Oggi il presidente della regione Abruzzo Marco Marsilio è a Bruxelles per chiedere che venga rivisto il regolamento europeo che stabilisce il divieto di vendere, a partire dal 2035, auto con motori a combustibili fossili: benzina, diesel, metano e GPL. Il divieto riguarda le auto nuove ma non quelle già in circolazione. Chi acquista un’auto nuova oggi potrà continuare a guidarla fino alla fine del suo ciclo di vita. La misura adottata dall’Unione Europea è stata concepita per far sì che l’Europa diventi il primo continente con impatto climatico zero. L’obiettivo è che entro il 2050 tutte le auto siano neutrali per quanto riguarda le emissioni di CO2, che sono la causa principale del cambiamento climatico.

Marsilio porta la sua richiesta nell’ambito della conferenza annuale delle regioni europee, ma è del tutto evidente che egli è il latore della posizione del governo Meloni, alla quale del resto deve la sua carriera politica. Il governo di centro destra ha da tempo dichiarato guerra alle auto elettriche e allo stesso Green deal europeo, bollato come una “scelta ideologica”. La Presidente del Consiglio ritiene che quella dell’auto elettrica sia una “decisione autodistruttiva” e secondo il ministro delle imprese Adolfo Urso la transizione ecologica è un “sostanziale fallimento”. 

Una posizione di retroguardia alla quale dà man forte, però, l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, il quale proprio alcuni giorni fa è tornato a scagliarsi contro l’auto elettrica. La decisione europea di abbandonare i motori endotermici è stata definita da Descalzi frutto di “ideologie ridicole”, aggiungendo inoltre che “la stupidità uccide e ci sta uccidendo”. Visto che dichiarazioni così dure vengono dal rappresentante di una società che è l’ottavo gruppo petrolifero mondiale e il principale venditore di benzina in Italia, qualche dubbio che non siano dichiarazioni del tutto disinteressate viene. 

Del resto è notorio che in Italia la politica energetica non la fa il governo ma la fanno l’Eni e la Snam. Il governo si limita a controfirmare le scelte che vengono concepite da queste due grandi multinazionali del settore fossile. Un esempio eloquente è il fumoso e antistorico “Piano Mattei” (non a caso intitolato al fondatore dell’Eni) tutto incentrato sullo sviluppo dei combustibili fossili, quando ormai è evidente a tutti che bisogna andare rapidamente verso l’abbandono di tali fonti energetiche e passare alle fonti rinnovabili e pulite se vogliamo salvare il nostro pianeta dal disastro climatico.

Prima di partire per Bruxelles Marsilio ha detto che la transizione verso l’auto green “viene imposta non dialogando con gli amministratori che hanno maggiore contezza dei loro territori”. Una dichiarazione, questa, che gronda di ipocrisia perché Marsilio occasioni per difendere i diritti dell’Abruzzo ne ha avuto tante ma si è sempre allineato supinamente alle decisioni imposte dal governo nazionale. Egli ha aperto le porte alla Snam, stendendo ai suoi piedi un tappeto rosso e consentendo alla multinazionale del gas di devastare il territorio abruzzese per oltre cento chilometri attraverso l’inutile e costosissima Linea Adriatica comprendente un grande metanodotto fino a Minerbio e la centrale di compressione di Sulmona. 

Marsilio ha anche detto, a proposito dell’automotive, che “non siamo ancora pronti per la rivoluzione verde perché i costi sono superiori ai benefici”. A questa presa di posizione – questa sì forse potrebbe essere tacciata di “pregiudizio ideologico” – ha giustamente replicato uno che sicuramente è più addentro al problema, il segretario regionale della Fiom Cgil Alfredo Fegatelli: ”Come è possibile andare in Europa a chiedere una proroga alla scadenza del 2035 per continuare a produrre motori endotermici, quando in Abruzzo l’unico produttore del settore automotive, Stellantis,  ha già avviato lo smantellamento delle linee dei motori endotermici per passare alla tecnologia elettrica?”.

In definitiva, a Marsilio ben potrebbe adattarsi il titolo della commedia di Goldoni: servitore di due padroni, Eni e Snam.