No al DL 1660! No alla criminalizzazione delle lotte sociali!
Questi i contenuti del corteo che ha attraversato le vie del centro storico di Palermo il 25 ottobre partendo da piazza S.Antonino (stazione centrale). Diverse le componenti politiche che hanno dato vita ad una manifestazione colorata nelle forme e combattiva nelle parole d’ordine che esprimeva.

Oltre 500 i partecipanti perlopiù giovani che, manifestando, hanno dato continuità ad una serie di iniziative che si sono svolte e continuano a svolgersi in tutta Italia.

Dal centro sociale Ex Carcere ad USB, dallo Slai Cobas per il sindacato di classe a Potere al Popolo, dall’Officina del Popolo ai tanti militanti Cobas, dai collettivi studenteschi a molti “cani sciolti”, in tanti hanno sentito la necessità di dare risposta a chi oggi cerca di eliminare ogni possibile risposta ai licenziamenti, al continuo aumento del costo della vita, allo smantellamento della sanità pubblica, del diritto allo studio, alla casa minacciando carcere e sanzioni.

Forte si è anche sollevata la voce che chiedeva l’immediata liberazione di Luigi Spera, militante palermitano in carcere da mesi con accuse inconsistenti per aver manifestato contro la Leonardo, un’industria a partecipazione statale che produce armi vendute anche ad Israele.

Colpisce tra l’altro, l’accanimento con cui i nuovi censori di regime si scagliano contro chi si oppone alle grandi opere, come i movimenti no tav e no ponte, e contro chi, come i giovani ecologisti, blocca il traffico o imbratta i monumenti, peraltro con vernice lavabile, ipotizzando pene di anni di reclusione.

La manifestazione del 25 a Palermo, come quelle svolte in tutta Italia il 18, e le iniziative che seguiranno, come l’assemblea cittadina che si terrà al centro sociale Ex Carcere di Palermo il 31/10 alle 18, testimoniano la volontà di un numero sempre maggiore di persone di rispondere con la lotta e la partecipazione ad un governo che tenta di erodere diritti e sancire con la modifica della Costituzione un cambio di regime ovviamente in senso autoritario.

Insomma a chi nega la libertà di manifestare si può e si deve rispondere manifestando e allargando la partecipazione alle lotte sociali.