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Attacco israeliano a Nousseirat: 18 i morti. Il direttore generale ONU Antonio Guterres dell’Onu ha commentato: “Quanto sta accadendo è inaccettabile”
Due raid aerei sferrati nella notte contro una scuola nel campo profughi: la struttura era utilizzata come rifugio dagli sfollati. Hamas, intanto, ribadisce la disponibilità a un cessate il fuoco
Non si fermano gli attacchi israeliani a Gaza. Questa notte, 18 persone (secondo quanto riferiscono gli ultimi aggiornamenti) sono morte in due raid aerei sferrati contro la scuola di Al-Jouni, nel campo profughi di Nousseirat. Sei sono membri dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi. Ci sono anche donne e bambini, che stando al racconto di alcuni testimoni sono stati “fatti a pezzi dalle esplosioni”. Decine i feriti. A riferirlo è la protezione civile palestinese. La scuola era utilizzata come rifugio dagli sfollati della zona. Israele ha fatto sapere di aver attaccato la scuola perché covo di un centro di comando terrorista. “Quello che sta accadendo a Gaza è totalmente inaccettabile. Una scuola trasformata in rifugio per 12mila persone è stata colpita dagli attacchi di Israele. Sei dei nostri colleghi dell’Unrwa sono fra le persone uccise”, ha scritto su X il direttore generale dell’Onu Antonio Guterres. “Queste drammatiche violazioni della legge umanitaria devono finire ora”, ha sottolineato. Hamas, intanto, ha ribadito la sua disponibilità a un cessate il fuoco che sia basato sulla proposta originale degli Stati Uniti che comprende nei suoi punti principali disposizioni sugli ostaggi e sul ritiro completo delle forze militari da Gaza. In una nota ufficiale Hamas, ha spiegato che non porrà nuove richieste e non accetterà nuove condizioni.
da Agenzia Dire
Una giornata di studio e di organizzazione della lotta contro il DDL n. 1660 pienamente riuscita. Ora la parola è ai fatti!
La massiccia partecipazione – in presenza e on line – ha decretato la piena riuscita del seminario organizzato l’8 settembre a Roma dalla ‘Rete Liberi/e di lottare: fermiamo insieme il DDL1660’. Nella seduta pomeridiana la discussione è stata dedicata alle possibili iniziative volte a promuovere la comunicazione e l’organizzazione delle lotte nelle prossime settimane nei territori e a livello nazionale
Al mattino i lucidi contributi analitici e critici di Livio Pepino, Marina Prosperi, Eugenio Losco, Giovanni R. Spena hanno fornito a tutte e tutti le conoscenze e gli strumenti giuridici necessari per comprendere i vari aspetti dell’attacco a tutto campo contro le lotte operaie, sociali, ecologiste, di resistenza nelle carceri, che questo disegno di legge porta avanti. E hanno dato forza in modo concreto e dettagliato alla tesi centrale espressa nel Manifesto della Rete: il DDL 1660 è un salto di qualità della repressione statale che esige la più ampia, urgente ed organizzata risposta unitaria. Nei loro interventi i primi promotori di questa Rete (Movimento Disoccupati 7 Novembre, Laboratorio Politico Iskra, Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria) hanno sottolineato l’urgenza di una risposta che rompa il silenzio intorno a questo disegno di legge liberticida che sta avanzando rapidamente verso la sua trasformazione in legge con la totale complicità della cosiddetta opposizione parlamentare e del sistema dei mass media. Hanno registrato come un dato estremamente positivo l’adesione di un centinaio, ormai, di comitati, collettivi, organizzazioni e organismi politici, sindacali, ecologisti, femministi, culturali, che avvertono la necessità di una iniziativa unitaria, dal momento che nessuno ha oggi la forza per contrapporsi da solo in modo efficace all’attacco del governo Meloni. Hanno rinnovato l’appello al sindacalismo di base tutto affinché dia seguito alla proposta del SI Cobas di andare ad uno sciopero nazionale, che darebbe un impulso e un significato speciale all’intera mobilitazione con l’entrata in campo di un contingente di proletari/e combattivi organizzati. Ed hanno infine ribadito che l’ambizione è quella di arrivare, attraverso l’iniziativa della Rete, ben oltre il perimetro di coloro che sono già attivi/e ed in certa misura coscienti, per coinvolgere una massa il più ampia possibile di lavoratrici, lavoratori, giovani, comuni cittadini perché è del loro futuro che questa legge si occupa, e non solo del presente dei militanti. Ma si può dire che, ciascuno a suo modo, pressoché tutte/i i partecipanti alla giornata, nei loro interventi, nei commenti in rete, nei capannelli di discussione, hanno rimarcato la natura di questo disegno di legge da stato di polizia, e colto le sue radici nella tendenza sempre più marcata alla corsa al riarmo in un quadro internazionale in cui stanno maturando le premesse di una apocalittica guerra inter-imperialista. Il nesso guerra esterna-guerra interna è stato più volte richiamato in termini di economia di guerra, sfruttamento, carovita, smantellamento dei servizi sociali per aumentare le spese militari. Una tendenza che non nasce certo oggi con il governo Meloni, ma ha una serie di precedenti, dall’articolo 5 del decreto Renzi-Lupi al Decreto Minniti ai Decreti Salvini fino all’ultimo, pessimo Decreto Caivano. Con l’acuirsi del processo di crisi dell’intero sistema sociale capitalistico, cresce, e non solo in Italia, il ricorso dei governi e degli stati alla repressione delle lotte, con un impegno particolare a dotarsi di strumenti capaci di prevenire l’esplosione dei conflitti di classe e sociali. A questo attacco sempre più generale, che colpisce non solo chi lotta ma settori sociali ampi fino ad introdurre un vero e proprio reato di “terrorismo della parola”, è indispensabile dare una risposta di carattere generale.
link alla registrazione del Seminario (per ulteriori approfondimenti vai su pungolorosso.com)
Scuola, ultimo rapporto-Ocse “Education at a Glance 2024”. L’Italia rimane indietro: solo il 4 % del PIL investito nella formazione fondamentale; le retribuzioni restano in fondo alle classifiche e il prossimo aumento sarà “un quinto di quelli previsti nei Paesi europei”
Lo studio “Educaton at glance” sull’area Ocse conferma il basso investimento italiano nell’istruzione (4% del Pil) e lo scarso numero di laureati e diplomati tra gli studenti che appartengono a nuclei familiari disagiati. Salari reali caduti del 5%, mentre quelli dei presidi sono i quarti al mondo. Le donne guadagnano il 58% in meno dei maschi: la distanza più grande uomini-donne
Il segretario della Gilda degli insegnanti, parla di un miraggio per gli insegnanti italiani mentre la Flc Cgil pone l’accento, a proposito del rapporto, sulla scarsa attenzione alla qualità della scuola italiana, “da anni privata delle ore di laboratorio, di compresenze e di personale docente e Ata”. L’Ocse sostiene che il nostro Paese è sotto la media per quanto riguarda la spesa pubblica per l’istruzione: il 4% del Prodotto interno lordo rispetto al 4,9% dei Paesi a sviluppo industriale avanzato. Salari reali caduti del 5%: la svalutazione si è ampiamente mangiata gli aumenti. Siamo quarti, invece, come stipendi dei dirigenti scolastici, dato che rinfocolerà la contrapposizione insegnanti-presidi diventata forte a partire dalla Buona scuola renziana (2015). La Cgil segnala il dato per cui nel nostro Paese il 20% dei giovani fra i 25 e i 34 anni non completa il ciclo di istruzione secondaria di secondo grado (la media Ocse è, invece, al 14 %). Nel nostro Paese le giovani donne con una laurea guadagnano in media il 58% in meno del salario dei coetanei maschi, realtà che rappresenta il più grande divario retributivo di genere nell’area Ocse. Ottengono sì risultati scolastici migliori rispetto ai maschi, e in molti casi il divario si sta ampliando, ma il quadro è invertito quando entrano nel mercato del lavoro. “Con la politica dei tagli”, chiude Flc Cgil, “il risultato è che il 53% del corpo docente ha più di 50 anni contro il 37% nella media dell’area presa in considerazione”.
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Roma, giornata del Forum-DD: Le tante ragioni per dire sì al Referendum contro l’Autonomia differenziata. Firmare oggi è importante, votare e fare votare domani è decisivo
Il Forum Disuguaglianze e Diversità, del comitato promotore del Referendum per l’abrogazione dell’autonomia differenziata, organizza il 17 settembre dalle 10:00 alle 20:00 alla Fondazione Basso – in via della Dogana Vecchia 5 a Roma – l’iniziativa intitolata ‘Le tante ragioni per dire sì al Referendum’: una giornata di raccolta firme con momenti di discussione sull’impatto negativo che la legge 86 avrà sulle già gravi disuguaglianze esistenti nel Paese e sull’importanza di votare sì al Referendum
Le tante ragioni per dire sì al Referendum” con due momenti di discussione sugli effetti negativi della legge insieme ai due co-coordinatori Fabrizio Barca e Andrea Morniroli, membri del ForumDD, ospiti autorevoli e rappresentanti delle organizzazioni della cittadinanza attiva. Durante tutta la giornata sarà inoltre possibile firmare a sostegno del Referendum e ritirare materiale di approfondimento. “Le oltre 500 mila firme digitali, che si sommano alle decine di migliaia raccolte dal 20 luglio in tutti i banchetti in giro per l’Italia, sono un chiaro segnale di consapevolezza diffusa sulla pericolosità di una legge che va abrogata perché spaccherà il Paese in tante piccole patrie e aumenterà le disuguaglianze non solo tra Nord e Sud ma anche tra aree urbane e interne, e all’interno delle stesse Regioni e delle medesime aree urbane a danno di tutta la collettività. Con l’autonomia differenziata l’Italia non sarà più una e indivisibile. La legge svuota di senso la nostra Costituzione e in particolare l’art. 3 perché sarà impossibile per la Repubblica rimuovere in modo uguale in tutto il Paese gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. L’autonomia differenziata frammenta le politiche nazionali, smantella il welfare universalistico, colpisce l’istruzione e la sanità pubbliche. Per tutte queste ragioni come Forum Disuguaglianze e Diversità siamo fortemente contrari a questa legge e vogliamo parlarne con quante più persone possibile, facendo la nostra parte nel diffondere e rafforzare questa consapevolezza organizzando un momento di dibattito pubblico e di confronto”, ha dichiarato Andrea Morniroli, Co-coordinatore del ForumDD, tra i promotori del quesito del Referendum per abrogare l’autonomia differenziata. Il 17 settembre alle 11:00 ci sarà il confronto “Le tante ragioni per dire sì al Referendum” con Fabrizio Barca, Co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, Serenella Caravella, Ricercatrice SVIMEZ, Marco Esposito, Giornalista, Il Mattino ed Elena Granaglia, Economista e componente del Coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità. Coordinerà Andrea Morniroli. Nel pomeriggio alle 17:30 ci sarà l’incontro “Perché l’autonomia differenziata è contro l’articolo 3 della Costituzione e fa male al paese? L’impegno del civismo e dell’associazionismo contro l’autonomia differenziata”.