La Commissione Europea ha pubblicato di recente la Seconda relazione sullo stato del decennio digitale, che fornisce un quadro completo dei progressi compiuti per conseguire gli obiettivi e i traguardi fissati per il 2030 dal programma strategico per il decennio digitale. Il Report Paese 2024 descrive l’Italia come un “potenziale inespresso”, che sta dimostrando comunque ambizione nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. Tuttavia, il Paese risulta essere ancora carente su alcuni campi come le competenze e le nuove tecnologie avanzate, tra cui gli strumenti di Intelligenza Artificiale. L’Italia continua a essere uno degli Stati Membri con i livelli più bassi di competenze digitali di base: solo il 45,8% della popolazione italiana ne è in possesso (siamo al quintultimo posto in Europa), con uno scarto di circa 10 punti percentuali in negativo rispetto alla media europea e solo il 59% delle persone di età compresa tra i 16 e i 24 anni e il 54% di quelle di età compresa tra i 25 e i 54 anni possiede almeno le competenze digitali di base.  Anche in ordine ai laureati in materie ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), l’Italia resta il fanalino di coda dell’UE, nonostante qualche margine di miglioramento.  La media sui laureati ICT in Italia rimane infatti a 1,5 punti percentuali, ben lontani dai 4,5 dell’UE.

Qui per approfondire i dati: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/digital-decade-2024-country-reportshttps://digital-strategy.ec.europa.eu/en/library/digital-decade-2024-country-reports.

La mancanza di competenze digitali è evidenziata anche da Confartigianato, che ha lanciato l’allarme sostenendo che la transizione digitale delle imprese italiane rischia di rallentare a causa della crescente difficoltà nel reperire personale qualificato. Secondo una sua recente rilevazione, le aziende hanno necessità di 699mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, ma non riescono a trovarne più della metà (51,8%). Si tratta di 362mila lavoratori che devono essere capaci di gestire tecnologie come l’intelligenza artificiale, il cloud computing, l’Industrial Internet of Things (IoT), la data analytics, i big data, la realtà virtuale e aumentata e la blockchain.

Confartigianato ha stilato anche la classifica delle regioni e delle province in cui il problema del personale introvabile è più acuto e supera la media nazionale.

A livello regionale è in testa il Trentino-Alto Adige, dove il 65,8% dei posti di lavoro con e-skills offerti dalle imprese (pari a 12.070) rimane vacante. Seguono il Friuli-Venezia Giulia (7.350 le figure professionali introvabili, pari al 62,6% del totale richiesto dalle imprese della regione), l’Umbria (3.750, pari al 60,3%), le Marche (9.030, pari al 57,1%), il Veneto (31.720, pari al 56,3%) e l’Emilia-Romagna (29.760, pari al 55,8%). Mostrano percentuali superiori alla media nazionale anche la Toscana (22.550, pari al 54%), la Liguria (7.900, equivalente al 53,1%), il Piemonte (25.860, pari al 53%), la Lombardia (80.250, vale a dire il 52,3%) e l’Abruzzo (6.930, pari al 52%).

Il problema è ancora più evidente su scale provinciale. Bolzano guida la classifica delle province con il più alto mismatch tra domanda e offerta di manodopera qualificata, con il 69,2% dei posti di lavoro altamente qualificati difficili da coprire, pari a 7.110. Seguono Trieste (1.390, pari al 68,3%), Terni (880, pari al 67,5%), Udine (3.420, pari al 66,5%) e Cuneo (4.030, pari al 66%). Anche province come Lucca (64,2%), Lodi (63,6%), Gorizia (61,9%) e Trento (61,4%) riscontrano gravi difficoltà nel trovare lavoratori con competenze digitali avanzate. Imprese che, secondo il rapporto di Confartigianato, per reagire alla carenza di personale, attrarre giovani talenti e trattenere i lavoratori con più elevate skills ed esperienza, hanno adottato una serie di strategie. In particolare, il 32,6% dei piccoli imprenditori punta su aumenti salariali, il 28,5% su flessibilità degli orari di lavoro e il 24,9% sulla collaborazione con le scuole, soprattutto quelle a indirizzo tecnico e professionale. Secondo Confartigianato, infatti, per il 72% dei lavoratori necessari alle piccole imprese è richiesto un titolo secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale o una laurea in materie scientifiche, tecnologiche e ingegneristiche (STEM).

Qui per approfondire i dati di Confartigianato: https://www.confartigianato.it/2024/08/studi-competenze-per-lia-362-mila-lavoratori-difficili-da-reperire-al-top-trentino-alto-adige-friuli-venezia-giulia-umbria-marche-ed-emilia-romagna/.