Riportiamo il testo del volantino distribuito da Jewish Bloc for Palestine durante la manifestazione svoltasi a Roma sabato 12 ottobre

Nella giornata solenne di Yom Kippur si osserva un digiuno completo. È un giorno di preghiera e riflessione e ci si concentra sull’espiazione dei peccati e la riconciliazione. Quest’anno il tema è elaborare il lutto, le orrende immagini di distruzione e genocidio che ci attanagliano da un anno a questa parte, ma che vanno avanti da 76 anni.

In questo giorno vogliamo mandare un messaggio di solidarietà al popolo palestinese e ribadire la necessità della fine del genocidio a Gaza e dei crimini di guerra di Israele.

Cosa vuol dire digiunare mentre avviene un genocidio, con un popolo che viene fatto morire di fame e costretto a spostarsi da una parte e l’altra per poi venire bombardato?

Cosa vuol dire promettere di comportarsi bene in questi tempi di crimini impuniti, enormi atrocità e incredibili sofferenze?

Per noi vuol dire continuare a portare solidarietà, resistenza e a far sentire la propria voce.

Vuol dire affermare che non avviene in nostro nome e che faremo di tutto affinché non vengano esportate armi e non vengano appoggiati questi crimini dal governo italiano e perché venga riconosciuto la Stato di Palestina.

Siamo in piazza in quanto ebreə perché vogliamo dimostrare la nostra solidarietà al popolo palestinese (e a tutte le vittime libanesi, yemenite, israeliane, etc) e perché siamo stanchə che l’antisemitismo, che è tristemente reale, venga strumentalizzato per mettere divieti e per mettere a tacere ogni tipo di dissenso alle politiche genocidarie di Israele.

L’Italia è parte di tutto ciò: limitando una libertà fondamentale quale quella di manifestare, inviando armi, munizioni e finanziamenti ad Israele e non riconoscendo lo Stato di Palestina, nonché inserendosi in un contesto di politiche islamofobe, coloniali e razziste di cui Israele è l’avamposto e che trovano ampio spazio anche qui, dalla violenza alle frontiere allo sfruttamento nei campi.

Non voltiamo lo sguardo dall’altra parte e abbiamo gli occhi ben aperti su quali siano le reali intenzioni di Israele nell’affrontare i problemi di presunta sicurezza.

Non siamo qui per rilasciare interviste ma per dimostrare che non c’è nessun  pericolo per lə ebreə ad attraversare le lotte di liberazione.

Non siamo solə ad affrontare discussioni in famiglia e nelle nostre comunità e auspichiamo che moltə si sentano di manifestare al nostro fianco.

Crediamo fermamente che nessunə sarà liberə se non lo saremo tuttə.