“Il genocidio è l’imperativo morale del nostro tempo”, afferma la candidata presidenziale del Partito Verde Jill Stein in una puntata di The Chris Hedges Reports, mentre continua la sua campagna per la presidenza degli Stati Uniti. Insieme al suo compagno di corsa, il professor Butch Ware[1], i due spiegano perché cercano di ottenere il voto di tutti gli americani privati dei loro diritti, colpiti dalle difficoltà delle lotte interne e dalle atrocità commesse all’estero in loro nome da un impero ingordo.

Mentre osserva lo svolgersi delle elezioni, il punto di vista della Stein è chiarissimo: “Dimenticate il male minore, non c’è un male minore. Ci sono due candidati genocidi, uno che sta attuando un genocidio e l’altro che promette di finire il lavoro”.

Stein e Ware sottolineano che, sebbene il complesso militare-industriale possa sembrare un problema di politica estera, affrontarlo è essenziale per le soluzioni interne. Il bilancio gonfiato della difesa, che supera i mille miliardi di dollari se si tiene conto di tutte le spese, è uno dei principali ostacoli che vorrebbero eliminare. “È il motivo per cui non ci occupiamo di sanità, alloggi, istruzione, per cui non riusciamo a far uscire la gente dal debito, per cui non affrontiamo l’emergenza climatica, per cui non mettiamo fine al sovraffollamento delle carceri a favore di un sistema di giustizia riparativa e per cui non risolviamo i problemi di povertà e disperazione che spingono alla criminalità”, spiega la candidata.

Ware sottolinea che la dinamica tra gli americani che si sentono costretti a votare per i democratici per paura di Trump è profondamente tossica, alimentata dal narcisismo dei candidati. “Non appena firmano un provvedimento, tornano immediatamente a fare i loro affari, sacrificando le persone con i soldi delle tasse che intascano, lasciando che i loro quartieri si dissolvano e cadano a pezzi”, ha detto Ware a Hedges.

Ware chiarisce che c’è una scelta tra la resistenza e il dissenso alle urne a novembre: “Dobbiamo porre fine a questo ciclo tossico di abusi, perché fa pensare alla gente che non c’è modo di resistere, quando si ha assolutamente il potere di resistere ora votando Verde”.

Non esistono i senza voce, ma solo le voci che sono costrette a tacere o che si preferisce non ascoltare…

[1] Storico specializzato in Africa occidentale presso l’Università della California – Santa Barbara.

Traduzione dal francese di Thomas Schmid
Revisione di Anna Polo