Un mese fa abbiamo portato all’attenzione pubblica uno dei problemi strutturali di Senigallia, trasversale al potere politico: la questione casa.
Abbiamo raccontato di sfratti, affitti in nero, costi esorbitanti e lo sfruttamento di chi versa in condizioni di disagio economico. La casa come strumento di ricatto.
Oggi con un blitz nell’ecomostro di Benni vogliamo rilanciare quei temi e allargare il discorso.
Due striscioni. Il primo recita: “Ripristinare il contributo affitti”. Una vertenza cittadina che abbiamo lanciato e che vogliamo portare avanti. Chiediamo al Sindaco Olivetti e alla sua maggioranza almeno di imitare i propri simili che governano Ancona e di inserire il rifinanziamento del contributo affitti nel bilancio di previsione per il 2025.
Il contributo affitti non rappresenta solo un sostegno economico, ma è anche un segnale di attenzione e di responsabilità verso le fasce più deboli della popolazione. In un contesto dove il costo della vita è in costante aumento – le spese per l’abitazione spesso rappresentano una delle voci più gravose nel bilancio familiare – privare i cittadini di un sostegno non solo mina la stabilità delle famiglie, ma esacerba le disuguaglianze sociali, relegando le persone più vulnerabili a vivere in condizioni di precarietà.
Il secondo recita: “La casa è un diritto, non un lusso”. Il discorso politico generale dove si colloca la vertenza particolare. Ecco perché come palcoscenico abbiamo scelto “le Residenze Da Vinci” sull’omonimo lungomare, meglio conosciute come ex-colonie Enel o ex-Mezza Canaja.
Le case per ricchi, con i loro prezzi esorbitanti, non solo elevano il costo della vita per i cittadini comuni, ma contribuiscono in modo drammatico a un fenomeno di spopolamento che fa lievitare le disuguaglianze sociali. Questa dinamica non solo impoverisce il tessuto sociale delle città, ma crea anche una serie di effetti a catena che destabilizzano le comunità: le famiglie faticano a trovare alloggi che non prosciughino il loro reddito, aumenta la precarietà abitativa e mentre gli affitti salgono alle stelle, i salari stagnano.
Le politiche abitative attuali si rivelano insufficienti o, peggio, complici di questo processo, poiché sono più tese ad affermare gli interessi speculativi degli attori economici legati alla maggioranza di turno, che il diritto ad avere un’abitazione dignitosa.
Solo attraverso l’introduzione di misure come il controllo degli affitti, la promozione dell’edilizia sociale e la protezione degli inquilini si può provare a ricostruire un tessuto urbano in cui ogni persona possa abitare. Ecco perché in un’epoca di crescente disuguaglianza, il diritto alla casa deve essere riconosciuto come una priorità.
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