Si è svolto questa mattina, 10 ottobre, al Poliambulatorio Cras di Ancona – conosciuto anche come sede dell’ex manicomio anconetano – e sede del CUP, un presidio organizzato dalla campagna di mobilitazione contro il G7: Not on my body. Insieme a loro le rappresentati della delegazione Marche dell’Abaco, associazione di base consumatori, la Rete NoG7, il sindacato di base Usb e alcuni rappresentanti della rete europea Union syndicale Solidaires; anch’essi attivi nella difesa della sanità pubblica. 

Insieme ad un volantinaggio atto a dare informazioni utili per richiedere e ottenere prestazioni mediche in tempi giusti a tutti quei cittadini che stamani si sono recati al Cras, le varie sigle si sono alternate anche per spiegare le ragioni del presidio. Infatti, accanto alla richiesta di politiche atte a favorire il buon funzionamento della sanità pubblica, tra le altre: maggiori finanziamenti al pubblico anche nell’ottica di sfavorire logiche privatistiche e di mercato, maggiore accessibilità ai presidi medici e agli ospedali pubblici per poter usufruire di prestazioni mediche di pubblico servizio si è parlato anche delle condizioni economiche e contrattuali che vedono gli operatori del settore sempre più malpagati con una progressiva contrazione delle condizioni contrattuali.

L’infermiera e rappresentante sindacale che si è fatta portavoce di tali istanze e denunce ha inoltre invocato – quale conditio sine qua non – un’azione congiunta e solidale non solo da parte di tutti coloro che a vari livelli operano nella sanità ma anche dei cittadini. Una presa di responsabilità fondamentale che sta alla base della gestione e presa in carico del processo politico che mira alla rivendicazione dei nostri diritti, e in particolare quello alla salute. Abbiamo permesso di cannibalizzare lentamente la sanità pubblica – incalza l’operatrice sanitaria – anche grazie ad una campagna mediatica contro i dipendenti pubblici del settore che ha permesso di spezzare questa alleanza con i cittadini. Non solo questo scollamento, dunque, che rende vano ogni tentativo di cambiamento dall’interno da parte dei lavoratori, ma anche un impoverimento della sanità pubblica che, congiuntamente, hanno permesso questo crollo.  Se si vuole togliere un servizio al cittadino – prosegue con voce calma ma ferma – dobbiamo fare in modo che questo servizio non funzioni, cosicché sarà il cittadino stesso a rivolgersi automaticamente al privato. E quando il servizio esce dalla sanità pubblica – basti pensare alle prestazioni odontoiatriche – ecco che quel servizio diventa un lusso. L’attacco alla sanità pubblica è un attacco diretto e ne dobbiamo prendere consapevolezza.

Lo si vede anche dalle tipologie contrattuali che ruotano all’interno della stessa struttura: ne esistono ben 18. Non un unico contratto, dunque, per la stessa tipologia di lavoratore ma diversificati contratti e dunque anche diverse retribuzioni per la stessa prestazione lavorativa. Tutte logiche di mercato che facilitano i privati, a scapito sia del servizio pubblico che delle condizioni lavorative di chi continua ad essere sfruttato nel luogo di lavoro: sia esso Oss, infermiere o medico. Dopo la denuncia quindi si rende fondamentale iniziare la fase di lotta. Come si difende la sanità pubblica? Ad esempio, attraverso il sindacato che può incidere sulle dinamiche economiche: non solo convegni, ma azioni politiche concrete. Indire e partecipare agli scioperi, uniti: tutte le sigle sindacali devono agire di concerto. Azioni che non riguardino però solo la sanità pubblica ma anche quella privata. 

Gli interventi sono stati seguiti da un piccolo corteo che ha portato i manifestanti di fronte all’ingresso dell’area per ricordare nuovamente l’importanza di unità, solidarietà, consapevolezza e impegno in questo percorso politico – necessariamente intersezionale – per riprenderci il diritto alla sanità pubblica.

 

Maria Laura Belloni