrescerà la consapevolezza dei valori democratici del nostro Paese. Ricordiamo dunque il Grande Dolore provocato dalla prima guerra mondiale ma ribadiamo la nostra ‘milaniana’ obiezione alla guerra ed a chi la rende possibile e, purtroppo, tragicamente attuale».