Ieri, domenica 8 settembre, come ogni anno, l’Anpi Nazionale, in collaborazione con il Comune e con la città metropolitana di Roma, ha promosso nella prestigiosa sala della Protomoteca in Campidoglio un convegno per celebrare l’inizio della Resistenza italiana.

Tra gli altri sono intervenuti l’Assessore alla Cultura Gotor e il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo. Particolarmente toccante è stata la performance teatrale dell’attrice Ilaria Patamia, che ha recitato alcune pagine del diario della partigiana dei Gap Carla Capponi. Il maestro Angelo Colone ha eseguito diversi brani musicali con la chitarra.
Si è tenuta inoltre una Lectio Magistralis dello storico Davide Conti.

Presenti in prima fila e applauditissimi tre degli ultimi protagonisti della Resistenza residenti a Roma: il partigiano Gastone Malaguti, di 98 anni, che a diciassette si arruolò con la 7° Brigata Gap Garibaldi che combatté a Bologna insieme alle truppe alleate fino alla liberazione della città e allo sfondamento della Linea Gotica;

il partigiano Mario Di Maio di 95 anni, di famiglia antifascista di Trastevere, che affiancò il padre antifascista e attivo nella Resistenza Romana.

Mario è autore di uno stornello sul bombardamento di San Lorenzo del 19 luglio 1943, stornello che intona volentieri nei suoi incontri nelle scuole;  la partigiana Luciana Romoli, di 94 anni, affettuosamente chiamata “Nonna Luce” da migliaia di bambine e di bambini, di ragazze e di ragazzi delle scuole romane che l’hanno conosciuta in centinaia di incontri tenuti nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado.

Iniziò la sua opposizione al fascismo a otto anni protestando risolutamente contro l’espulsione dalla scuola, in quanto ebrea, della sua compagna e amica del cuore  Debora, per via delle leggi razziali del 1938. Luciana protestò fino al punto da essere espulsa ella stessa da tutte le scuole del Regno.

Assente giustifica la veterana del gruppo, ossia la partigiana Iole Mancini che ha recentemente compiuto 104 anni. Anche Iole faceva parte dei Gap; arrestata e condotta in via Tasso, venne più volte interrogata sotto tortura, ma non parlò mai per non fare arrestare e condannare a morte i suoi compagni e famigliari. Si salvò miracolosamente perché al momento della fuga dei tedeschi il camion che doveva portare lei ed altri al luogo della fucilazione non partì per un guasto al motore

In tutti gli interventi si è ricordata l’ambivalenza della data dell’8 settembre del 1943, giorno in cui, firmato in gran segreto l’armistizio, il re e il capo del governo Badoglio pensarono a salvare se stessi con la fuga, lasciando a un comunicato della radio, peraltro ambiguo nella formulazione, il compito di dare pubblicità alla decisione presa. Il risultato fu la dissoluzione dell’Esercito Regio e l’occupazione nazista di due terzi della penisola.

La Resistenza non nasce quindi nel suo complesso per fedeltà alla corona, ma per amore della libertà del popolo italiano: l’8 settembre è il giorno che celebra la vigliaccheria della monarchia, il tradimento dei fascisti, che decisero di collaborare all’occupazione tedesca dell’Italia, ma anche l’inizio del riscatto, grazie alle formazione delle brigate partigiane.

Su questa questione ho anche io un ricordo di una quindicina di anni fa, quando incontrai a Cefalonia un anziano pope. Sentendo che ero italiano mi raccontò commosso di quello strano esercito di invasori italiani che tutto sembrava tranne un esercito di occupazione: nulla aveva mai fatto contro la popolazione civile. I soldati amavano la vita in quell’isola e riuscirono a farsi amare dalla gente di Cefalonia. Poi l’8 settembre decisero di schierarsi con una votazione unanime con il popolo greco e contro i nazisti.

Quell’anziano pope mi raccontò, con le lacrime agli occhi, di quei giovani che vennero poi quasi tutti massacrati dai nazisti. Mi disse che prima di scontrarsi con le truppe tedesche li aveva sentiti che attraversavano il paese marciando e cantando una canzone.

Allora il vecchio pope con gli occhi lucidi, ma con la sua voce potente, anche se il suo italiano era stentato, iniziò ad intonarla: “Avanti popolo, alla riscossa, bandiera rossa, bandiera rossa… Avanti popolo alla riscossa, bandiera rossa trionferà!”

I soldati della divisione Aqui non combatterono per fedeltà agli ordini ricevuti dall’alto da un re vigliacco ed inetto, che scappò dopo l’annuncio dato per radio, ma combatterono per la libertà, anche per la libertà del popolo greco, che avevano imparato ad amare nonostante il regime fascista li avesse resi invasori.

Questi giovani l’8 settembre del 1943 riscattarono la dignità del popolo italiano. Morirono cercando anche di salvare se stessi, perché erano giovani e amavano la vita, ma non tradirono il popolo greco per salvarsi.

Arrivarono come invasori e morirono tentando di essere liberatori; molti di loro morirono cantando “bandiera rossa” e chi si salvò entrò nelle brigate dei partigiani comunisti greci.

Quando il pope si alzò in piedi e iniziò a cantare sentii un brivido perché in quel momento le sue parole non erano più un racconto lontano: li avevo lì davanti ai miei occhi e li sentivo cantare. Questi nostri ragazzi e questi nostri compagni erano lì e marciavano cantando.

Non sono morti invano: il loro spirito è ancora lì nel vento, nelle onde del mare e nel profumo dei boschi di Cefalonia. Non sono mai morti e mai moriranno, per sempre ragazzi marciano anche oggi 8 settembre 2024 a Cefalonia cantando.