Sabato 28 settembre il Comitato Insostenibili Olimpiadi – C.I.O. è sceso nuovamente in strada nei quartieri sud-est di Milano con una biciclettata critica in opposizione alle Olimpiadi invernali 2026: tra le 70 e le 100 persone, attivist* delle collettività della rete ma anche singoli cittadini, si sono ritrovate in piazzale Lodi e hanno attraversato alcuni “luoghi-simbolo” del saccheggio olimpico in corso nei quartieri popolari a sud di Porta Romana, fino a raggiungere lo studentato del Politecnico in piazza Ferrara. Qui si è tenuta l’assemblea conclusiva della Fake Week, organizzata dalla Rete metropolitana dei comitati territoriali di Milano, il Movimento per il trasporto pubblico e, appunto, il CIO.
La critical mass, infatti, si inseriva in una tre giorni di iniziative per “fare il verso” alla Green Week sponsorizzata dal Comune: una delle tante “week” della città-evento, in cui associazionismo e istituzioni si incontrano per narrare la sostenibilità ecologica del modello Milano, più inventata e propagandata che reale. Per questo, gli organizzatori hanno suddiviso le giornate di mobilitazioni su tre temi prevalenti, individuati come “critici” nell’attuale stato di (non)salute della città: consumo di suolo, trasporto pubblico locale e Giochi invernali Milano-Cortina 2026.
Il grande evento, come è stato raccontato durante i diversi interventi fatti lungo il percorso, è un po’ la summa di tutti questi temi – cui si aggiunge quello del diritto alla casa: dietro la “promessa” degli effetti benefici delle Olimpiadi – smentiti, dati alla mano, dal bilancio della serie storica di tutti i Giochi degli ultimi 40 anni –, si registra infatti la costruzione di ulteriori 5 milioni di mq di edifici in città, su un territorio già saturo; mentre nel dossier olimpico sono stati inseriti miliardi di ulteriori opere infrastrutturali autostradali tra la Valtellina e la Val di Fiemme, slegate dall’evento; passando per nuovi impianti di risalita nelle terre alte consumate da un turismo invernale ormai archiviato dal cambiamento climatico, e la devastante pista da bob di Cortina che ha portato alla distruzione di un lariceto secolare.
Tornando a Milano, proprio tra l’ex scalo di Porta Romana e Corvetto si incrociano infrastrutture olimpiche e trasformazioni urbanistiche accelerate dall’evento – tutte tappe toccate dalla critical mass: nello scalo abbandonato sta sorgendo il Villaggio Olimpico, che il Fondo Porta Romana (Coima-Covivio-Prada) promette di convertire nell’ennesimo studentato privato a prezzi insostenibili; un altro studentato privato, Aparto, sta sorgendo nel fu Consorzio agrario; mentre il nuovo tech district di Symbiosis tira la volata alla cancellazione del diritto alla casa nel quartiere popolare: è il caso delle case ex Enpam di via Sulmona, vendute a un fondo immobiliare USA, e delle case popolari di via Barzoni, che il Comune vorrebbe abbattere per ricostruire (sul modello di Giambellino), trasferendo “temporaneamente” gli abitanti e annunciando che almeno un terzo dei nuovi appartamenti sarà a prezzo di mercato e non più tutelato. Infine, in via Mincio è presente uno dei tanti impianti sportivi di base chiusi dal Comune, in un processo di privatizzazione dell’accesso allo sport di base, proprio nella città che si prepara ad accogliere l’evento sportivo per eccellenza.
Al termine della critical mass, il CIO ha lanciato il suo appuntamento di fine ottobre (25-26-27): le Utopiadi – tre giorni di sport popolare, incontri e mobilitazione per rivendicare il diritto alla città e allo sport (stay tuned).
Testo e foto di Elio, Comitato Insostenibili Olimpiadi