Nella filiera “cultura e bellezza” operano soggetti privati, pubblici e del terzo settore che, nel 2023, sono cresciuti sia dal punto di vista del valore aggiunto (104,3 miliardi di euro, in aumento del +5,5% rispetto all’anno precedente e del +12,7% rispetto al 2019) che da quello dell’occupazione (1.550.068 lavoratori con una variazione del +3,2% rispetto al 2022, a fronte di un +1,8% registrato a livello nazionale). Una filiera complessa e composita in cui si trovano ad operare quasi 284 mila imprese (in crescita del +3,1% rispetto al 2022) e più di 33 mila organizzazioni non-profit che si occupano di cultura e creatività (il 9,3% del totale delle organizzazioni attive nel settore non-profit), le quali impiegano più di 22 mila e settecento tra dipendenti, interinali ed esterni (il 2,4% del totale delle risorse umane retribuite operanti nell’intero universo del non-profit). Ma il “peso” della cultura e della creatività nel nostro Paese è molto maggiore rispetto al valore aggiunto che deriva dalle sole attività che ne fanno parte. Cultura e creatività, in maniera diretta o indiretta, generano complessivamente un valore aggiunto per circa 296,9 miliardi di euro. E’ quanto mette in evidenza il Rapporto “Io Sono Cultura, arrivato alla quattordicesima edizione e realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, Deloitte con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.

Io Sono Cultura permette di analizzare l’evoluzione della filiera in termini di produzione di ricchezza e creazione di posti di lavoro. Osservando le dinamiche della produzione nazionale dei settori culturali e creativi, continua la crescita del settore dei Software e Videogiochi, che si conferma il maggiore generatore di ricchezza della filiera con 16,7 miliardi di euro di valore aggiunto (il 16% dell’intera filiera, +10,5% rispetto al 2022) e con un incremento dei posti di lavoro di oltre 16 mila unità (il 13,1% della filiera, +8,7% rispetto al 2022). I dati dell’intero mercato digitale italiano riflettono questa tendenza, evidenziando come la componente legata al mondo business abbia puntato sulla digitalizzazione come opportunità per migliorare la propria posizione competitiva. Il secondo comparto per ricchezza prodotta e numero di occupati è quello dell’Editoria e Stampa, con valori rispettivamente pari a 11,5 miliardi di euro (l’11,1% della filiera, +2,7% rispetto all’anno precedente) e più di 196 mila addetti (il 12,7%, +0,7%). Le attività dell’Architettura e Design generando 8,6 miliardi di euro (l’8,2% della filiera) incrementano la ricchezza prodotta del +6,6% rispetto all’anno precedente, crescita sensibilmente più importante per le società di architettura più strutturate e di maggiori dimensioni. Da sottolineare, inoltre, come nel campo della valorizzazione del Patrimonio storico e artistico l’occupazione, che vale il 3,7% sull’intero sistema culturale, continua a crescere (+6,9%) e a recuperare, seppur non completamente, le perdite di posti di lavoro registrate dopo il 2019.

Dall’analisi territoriale, contrariamente agli anni precedenti, nel 2023 si evidenzia un Mezzogiorno in ripresa, grazie ad aumenti più rapidi rispetto ai valori medi nazionali: se la differenza è minima per il valore aggiunto (+5,7% anziché +5,5%), risulta più accentuata in termini di crescita di occupati (+4,0% rispetto ad una crescita media nazionale pari a +3,2%). La maggior dinamicità del Sud del Paese di quest’ultimo anno è legata alla componente Core e, in particolare, ad alcuni comparti tra cui spiccano l’Architettura e il Design, l’Editoria e Stampa, le Performing Arts e Arti Visive così come le attività di Software e videogiochi. In particolare spiccano gli incrementi della Calabria (+10,1% in termini di valore aggiunto e +6,8% per l’occupazione) e della Sardegna (+9,4% per valore aggiunto e +6,5% per numero di occupati), seppur si tratti di variazioni contenute in valore assoluto. Tuttavia, rimane ancora ampia la distanza con il resto del Paese, in parte legata alla scarsa presenza delle province del Sud nelle Top20 dei territori che contribuiscono maggiormente a generare valore aggiunto e occupazione del Sistema Produttivo Culturale e Creativo.

Analizzando però i dati relativi alle tipologie di contratto e alle modalità di lavoro dei dipendenti nel settore culturale e creativo, emerge una certa precarietà, seppure concentrata in specifici comparti. In termini di durata del contratto, il sistema nel suo complesso presenta una quota di lavoratori con contratto a termine del 14,7%, leggermente inferiore alla media nazionale del 16,0%. Tuttavia, all’interno del core cultura, la percentuale sale al 15,3%, mentre è più bassa nel settore creative driven con il 13,9%. La precarietà appare più marcata nelle performing arts e arti visive (30,8%), nelle attività di valorizzazione del Patrimonio storico e artistico (23,9%) e nel settore dell’Architettura e design (20,2%). Al contrario, nel comparto di Audiovisivo e musica, i contratti a tempo determinato sono meno diffusi, con una percentuale dell’8,9%.

Qui per scaricare la ricerca: https://symbola.net/ricerca/io-sono-cultura-2024/