Il Disturbo Primario del Linguaggio (DPL) è il disturbo del neurosviluppo più frequente in età prescolare e consiste nella difficoltà ad acquisire la lingua cui il bambino è esposto. Può presentarsi con diversi gradi di gravità: a volte riguarda solo la capacità di esprimersi in modo corretto, ma nei casi più gravi e più difficili da trattare coinvolge anche la comprensione linguistica. Il 7,6% della popolazione in età prescolare e il 4% in età scolare presenta un Disturbo Primario del Linguaggio (570mila bambini secondo la Federazione Logopedisti Italiani), che – si stima – sia legato a un rischio 12 volte maggiore di sviluppare un Disturbo dell’apprendimento. Questo significa che i ragazzi e le ragazze con DPL hanno più probabilità di avere difficoltà emotive e disagio mentale e sono più esposti a fallimento scolastico e lavorativo.
Negli ultimi decenni la ricerca scientifica si è dedicata molto allo studio di tali disturbi, permettendo un rilevante avanzamento delle conoscenze. Come scrive sul proprio sito internet la Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP[1], sono cinque le cose da sapere sul DPL: “1. Il DPL è una disabilità nascosta. Chi è affetto dal DPL commette errori quando parla, usa frasi poco elaborate e può anche fare fatica a intrattenere una conversazione. Questi problemi non sempre sono evidenti a chi non è uno specialista; 2. Il DPL si manifesta nella prima infanzia, ma persiste fino all’età adulta; 3. Il DPL colpisce persone in tutto il mondo, a prescindere dalla lingua parlata; 4. Il DPL è una condizione comune. Il 7,6% della popolazione presenta il DPL; 5. Il DPL è una condizione seria. Può avere delle ripercussioni sul benessere socio-emotivo e sulla riuscita scolastica e professionale”: https://www.tsrm-pstrp.org/index.php/giornata-dpl-2023/#.
La Federazione Logopedisti italiani ha lanciato di recente un appello su come riconoscere il DPL in 10 mosse: https://fli.it/2023/09/21/20-ottobre-giornata-per-la-consapevolezza-sul-disturbo-primario-del-linguaggio/.
In Italia, i disturbi del linguaggio coinvolgono un considerevole numero di persone anche in età adulta, con 150mila individui affetti da afasia e 20mila nuovi casi registrati ogni anno, come riportato dalla AITA Federazione – Associazioni italiana disfasici. Parallelamente, i disturbi della voce coinvolgono un ampio spettro, interessando ben 800mila persone, come evidenziato dalla Società Italiana Foniatria e Logopedia. Questi dati mettono in luce l’importanza di affrontare e sostenere coloro che si confrontano con tali sfide linguistiche e vocali, garantendo l’accesso a interventi logopedici e adeguate risorse.
Spesso chi ha queste difficoltà non riesce a essere se stesso a causa di problemi nella comunicazione e non di rado deve fare i conti anche con quotidiane discriminazioni, se non con vere e proprie azioni di bullismo. Per cercare di contrastare tale fenomeno, l’Associazione Vivavoce ha dato vita all’Osservatorio “Voice Shaming” con lo scopo di portare alla luce il fenomeno del voice shaming, ovvero tutte le dinamiche che quotidianamente causano discriminazione e bullismo nei confronti di chi non parla secondo standard precostituiti. La ricerca evidenzia che in diversi contesti sociali le persone che soffrono di balbuzie, disturbi della voce o disturbi del linguaggio subiscono più frequentemente la discriminazione o l’esclusione sociale.
Tuttavia non c’è ancora una consapevolezza piena da parte della collettività di come questo fenomeno influisca in maniera determinate sulla vita delle persone. “I bambini con disturbi del linguaggio, ad esempio, sono esposti a un rischio triplo di bullismo rispetto ai loro coetanei. In particolare, la balbuzie è associata a un alto livello di voice shaming e quindi di bullismo e discriminazioni in varie forme, si legge nel Report. A livello internazionale, infatti, oltre il 40% delle persone balbuzienti dichiara di essere stata vittima di discriminazione o bullismo durante l’infanzia. Vale anche per l’Italia, dove il voice shaming è presente in modo pervasivo, soprattutto nelle scuole di secondo grado. Le cause del voice shaming legate alla balbuzie, sono spesso radicate in una scarsa comprensione della balbuzie e in pregiudizi culturali.
Qui la ricerca dell’Osservatorio: https://associazionevivavoce.it/wp-content/uploads/2023/10/Voice-Shaming-report-ESEC_2_compressed.pdf.
L’Associazione CLASTA (https://www.clasta.org), che riunisce coloro che si occupano dello Sviluppo della Comunicazione e del Linguaggio in popolazioni con sviluppo tipico e atipico, sia nell’ambito della ricerca che in quello clinico e applicativo ha presentato di recente, il 20 ottobre scorso, in occasione della Giornata internazionale per la consapevolezza sul disturbo primario del linguaggio, un nuovo opuscolo divulgativo, nato dalla collaborazione tra la Federazione Logopedisti Italiani e CLASTA, con logopedisti e psicologi al lavoro per un obiettivo comune: sensibilizzare e informare su questo disturbo ancora poco conosciuto. L’obiettivo dell’opuscolo è aiutare chi ne è soggetto e favorire una maggiore comprensione del Disturbo Primario di Linguaggio. Un piccolo strumento per fare una grande differenza!
Qui la versione digitale dell’opuscolo “Disturbo primario del linguaggio”: https://www.clasta.org/wp-content/uploads/2024/10/Opuscolo_18ott202_DPL.pdf.
Qui la versione stampabile dell’opuscolo “Disturbo primario del linguaggio”: https://www.clasta.org/wp-content/uploads/2024/10/18_ottobre_STAMPABILE_Opuscolo_DPL.pdf
[1] Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione).