Il Coordinamento operaio – che da anni ha in corso una vertenza economico sociale contro la GKN e l’attuale modello di sviluppo per un sistema di produzione integrato e sostenibile – ha diramato un suo comunicato che di seguito pubblichiamo,  con il quale ha inteso prendere posizione sulla manifestazione pro-Palestina di sabato scorso[accì] 

1. Ieri è stato imposto un divieto a manifestare fuori da ogni diritto democratico. Ne sono stati il corollario: fermi, fogli di via, filtri, schedature. È aperta la discussione su quanto sia ormai avanti in Italia una deriva autoritaria. Ma questa discussione va fatta nella sua complessità, evitando semplificazioni che fanno l’avversario più forte di quello che è.

2. Il divieto a manifestare di fatto non ha funzionato. Non sono così forti come credono.

3. Il diritto alla lotta, alla manifestazione, alle forme della lotta, non si mette ai voti. Non è un fatto di “maggioranza”. Perché per definizione è un diritto che appartiene prima di tutto a chi è all’ opposizione nella società.

4. Israele è uno stato occupante. Lo è da decenni e lo è perfino per il più blando diritto internazionale. Qualsiasi atto compie, lo fa come invasione ed espansione di una occupazione.

5 . In Palestina è in atto un genocidio. Non esiste nessun obiettivo militare se non l’ annientamento stesso di un popolo.

6. E questo genocidio non è isolato dal resto della scena internazionale. È il banco di prova e di sdoganamento di un livello superiore di barbarie, repressione, in un mondo che corre verso l’escalation bellica.

7. Per questo c’è una pressione enorme contro chi denuncia simile genocidio. E per questo, questa pressione, fatta di omologazione, intimidazione, conformismo – oltre a contribuire a perpetrare il genocidio stesso – porta con sè la nostra stessa oppressione.

8. La repressione che oggi si scaglia contro delle minoranze serve a intimorire la maggioranza della società, anche se questa maggioranza oggi non ne è magari direttamente toccata. Non farsi isolare, non farsi staccare “dalla massa” è uno dei compiti più importanti delle attiviste e degli attivisti, se non vogliono lasciarsi incastrare esattamente nel gioco della repressione. Il tema della convergenza diventa ogni giorno più vitale, la frantumazione diventa ogni giorno di più un lusso che non possiamo permetterci.

9. Il maggior alleato di qualsiasi misura antidemocratica è una società “ademocratica”, dove la “massa” affonda nel precariato e nella povertà. Per questo la sfida non è solo di piazza. È nei luoghi di lavoro, di studio, nei quartieri. Lì è la chiave della continuazione del processo.

10. La loro principale forza è nell’assenza di un’ alternativa. Anche per questo, ci ostiniamo ad andare avanti con l’idea di una fabbrica socialmente integrata. Perché il capitale tiene più di ogni altra cosa alla propria prerogativa sociale di decidere vita e morte di una fabbrica, come del resto della società.

Perché esiste una dialettica tra repressione e altro mondo possibile. Le due cose, come ci insegnò Genova, si fronteggiano. Una a un certo punto deve prevalere sull’altra.

comunicato Coordinamento GKN Firenze