“Contro lo stato di guerra e lo sfruttamento. Quale lotta per la pace e la giustizia sociale?”: questo il titolo del convegno organizzato da Rifondazione Comunista, la scorsa domenica a Bussoleno, presso l’Associazione Culturale “La Credenza” di Bussoleno con interventi di: Ezio Locatelli, segr. Circolo Prc-Se Bussoleno, Elena Basile, ex ambasciatrice, scrittrice, collaboratrice de Il Fatto Quotidiano; Nicoletta Dosio, Movimento Notav; Paolo Ferrero, direttore della rivista Su la Testa, dir. Naz. Prc-Se; Simona Suriano, associazione Manifesta; e contributi di Fausto Cristofari (segr. fed Prc-Se di Torino) e Alberto De Ambrogio (segr. Regionale Piemonte Prc-Se).
L’iniziativa era in ricordo di Silvano Giai, militante e segretario del Circolo PRC di Bussoleno, da sempre compagno generoso e amato di tante lotte sociali e ambientali e non solo in Valle di Susa.
Qui di seguito riportiamo l’intervento di Nicoletta Dosio, dal titolo “Pace e giustizia sociale”.
Emozionante ritrovare in sala i volti amici di coloro che, insieme a Silvano, incontrai in un passato di lotte ancora vivo al di là della nostra persona.
A ognuno di loro è legato un momento, un viaggio con lui per un’assemblea, una tappa del nostro “turismo mordi e fuggi”: tempo vissuto a scampoli, prima o dopo le iniziative, durante il quale l’incontro con i luoghi e le persone si faceva meno convenzionale, più utile a capire…
I temi affrontati e trattati con grande efficacia dai relatori, hanno reso drammaticamente concreta la precarietà di questi nostri giorni in cui l’”orologio dell’Apocalisse” sta scandendo gli ultimi secondi verso una catastrofe più che mai possibile.
Prima di tutto la tragedia del popolo palestinese che sta morendo di fame e sete sotto le bombe di Israele gendarme del capitalismo mondiale.
Una Palestina che, nel colpevole silenzio dei potenti di tutto il mondo, da più di settant’anni vede i propri figli incarcerati o cacciati in esilio, le proprie case occupate o distrutte, la devastazione di uliveti e coltivi, unica ricchezza di un popolo povero e dignitoso, lo spazio vitale sempre più ridotto, fino ad essere trasformato in carcere a cielo aperto.
Ma questa lunga storia di soprusi subiti e di tenace, coraggiosa resistenza viene taciuta in questo finale di partita, troppo impari per essere equo: per il governo sionista e i suoi fanatici sostenitori, per i potenti sepolcri imbiancati che reggono la politica globale e i mass media loro sudditi, la storia della Palestina comincia il 7 ottobre 2024, Hamas diventa il “male assoluto” contro cui tutto è concesso, la giustificazione per il genocidio che permetterà di “risolvere” la Questione Palestinese.
É la “guerra per procura” che l’imperialismo USA-NATO-UE sta conducendo in Ucraina con l’avallo di un governo-fantoccio che attribuisce al proprio popolo un consenso inesistente: una guerra per il monopolio commerciale dell’Occidente messo in crisi dal multipolarismo delle economie emergenti all’interno del Paesi cosiddetti BRICS.
A questo punto, riposto in naftalina il mito della libera impresa e della globalizzazione, si rispolverano i temi, i toni, i metodi del nazionalismo imperiale e coloniale e con esso la necessità della “guerra santa” contro il nemico trinariciuto di sempre.
Naturalmente anche la memoria storica deve essere silenziata: mai esistita l’inarrestabile avanzata economico-militare del Patto Atlantico e della NATO nei territori “liberati” dopo la caduta del Muro di Berlino e la fine del Patto di Varsavia; dimenticato il golpe con cui, nel 2014, fu destituito il presidente dell’Ucraina regolarmente eletto, sostituito poi dal governo golpista filo-USA che represse nel sangue la resistenza popolare e la richiesta autonomistica del Donbass. Ancora una volta la retorica guerrafondaia mette a tacere la verità e nasconde, con la grancassa della propaganda patriottica, il dissenso del popolo stanco di guerra.
Dunque, che fare?
Contro lo stato di cose presente urge un’opposizione attiva e concreta alla politica di guerra e alla produzione bellica che, anche nel nostro paese e non da ora, taglia le spese sociali, finanzia il mercato delle armi e, fedele all’alleanza NATO, invia armamenti e uomini ad alimentare i conflitti del capitale contro i popoli del mondo.
A tutto questo è indispensabile resistere anche culturalmente, con spirito critico e con amore per la verità, partendo da un’opposizione capillare alla manipolazione delle notizie ed alla propaganda militaristica che, nel Paese , sta invadendo scuole ed università attraverso progetti, visite guidate, attività di alternanza scuola–lavoro in collaborazione con le forze armate e l’industria bellica.
I governi dell’“Occidente con l’elmetto” rispolverano la retorica dell’antica Roma imperiale: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”.
Ma noi, con Rosa Luxemburg, sappiamo che “il militarismo, che per la società nel suo complesso rappresenta un enorme spreco di forze produttive economicamente pienamente assurdo, che per la classe operaia significa una riduzione del suo livello di vita economico al fine del suo asservimento sociale, costituisce per la classe capitalistica economicamente il più splendido, insostituibile tipo di investimento, come socialmente e politicamente il migliore sostegno del proprio dominio di classe”.
Ma forse, questa volta, ad essere messa a repentaglio dalla follia della guerra è la possibilità stessa di un qualsiasi futuro per tutti e l’”orologio dell’apocalisse”, se non fermato in tempo, batterà inesorabile l’ultimo secondo, e allora “ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà e la Terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie”. Così scriveva Italo Svevo in “La coscienza di Zeno”, con riferimento alla prima guerra mondiale.
Link al video dell’intero convegno: