L’Avvenire ha pubblicato oggi un importante resoconto dell’incontro internazionale per la pace promosso dal 22 al 24 settembre a Parigi dalla Comunità di S.Egidio, “Imaginer la paix”. «Basta armi. È l’ora del dialogo» è il messaggio principale. Ve ne presentiamo una nostra sintesi.

Tremila persone nella capitale francese sono arrivate da decine di Paesi, gente che osa «parlare di pace mentre per tante nazioni questo è il tempo della guerra» e mentre i conflitti «potrebbero allargarsi anche ricorrendo all’uso dell’atomica», aggiunge Riccardi, il fondatore di Sant’Egidio.

Il cardinale Zuppi dice che «non ci arrendiamo al falso realismo della guerra» e che è necessario «ascoltare, rispondere, dialogare» e «come san Francesco parlare con il lupo». Può essere Putin o Hamas.
Perché, aggiunge ad Avvenire, «la pace si fa sempre in tre: coinvolgendo le due parti in lotta che si incontrano grazie a uno o più mediatori, come lo è stato il santo di Assisi».

Parigi è la città che, ricorda la sindaca Anne Hidalgo, ha vissuto la guerra e l’occupazione nel secolo scorso, ma anche dove è stata adottata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Sullo sfondo restano i Giochi, con la loro capacità di «riunire tutte le nazioni», afferma l’arcivescovo di Parigi, ma anche con la delusione per il mancato rispetto della «tregua olimpica che mirava all’edificazione di un mondo migliore grazie allo sport».

Dalla Cina arrivano a Parigi due vescovi cattolici cinesi a cui Zuppi ribadisce l’importanza del canale aperto: canale di cui ha parlato anche il Pontefice nel viaggio di ritorno dall’Asia e dall’Oceania.

Macron prova a tradurre l’aspirazione alla pace in proposte politiche. Un futuro di concordia non è «solamente l’Unione Europea o non è completamente la Nato », spiega. E, anche per «ripensare il rapporto con la Russia», serve «costruire un nuovo ordine mondiale meno ingiusto e incompleto » in cui ad esempio all’Onu «nessuno Stato deve avere il diritto di veto» e «i Paesi siano rappresentati in modo adeguato », rilanciare la necessità della «coesistenza fra popoli» in una medesima terra contesa «riconoscendo all’altro il diritto di esistere»: è ciò che occorre fare «in Medio Oriente».

Lo scrittore Amin Maalouf, segretario dell’Accademia di Francia, punta l’indice contro la «corsa agli armamenti».

L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, parla di «guerra non dichiarata contro il creato che genera altre guerre» e ripete che «né l’antisemitismo, né l’islamofobia sono ammessi».

Il rettore della Grande moschea di Parigi, Chems-Eddine Hafiz, deplora «le numerose forze che cercano di dividere» la convivenza fra le fedi.

Il gran rabbino di Francia Haim Korsia ribadisce che «nessuno deve avere paura di esercitare il proprio culto».

La sindaca di Parigi invoca la «mano tesa che spesso manca» a migranti e rifugiati.

Rassegnarsi di fronte ai 59 conflitti che insanguinano il mondo? No, è la risposta che giunge dalla assemblea.
«La pace è fragile perché si basa sul compromesso», afferma Macron. Ma urgente.

E la via per iniziare a far tacere le armi è quella indicata dalla parola che il fondatore di Sant’Egidio ripete tre volte: «Dialogo, dialogo, dialogo».

A questo link tutti i materiali dell’incontro
https://meetingsforpeace.santegidio.org/pageID/31945/langID/it/Parigi-2024.html