Domani é il 4 Agosto, cinquantesimo anniversario dell’attentato al treno Italicus, fatto esplodere nel Comune di San Benedetto Val di Sambro, nella lunghissima galleria che collega da Nord a Sud la penisola, per massimizzare l’effetto dell’ esplosione e rendere il più possibile difficoltosi i soccorsi.

Ieri ho partecipato alla celebrazione di questa drammatica ricorrenza che il piccolo Comune dell’Appennino Emiliano ha deciso di tenere lo stesso giorno della ricorrenza della Strage di Bologna del 2 Agosto 1980.

Al di là di delle verità processuali, nessuno dei soggetti direttamente colpiti e coinvolti, ossia le associazioni dei parenti delle vittime delle stragi e le amministrazioni comunali, provinciali e regionali, dubita che le tre stragi dell’Italicus del 1974, della stazione di Bologna del 1980 e del Rapido 904 del 1984 facciano parte del medesimo progetto eversivo contro la democrazia e la libertà del popolo italiano, per ostacolare con ogni mezzo l’attuazione della Costituzione.

Così al termine delle celebrazioni a ricordo della strage del 2 Agosto, un treno speciale ha portato pubblici amministratori con i loro gonfaloni, parenti delle vittime e giornalisti a Sasso Marconi, dove tre pullman hanno proseguito il viaggio fino alla piccola stazione dove si é svolta la cerimonia a ricordo delle vittime e di denuncia dei responsabili e dei loro mandanti.

La strage del treno Italicus è il terzo grave episodio della guerra sporca anticomunista combattuta in Italia dagli stessi ambienti reazionari di Washington impegnati a fare guerre, come in Vietnam, o golpe militari incuranti dei costi umani in vite innocenti troncate.

Sia chiaro, non é soltanto il problema geopolitico di arginare l’espansionismo sovietico, tra potenze politico militari accordi si sono a piú riprese fatti.

Per costoro il vero pericolo è il desiderio di libertà, autodeterminazione, riscatto dei popoli del Sud del mondo e delle classi subalterne che minano il dominio imperialista e capitalista.

Dietro l’anticomunismo viscerale c’è l’odio di classe delle oligarchie nei confronti del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori.

Quella del treno Italicus fu la terza strage di quegli anni di terrore, che non a caso chiudono, anzi pretendono di chiudere l’Assalto al Cielo del biennio italiano e mondiale del 1968-69.

Con la strage di Milano alla Banca dell’Agricoltura di Piazza Fontana del 12 Dicembre 1969, i neofascisti di Ordine Nuovo e i loro mandanti dei palazzi di Roma e di Washington tentarono di addossare la colpa agli anarchici Pietro Valpreda e Pino Pinelli, questo’ultimo ucciso durante l’interrogatorio in questura e per questo considerato la diciannovesima vittima della strage.

Lo scopo era promuovere lo stato di emergenza contro la sovversione dei rossi.
Lascia sconcertati che la ricerca dei mandanti ci porti nei palazzi del potere dei nostri alleati di Washington, ma chi ha carbonizzato le città di Hiroshima e di Nagasaki, che in Vietnam ha ucciso oltre un milione di persone e in Argentina ha fatto uccidere oltre 30mila oppositori politici, che cosa saranno mai le centinaia di morti innocenti uccisi dalle bombe della Strategia della tensione in Italia?

Le vittime sono un inevitabile effetto collaterale, un necessario prezzo di sangue da pagare per la vittoria della libertà a stelle e strisce.

Per chi ha una visione elitaria e oligarchica della società e dei rapporti tra i popoli quelle vittime, gente comune, lavoratori, si possono tranquillamente sacrificare come danni collaterali perché non valgono nulla.

Sono esattamente come le vittime civili di una guerra moderna, scelte con una assoluta casualità che fa dire a milioni di noi, che in quella piazza, in quella sala d’aspetto, su quella linea ferroviaria ci siamo stati ed é solo per caso che non siamo anche noi tra le vittime.

Seguì alla Strage di Piazza Fontana (e ci limitiamo solo dei fatti più gravi) la strage di Piazza della Loggia a Brescia, il 28 maggio 1974.

Qui la bomba viene fatta esplodere durante una manifestazione sindacale antifascista e viene rivendicata dagli esecutori materiali, i neofascisti di Ordine Nuovo, che per fare il loro lavoro sporco questa volta non hanno bisogno di dichiararsi anarchici: il golpe, vero o presunto, servirà a portare ordine sul disordine degli opposti estremismi.

