La fotografia annuale del dono in Italia scattata dalla 7^ edizione del rapporto annuale “Noi doniamo”, curato dall’Istituto Italiano della Donazione in occasione del Giorno del Dono – #DonoDay2024 (https://giornodeldono.org/), la più grande festa nazionale del dono e della donazione che in Italia per legge si celebra il 4 ottobre di ogni anno,  evidenzia quanto il desiderio di donare degli italiani sia tenace se incoraggiato e sostenuto.

Per quanto riguarda le donazioni economiche, la “ripresina” delle donazioni prosegue in leggera salita. L’Istat registra una diminuzione dal 12,8% dell’anno precedente all’11% del 2023 del numero di cittadini che affermano di aver donato denaro almeno una volta a un’associazione. Contestualmente per BVA Doxa assistiamo a un aumento del 5% delle donazioni informali (donazioni che non transitano attraverso gli enti non profit), nonché di una diminuzione del 4% dei non donatori, ad associazioni e non, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023. Infine, rispetto al monte donazioni (totale degli importi donati), l’Italy Giving Report dichiara che nel 2021 c’è una lieve crescita dello 0,04 %, dato che indica un timido ma costante aumento dal 2019. Il quadro complesso richiede un’analisi di più lungo periodo negli anni a venire, con l’obiettivo di tracciare una fotografia più nitida del panorama post covid nel terzo settore.

Ma qual è il profilo del donatore? Il picco massimo si ha tra le persone di 45-74 anni (il 13% – 15% circa della popolazione), il minimo tra i giovani: meno del 5% tra i 14-24enni sono donatori. Geograficamente si conferma il divario tra Nord e Sud del Paese: nello specifico la quota di popolazione che vive nel Nord-est e che dichiara di aver contribuito al finanziamento di associazioni è più del doppio rispetto al Mezzogiorno: 14,3% contro 6,6%. Resta forte il legame tra istruzione e propensione alla donazione: il 22,8% dei laureati dichiara di dare contributi in denaro alle associazioni, un valore quattro volte più alto rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,3%). Tra le cause più sostenute, Doxa BVA evidenzia al primo posto Ricerca medico-scientifica (38%), al secondo posto Aiuti umanitari/emergenza, inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna (35%), al terzo Povertà in Italia (19%). Se andiamo a osservare anche il mondo delle donazioni informali (quelle che non transitano dalle organizzazioni non profit) vediamo che nel 2023 cresce la quota di coloro che nei dodici mesi precedenti hanno effettuato almeno una donazione informale, passando dal 50% al 55%. L’ambito che registra una crescita maggiore è l’elemosina alle persone bisognose (+4 punti percentuali) che arriva così al 19%. Le collette per le emergenze seguono subito dopo con il 18%, valore stabile rispetto all’anno precedente (17%). In base ai dati da BVA Doxa, inoltre, c’è un aumento non trascurabile fra i donatori (sia informali che non) di giovane età, che resta comunque ben al di sotto della media: nella fascia 15-24enni l’aumento è del 3% a favore del non profit e del 2% dei donatori informali.

Per quanto riguarda il volontariato, vi è un evidente calo, ma aumenta la quota dei giovanissimi. Istat certifica con l’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” che nel 2023 la ripresa dell’attività volontaria ha subito una diminuzione passando dall’8,3% del 2022 al 7,8% della popolazione. Se andiamo a guardare anche il dato Istat relativo al Censimento del 2021, i volontari in numeri assoluti, contano un calo di 911.845 italiani.  I volontari maschi sono 2,69 milioni contro 1,92 femmine, ad eccezione della Lombardia che risulta prima in valore assoluto anche per presenze femminili. Ricordiamo infatti che nel censimento 2021 il numero dei volontari è di 4.616.914, quelli rilevati nel 2015 erano 5.528.759. La differenza fra i due valori è di 911.845 volontari e il calo fra 2015 e 2021 è pari al 16,5%. C’è anche da dire che l’ultimo censimento ha come anno di riferimento il 2021, un anno ancora fortemente influenzato dalle restrizioni Covid, pertanto bisognerà aspettare qualche anno per avere un quadro più certo dell’effettivo calo.

L’identikit del volontario: uomo, 60-64enne, residente al nord, laureato e con un impiego di livello. Il profilo e la collocazione geografica del volontario “tipo” ricalca quella del donatore “tipo” (donna, 60-64enne, residente al nord, laureata e con un impiego di livello), ma al maschile. Anche in questo caso resta ampia la differenza tra Nord e il resto del Paese. Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale arriva a contare circa 2,6 milioni di volontari, il centro 1,07 milioni e ultimo in classifica il sud, con 0,93 milioni mettendo insieme Mezzogiorno e Isole. Il profilo del volontario non si discosta da quello del donatore nemmeno per grado di istruzione ed età: i volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%;chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio. La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con il cluster più numeroso tra i 60 e i 64 anni (9,7 %). Un dato interessante in controtendenza è la crescita dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni, che passa dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023. Una nuova leva di volontari/donatori da osservare con attenzione nelle prossime rilevazioni.

Anche le donazioni biologiche crescono: nel 2023 è tornata a crescere la quota dei donatori di sangue e plasma fra i giovani: il 50,7% del totale tra coloro che hanno dai 18 ai 45 anni, anche se nel 2018 pre pandemia erano il 55%. Nel 2023 abbiamo assistito a una lieve crescita del numero di donatori e delle donazioni di sangue: +20.000 donatori (da 1.657.033 a 1.677.698) e +36.000 donazioni, crescita che ha comportato il superamento della soglia dei 3 milioni di donazioni. L’autosufficienza in materia di globuli rossi è stata garantita anche nel 2023, mentre, anche se il numero dei donatori di plasma è aumentato del 4%, l’obiettivo dell’autosufficienza in questo ambito è ancora lontano. E sono cresciute anche le attività di trapianto, con 4.502 registrazioni di organi trapiantati nel 2023. Prendendo a riferimento il tasso di donazione per milione di popolazione, le regioni con i dati più alti sono l’Emilia-Romagna (51,1%), il Veneto (46,4%), la Toscana (45,6%) e la Valle d’Aosta (40,5%).

Qui per scaricare il Rapporto dell‘Istituto Italiano della Donazione – IID e altri materiali: https://www.istitutoitalianodonazione.it/it/news-eventi/dd_121_5347/noi-doniamo-2024.