Appello ai dirigenti e alle dirigenti delle forze politiche democratiche, delle organizzazioni sindacali, delle organizzazioni sociali e culturali.

Ci rivolgiamo a voi perché riconosciamo il vostro ruolo e dunque la vostra responsabilità nel costruire strumenti e occasioni per dare voce al desiderio di pace e all’orrore per la guerra di milioni di cittadini di cittadine.
Crediamo che l’orrore del massacro continuo a Gaza, dopo oltre 40.000 morti, non possa più vedere la nostra impotenza o la nostra disattenzione.

Non è possibile più alcuna ipocrisia che pensi di salvare la nostra coscienza con generici appelli al cessate il fuoco o, peggio, inviti alla moderazione a chi sta scientemente perseguendo un’azione mirata a colpire i civili e a ostacolare ogni mediazione.
Consideriamo grave che, di fronte alla drammaticità dell’orrore in corso e alla pericolosità della escalation militare, non sia stata messa in campo nel nostro paese una mobilitazione sociale e un’iniziativa politica adeguata sia per dimensione che per qualità, equilibrio e articolazione delle proposte.

E questa crediamo sia una responsabilità di tutte e tutti noi. Il mancato protagonismo delle grandi organizzazioni sociali e politiche che rappresentate ha limitato le dimensioni e la qualità della mobilitazione contro il massacro in atto impedendo che acquisissero dimensioni di massa e esponendole a rappresentazioni liquidatorie.

Non è più possibile nascondersi dietro la necessità di una preventiva condanna di Hamas e dell’attacco del 7 ottobre. Questa condanna è condivisa da tutti, ma non può diventare l’alibi per non denunciare ciò che sta avvenendo oggi a Gaza, in  Cisgiordania, nel Libano e nel Medio Oriente. Vanno fermate le violenze indiscriminate e deliberate sui civili, vanno fermati gli attacchi militari da qualunque parte essi provengano, è necessario un immediato cessate il fuoco. È urgente un accordo per il rilascio degli ostaggi israeliani e per il rilascio dei palestinesi tenuti in carcere senza processo che ormai anche i media israeliani denunciano essere vittime di abusi e torture.

Vanno da subito aperti i corridoi umanitari per l’arrivo di aiuti e per il soccorso alla popolazione civile e la prevenzione di gravissime epidemie. Vanno fermate le violenze dei coloni e l’espansione illegale delle colonie, vanno fermati i lanci di razzi su Israele e vanno fermati gli attacchi militari di Israele su ambasciate estere e in territori di paesi terzi. Va fermato l’invio di armi a Israele.
Ma non vogliamo qui analizzare tutti i gravissimi avvenimenti che stanno determinando un precipitare della crisi, pregiudicando ogni possibile tregua. Un accordo tra le parti è possibile e necessario ma non può avvenire se le parti perseguono l’obiettivo della distruzione dell’avversario come condizione preliminare. Ed è gravemente colpevole la strategia di chi rinvia pretestuosamente ogni accordo per perseguire il fatto compiuto dell’espansione della distruzione ogni oltre limite di non ritorno.
Vi chiediamo di svolgere il vostro ruolo, di assumere la vostra responsabilità di fronte alla gravità delle violenze ma anche ai pericoli di espansione di un conflitto incontrollato e incontrollabile. Non solo in Medio Oriente ma anche in altre aree del pianeta, la spirale della guerra segna ogni giorno una nuova escalation, una nuova provocazione, che rischiano di portare il mondo verso la catastrofe.
Vi chiediamo di promuovere un’iniziativa parlamentare chiara ed esplicita per impegnare il governo per il cessate il fuoco, per la sospensione di invio di armi ai belligeranti, per la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri illegali, per l’avvio di una soluzione pacifica.

Vi chiediamo di sollecitare un’iniziativa delle organizzazioni europee e internazionali di cui fate parte: è grave che l’Europa abdichi al proprio ruolo di dialogo e di pace e che faccia mancare un interlocutore a chi, in Medio Oriente, vuole uscire dallo scontro tra opposti integralismi irriducibili.

Vi chiediamo di sollecitare iniziative in tutte le istituzioni locali, vi chiediamo di promuovere momenti di informazione, partecipazione e testimonianza dei cittadini contro la guerra nei territori e una mobilitazione nazionale per fermare la guerra. 

Continuare con pigrizie e ipocrisie è colpevole. Anteporre l’attenzione agli equilibri politici o seguire l’ossequio alla narrazione dominante  è segno di un grave e irresponsabile arretramento culturale.

Grazie ai media e alla stessa società civile israeliani conosciamo le gravi responsabilità di cui si stanno macchiando l’esercito e il governo di quel paese. Così come ci giungono le voci di pace che si alzano dalla società palestinese nonostante la terribile violenza che sta subendo. Chi ama questi due popoli ed ama la pace, deve offrire loro un riferimento solidale ed esigente per contrastare le derive violente e gli opposti integralismi e costruire una prospettiva di pace.

Le polemiche sugli aggettivi e i sostantivi da usare sono fuorvianti e disoneste: proprio perché crediamo che gli orrori che l’Europa ha conosciuto non debbano ripetersi mai più, non ci interessa paragonare massacri e genocidi ma, certamente, non vogliamo ripetere l’ipocrita silenzio che ignorò la barbarie che cresceva nelle nostre società. I nostri nipoti ci chiederanno conto del nostro silenzio, della nostra inazione e delle nostre ipocrisie di fronte alla tragedia che si consuma davanti a tutti noi.

La prospettiva di una guerra globale, distruttiva e terribile è sempre più concreta e la reazione delle forze politiche e sociali si mostra, come in passato, gravemente inadeguata. 
Siamo ancora in tempo, ma serve, anche, una vostra presa di coscienza e iniziativa.

si può firmare su CHANGE su https://chng.it/MgfJLYGMWY

Promotore e primo firmatario: Dr Stefano Ciccone, PhD

Dipartimento di Studi Letterari, filosofici e di Storia dell’Arte

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”