Così per assurdo si propongono di portare ordine gli stessi  mandanti delle stragi: esattamente come la mafia che chiede il pizzo ai negozianti per proteggerli da possibili attentati mafiosi… il brutto è che il ricatto funziona.

Il 4 agosto 1974 é la volta del treno Italicus partito da Roma e diretto al Brennero, anche in questo caso gremito di persone e in particolare di famiglie di lavoratori meridionali che terminate le ferie tornano in Germania.

Gli esecutori materiali, che sono sempre i neofascisti di Ordine Nuovo, rivendicano l’attentato programmato con disumana efferatezza: la bomba deve esplodere al centro della Grande Galleria dell’Appennino e deve alimentare una sostanza altamente infiammabile.

La bomba esplode all’1.23 di notte, ma il treno é in anticipo e si trova ormai nei pressi dell’uscita della galleria, un fortuito particolare che ridurrà il numero delle vittime facilitando i soccorsi.

Se da un lato non ci capacitiamo di come un nostro simile possa lasciare una valigia contenente una bomba, senza esitazioni, pur incrociando gli occhi innocenti delle vittime, dall’altro abbiamo il ventiquattrenne capotreno Silver Sirotti che, sceso dal suo vagone e ormai in salvo,  non esita un istante a lanciarsi nel vagone, avvolto dalle fiamme, con un semplice estintore, per fare l’impossibile per salvare qualcuno.

Silver Sirotti, cercando di salvare i passeggeri intrappolati, muore arso vivo dalla trappola di fuoco predisposta dai fascisti e dai loro mandanti.

Il suo sacrificio é ricordato dal fratello nella piccola sala d’aspetto a lui intitolata.
Quando tutto sembra perduto ci sono persone come Silver Sirotti che ci insegnano che non si può guardare persone in pericolo di vita senza fare nulla.
Se non altro per non rimanere per il resto della vita con negli occhi quelle torce umane e nelle orecchie quelle grida, senza aver provato a fare l’impossibile per salvare loro e con loro l’umanità intera.

Altre stragi e altre vittime seguirono quelle del 4 Agosto del 1974.
Gli 81 morti della strage di Ustica del 27 giugno 1980, quando un caccia della Nato, forse francese, abbatté un Dc9 dell’Itavia in volo da Bologna a Palermo, con un missile diretto a un Mig libico.

Un mese dopo, il 2 Agosto, e non certo per coincidenza, esplose la bomba alla Stazione di Bologna, che uccise 85 persone.
Un avvertimento a chi di dovere perché taccia di quanto accaduto veramente nei cieli del Tirreno?

Nella cerimonia a cui partecipo nel piazzale della Stazione di San Benedetto Val di Sangro la strage dell’Italicus viene sempre ricordata insieme a quella avvenuta dieci anni dopo: la strage del Rapido 904 avvenuta il 23 Dicembre del 1984, di nuovo nella Grande Galleria dell’Appennino Tosco Emiliano.

Il Treno partiva da Napoli ed era diretto a Milano e per questa ragione la ricordo benissimo perché, diciannovenne, stavo facendo il servizio civile a Napoli.
Uno o due giorni prima presi un treno analogo per andare dai miei genitori in Lombardia, per le vacanze di Natale.
La strage é infatti tristemente chiamata “La strage di Natale”.

Prima di partire per la Lombardia vidi nella Parrocchia della Resurrezione l’allestimento di un grande presepio collocato in un plastico di una città del mondo contemporaneo con tanto di trenino, la stessa Napoli forse.

Quando tornai a Napoli anche il presepio aveva i segni della strage: una carrozza del trenino era stata fusa con il fuoco per attualizzare l’opera.
Guardando la carrozza semi carbonizzata pensai che era solo un caso che io non avessi preso quel treno… perché quegli attentati erano rivolti volutamente contro tutti noi.

La strage del Rapido 904 è quella di cui il movente resta a noi semplici cittadini più oscuro.
I processi e le indagini individuano tra gli esecutori della strage affiliati alla Mafia e alla Camorra, il deputato del Movimento Sociale Italiano, Massimo Abbatangelo, e ambienti dei Servizi Segreti. L’obiettivo ancora una volta era quello di intimidire chi governava perché non uscisse dalla retta via e si lasciasse guidare dai consigli dei soliti noti: gli amici degli amici e gli alleati, che ci difendono dal male. Amen.