Era il 2000 quando Selim Hoss, ex primo ministro del Libano, rivelò ufficialmente il suo rifiuto della pena di morte, dopo essersi astenuto dal firmare i decreti d’esecuzione emessi contro due giovani condannati.

Nel 2004 a Montreal, durante il dodicesimo Congresso mondiale per l’abolizione della pena di morte, Selim Hoss confermò ancora una volta: “Sono totalmente contrario alla pena capitale. È una questione di convinzione personale, non ho fatto altro che mettere la mia coscienza davanti a tutto. Credo che nessun essere umano abbia il diritto di prendere una vita umana. Solo Dio dona la vita, e se la riprende. Ho la coscienza tranquilla, perché non ho firmato dei decreti di morte. Sono stato in carica come Primo ministro del Libano per cinque volte, a intermittenza e per una durata totale di circa dieci anni, duranti i quali non ho firmato alcun decreto d’esecuzione.»

Selim Hoss se n’è andato. Ha lasciato in eredità la sua umanità e il suo impegno di uomo politico abolizionista.

Trent’anni con l’Associazione libanese per i diritti civili (LACR)

Il 10 dicembre 1997, lo invitammo alla cerimonia di presentazione del libro La pena di morte uccide di Walid Slaybi, in occasione del Salone del libro arabo e internazionale di Beirut, dove trovò delle risposte decisive che confermavano il suo rifiuto verso la pena di morte. All’epoca, con quell’invito, volevamo «influenzare una personalità politica credibile, affinché la sua coscienza influenzasse l’opinione pubblica.» Così fu.

Nel maggio del 1998, squillò il telefono. Avevamo sentito la voce di Selim Hoss dirci: «E’ coraggioso, sono con voi.» Era all’indomani della nostra azione di lotta abolizionista: ore 4.00 all’alba del 19 maggio, in piazza Tabarja vicino al patibolo, dove due condannati a morte erano stati giustiziati in pubblico.

Era il 2000 quando Selim Hoss rivelò ufficialmente il suo rifiuto verso la pena di morte, dopo essersi astenuto dal firmare due decreti di esecuzione emessi contro due giovani uomini. Per un Primo ministro del Libano, fu un evento senza precedenti.

In seguito, in concomitanza di varie conferenze e attività organizzate dall’Associazione libanese per i diritti civili (LACR), Selim Hoss ripeteva sempre che la pena capitale era selettiva, politicamente, economicamente e confessionalmente. «Noto che le condanne a morte in Libano sono emesse e applicate in maniera selettiva. Una giustizia selettiva non è effettivamente una forma di giustizia», diceva. E faceva sempre riferimento ad un punto: «Non avete mai sentito parlare di criminali, che hanno commesso i più odiosi crimini durante la guerra, e che adesso sono in libertà?».

Un saggio ci ha lasciato, ma la sua battaglia continua

La relazione di Selim Hoss con l’associazione Insieme Contro la Pena di Morte (ECPM) è stata sempre fondata sulla fraternità dei valori umanisti.

Ciò ebbe inizio nel 2000, con la creazione dell’ECPM, assieme alla Campagna libanese per l’abolizione della pena di morte, fondata da Ogarit Younan e Walib Slaybi. Ultimamente aveva onorato immensamente l’ECPM, scrivendo la prefazione della sua missione d’inchiesta nei corridoi della morte in Libano, intitolata Vivi, senza esserlo.

Selim Hoss ha sempre rifiutato di prestare il suo nome e la sua dignità a quello che definiva una vergogna, sotto il sigillo glaciale dello Stato. La sua concezione della giustizia e dell’umanità non soffriva, secondo lui, di alcuna eccezione, né per i crimini di guerra né per terrorismo.

È stato un’autorità morale tanto forte da andare al di là dei confini del suo paese. Selim Hoss rappresentava una voce giusta e misurata in una regione difficile e torturata. Assicurava mirabilmente l’unione dell’illuminismo arabo ed europeo.

Sono passati 20 anni dalla moratoria in Libano. Questa eredità la dobbiamo anche a dei saggi come Selim Hoss.

Negli ultimi mesi, ci hanno lasciato i più grandi nomi dell’abolizionismo mondiale e del mondo arabo, a partire da Selim Hoss (25 agosto 2024) fino a Walib Slaybi, pensatore della nonviolenza e figura pionieristica dell’abolizionismo nel mondo arabo, oltre al presidente d’onore dell’ECPM ed ex Guardia di Francia Robert Badinter, figura mondiale dell’abolizione universale.

È il momento che le nuove generazioni prendano il testimone. Il prossimo Congresso mondiale contro la pena di morte, che si terrà a Parigi nel 2026, sarà l’occasione giusta!

Ogarit YOUNAN, fondatrice e presidente del LACR;
Raphaël CHENUIL-HAZAN, direttore generale d’ECPM.


Traduzione dal francese di Michele Nicoletti. Revisione di Thomas Schmid.

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