La lunga mano dell’industria chimica sulla scienza, per meglio dire: sugli organismi internazionali preposti a definire regole e limiti, non molla la presa sui Pfas. La lobby chimica ha infiltrato  nel Comitato dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ricercatori legati all’industria, cioè i propri consulenti prezzolati, allo scopo di definire per Pfoa e Pfos soglie limite  nelle acque potabili (100 parti per trilione ptt) superiori agli stringenti limiti (4 parti per trilione) fissati da regolatori in Usa ed Eu (*). Lo scopo è di utilizzare (come sta facendo ad esempio Solvay in Cina) questi frivoli limiti nei permissivi Paesi in via di sviluppo, piuttosto che affrontare negli Stati Uniti l’Ente Protezione Ambientale EPA, che ha concluso che nessun livello di esposizione a Pfoa e Pfos nell’acqua potabile è sicuro. Insomma, come noi sosteniamo, il vero limite è zero.

E’ talmente enorme il conflitto di interesse, contro il quale è insorta la comunità scientifica indipendente, che l’OMS è stata costretta a costituire un nuovo Comitato con meno scienziati legati all’industria. Il quale rivedrà le linee guida che, ovviamente, saranno contestate dai consulenti delle lobbies chimiche, perché il mettere in discussione la scienza fa parte della loro strategia più ampia. Come ben utilizzano i loro avvocati  nei processi Solvay ad Alessandria e Miteni a Vicenza.

Lino Balza, Movimento di lotta per la salute Maccacaro.

(*) È stata appena pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea la Comunicazione della Commissione “Linee guida tecniche sui metodi d’analisi per il monitoraggio delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) nelle acque destinate al consumo umano” volte a imprimere un’accelerazione al monitoraggio dei PFAS con criteri omogenei nell’ambito dell’Unione Europea.

 

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