La siccità sta mettendo in ginocchio intere aree del Paese.

Un fenomeno destinato purtoppo a durare ed anche a peggiorare: https://www.isprambiente.gov.it/pre_meteo/idro/SeverIdrica.html.

La scarsità d’acqua è senz’altro causata dalla crisi climatica, ma è anche la conseguenza della vetustà delle infrastrutture idriche, della mancanza di manutenzione e di investimenti, di cattiva gestione e di una diffusa cultura dello spreco.

“L’Italia, argomenta il Laboratorio REF Ricerche, è uno degli hotspot del cambiamento climatico, aree nelle quali gli impatti sono più evidenti e con conseguenze più gravi.

L’European climate risk assessment pubblicato a gennaio 2024 evidenzia come il nostro Paese sia sottoposto a rischi maggiori in termini di aumento delle temperature medie, frequenza delle ondate di calore e cambio del regime delle precipitazioni, che si fanno meno frequenti, più abbondanti e concentrate nello spazio, con conseguenti fenomeni emergenti di alluvione e siccità.” (https://laboratorioref.it/servono-infrastrutture-e-governance-a-prova-di-clima-lezioni-dalla-siccita/).

Tuttavia, non può sfuggire il forte legame tra siccità e spreco delle risorse idriche.
Ad evidenziarlo ancora una volta è la CGIA di Mestre che nei giorni scorsi ha snocciolato alcuni dati sulla dispersione di acqua nel nostro Paese.

In Italia ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per usi civili ne arrivano all’utente poco meno di 58; gli altri 42 (pari a un valore assoluto di 3,4 miliardi di metri cubi) si perdono lungo la rete idrica che in molte parti del Paese è datata e in cattivo stato di salute.

Le differenze a livello territoriale sono evidentissime.
Se nel comune di Potenza non arriva nei rubinetti delle abitazioni il 71 per cento di quanto immesso in rete, a Chieti si tocca il 70,4 per cento, a L’Aquila il 68,9 per cento a Latina il 67,7 per cento e a Cosenza il 66,5 per cento.
Per contro a Milano le perdite idriche raggiungono il 13,4 per cento, a Pordenone il 12,1 per cento a Monza l’11 per cento, a Pavia il 9,4 per cento e a Como, la città più virtuosa d’Italia, il 9,2 per cento.

In un periodo in cui nel Mezzogiorno non piove dallo scorso inverno e le temperature in questi mesi estivi hanno raggiunto livelli spaventosamente elevati, avere in questa ripartizione geografica una dispersione superiore al 50 per cento dell’acqua potenzialmente utilizzabile è un vero e proprio “delitto”.

Va detto che, in linea di massima, la dispersione è riconducibile a più fattori: alle rotture presenti nelle condotte, all’età avanzata degli impianti, ad aspetti amministrativi dovuti a errori di misurazione dei contatori e agli usi non autorizzati (allacci abusivi).
Va altresì segnalato che la presenza di fontanili nei centri urbani, soprattutto nelle zone di montagna, può dar luogo a erogazioni considerevoli e di conseguenza a elevate perdite.
Nella campagna romana e abruzzese, inoltre, i fontanili sono degli abbeveratoi in muratura utilizzati dagli agricoltori e dagli allevatori nelle tenute e nei recinti per il bestiame.
“Non tutto il Sud, comunque, versa in condizioni “disastrose”, sottolinea la CGIA di Mestre; fortunatamente ci sono delle situazioni virtuose che vanno doverosamente segnalate.

Se, ad esempio, nel comune di Trapani la dispersione raggiunge solo il 17,2 per cento dell’acqua immessa in rete, a Brindisi il 15,7 per cento e a Lecce il 12 per cento; un valore, quest’ultimo, addirittura inferiore a quello riscontrato nel comune di Milano,”

“Siamo il Paese più “idroesigente” d’Europa, commenta la CGIA di Mestre. I nostri consumi idrici totali ammontano a 40 miliardi di metri cubi all’anno. Di questi, il 41 per cento è in capo all’agricoltura (16,4 miliardi di metri cubi), il 24 per cento viene impiegato per usi civili (9,6 miliardi di metri cubi), il 20 per cento per l’industria (8 miliardi di metri cubi) e il 15 per cento per produrre l’energia elettrica (6 miliardi di metri cubi).”

Dopo di noi, seguono a distanza la Spagna (poco più di 30 miliardi di metri cubi) e la Francia (quasi 27 miliardi di metri cubi). Sia in agricoltura che nell’industria siamo il Paese che registra i consumi idrici più elevati in UE.
Infine, in merito all’uso civile della risorsa idrica in Italia consumiamo 25 milioni di metri cubi al giorno.
I destinatari di questa risorsa non sono solo le famiglie, ma anche le piccole imprese, gli alberghi, i servizi, le attività commerciali, produttive, agricole, e industriali collegati direttamente alla rete urbana.
Tra questi consumatori vanno incluse anche le strutture pubbliche, come le scuole, gli uffici e gli ospedali.

A livello regionale la situazione più critica si registra in Basilicata. In quest’area la dispersione d’acqua su quanto immesso in rete è pari al 65,5 per cento. Seguono l’Abruzzo con il 62,5 per cento, il Molise con il 53,9 per cento, la Sardegna con il 52,8 per cento e la Sicilia con il 51,6 per cento. Per contro, la Lombardia con il 31,8 per cento, la Valle d’Aosta con il 29,8 e l’Emilia Romagna con il 29,7 per cento sono le aree più virtuose del Paese.

Qui per approfondire i dati della CGIA: https://www.cgiamestre.com/wp-content/uploads/2024/08/Acqua-sprechi-3.8.24.pdf.