Le manifestazioni di massa e lo sciopero generale in Israele convocati contro le decisioni sciagurate del governo Netanyahu sono una svolta importante, che fa seguito ad altre prese di distanza.
Sosteniamo con forza queste proteste che hanno l’obiettivo di fermare il massacro sia degli ostaggi israeliani che dei civili palestinesi – solo a Gaza oltre 40.000 morti.
Manifestazioni e sciopero generale confermano che il governo Netanyahu ha impedito in ogni modo le trattative per salvare gli ostaggi e arrivare a un cessate il fuoco e a trattative di pace nella prospettiva dei due popoli, due Stati. Le responsabilità del terrorismo di Hamas non assolvono quelle del governo Netanyhau.
Le decisioni della Knesset sugli insediamenti dei coloni, gli attacchi indiscriminati di coloni ed esercito ai palestinesi in Cisgiordania per cacciarli dalle loro case e terre conferma che l’obiettivo è acquisire i territori che le decisioni dell’Onu e precedenti trattati hanno assegnato ai palestinesi e al loro futuro Stato.
Ora bisogna che il governo di Netanyahu se ne vada e se ne insedi uno disponibile anzitutto a una trattativa per il cessate il fuoco, per la liberazione immediata di tutti gli ostaggi israeliani, per soccorrere ed assistere la popolazione palestinese.
Gli Usa debbono svolgere insieme all’Europa un ruolo per la pace respingendo il ricatto di Netanyahu, che chiede solo più armi e propone solo guerra, scelte che hanno portato Israele in una trappola mortale per il suo stesso futuro.
Hamas ha compiuto atti orrendi che hanno scatenato una reazione senza limiti, ma questa spirale va interrotta prima che sia troppo tardi. Le tentazioni estreme di distruzione totale degli interlocutori non porteranno ad alcuna soluzione, ma solo a disastri.
Alla guerra senza fine occorre contrapporre la pace: liberazione degli ostaggi israeliani, interventi urgenti per ridare condizioni umane di vita ai palestinesi oggi costretti in condizioni inaccettabili. Gli interventi urgenti debbono consentire di avviare trattative di pace in grado di offrire sicurezza al futuro di Israele e la possibilità per i palestinesi di costruire un loro Stato – previsto dalle risoluzioni Onu – a fianco e in pace con Israele e che l’iniziativa dell’Idf e dei coloni in Cisgiordania mette in discussione. L’Onu, tutti gli Stati, a partire dagli Usa e dall’Europa, debbono scegliere la pace che non ha alternative, sia per chi rischia la vita in questo momento, sia per i lutti e le distruzioni future se la guerra diventasse l’unica prospettiva.
Il gruppo Cessate il fuoco appoggia tutte le iniziative volte a far cessare il fuoco a Gaza e in Cisgiordania come primo passo per una pace stabile nel reciproco interesse di Israele e Palestina, che deve avere la certezza del suo riconoscimento statuale, propone che si pronunci rapidamente l’Assemblea generale dell’Onu e decide di convocare entro settembre un’iniziativa pubblica per la pace, anche coinvolgendo altri soggetti sociali disponibili.
Per conto del Gruppo Cessate il fuoco (formatosi con l’assemblea del 30 giugno 2023):
Mario Boffo (ambasciatore a/r),
Rocco Cangelosi (ambasciatore a/r),
Ino Cassini (ambasciatore a/r),
Biagio Di Grazia (generale),
Domenico Gallo (presidenza Coordinamento per la democrazia costituzionale – Cdc),
Alfonso Gianni (presidenza Cdc),
Alfiero Grandi (presidenza Cdc).