“Abbiamo ragione di ritenere che le innumerevoli modifiche apportate al Superbonus, ben 17 in materia di crediti d’imposta da luglio 2020, abbiano letteralmente “intrappolato” imprese, professionisti e privati, e che siano stati violati i diritti nazionali e le norme UE: per questo
abbiamo indirizzato la nostra denuncia direttamente alla Commissione Europea, a Bruxelles, secondo quanto previsto dal Diritto Europeo.
In Italia aspettiamo ancora l’apertura di una Commissione d’inchiesta sul Superbonus: dov’è? Perché non viene costituita? Quali interessi e quali casi si vogliono tutelare? Visto che la Commissione d’inchiesta non parte in Italia, la chiediamo noi alla Commissione Europea con azioni di classe collettive chieste a gran voce dal contribuente defraudato e danneggiato.
Contiamo almeno 20 violazioni del Governo e chiediamo chiarezza anche con l’intervento del Parlamento”, è quanto ha dichiarato
Roberto Cervellini, neopresidente della Associazione CANDE, Class Action Nazionale dell’Edilizia, a cui aderiscono oltre 250 imprese in Italia Infatti, con l’ennesimo decreto legge, il n. 39 del 29 marzo 2024, recante misure in materia di agevolazioni fiscali da Superbonus, relativi al DL 34-2020 del Decreto Rilancio, il Governo ha bloccato di fatto definitivamente la possibilità di cessione dei crediti d’imposta da bonus edilizi già maturati per contratti in essere, rendendoli sprecabili a danno dei contribuenti: “Già prima della sua conversione – ha aggiunto Cervellini – il DL39/2024 presentava, per effetto retroattivo, vizi formali e sostanziali di incostituzionalità e mancato rispetto del testo paracostituzionale Preleggi, oltre al riferimento normativo quale il Codice Civile Italiano. Per questo, subito e prima ancora della conversione in legge del testo, abbiamo denunciato le irregolarità al Presidente Mattarella e a alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma purtroppo senza riscontro.
Le modifiche, in fase di conversione nella Legge 67/2024, risultano addirittura peggiorative, con gravissime conseguenze sui diversi soggetti interessati: stavolta c’è un danno irreparabile per il contribuente privato, l’impresa e il professionista, perché si abroga quel diritto alla cessione dei crediti d’imposta, già maturati negli anni 2020-2023”. Per CANDE si tratta di un “mostro” giuridico: il Governo, unilateralmente ha eliminato con retroattività un diritto di credito certo, liquido ed esigibile, ponendo in crisi un rapporto giuridico di durata, quale il Contratto di Appalto, aperto oramai a innumerevoli contenziosi.
Anche le Banche Italiane sono coinvolte nel DL 39-2024 e, come denunciato anche da ABI, non stanno più acquistando i crediti d’imposta da bonus edilizi perché non sono più totalmente compensabili. “L’eliminazione del diritto di compensazione del credito, generato secondo una normativa come era quella del DL Rilancio – ha dichiarato l’Avv. Daniele Marra del Foro di Roma, con giusta procura speciale di CANDE – si espone non solo a dubbi di legittimità costituzionale, ma rappresenta a mio avviso una vera e propria sanzione, che vìola il principio di proporzionalità del diritto UE. L’art. 4 del DL n.39 del 29 marzo 2024, infatti, va anche a modificare il diritto alla compensazione scolpito nello Statuto del Contribuente che, all’art. 8 comma 1, così recitava: ‘L’obbligazione tributaria può essere estinta anche per compensazione’.
La norma del 2024, elabora una deroga in negativo che incide sul predetto articolo 8, che non può che essere una sanzione senza causa e che impatta non solo sulle imprese ma anche sui titolari di crediti fiscali. Lo Statuto di cui sopra, infatti, è lo Statuto del Contribuente.”
Nella denuncia presentata a Bruxelles si chiede inoltre alla Commissione UE di verificare l’operato del MEF nella contabilizzazione dei crediti di imposta nel bilancio pubblico, secondo il Regolamento Europeo SEC/ESA 2010: crediti che in Europa risultano “pagabili” mentre in Italia sono “non pagabili” e dunque sprecabili.
Class Action Nazionale dell’Edilizia