Nell’ultimo di quei tre dannati giorni un’immensa folla si riversò su uno stradone costeggiato da un ripidissimo muraglione da un lato e dall’altro dalla spiaggia.

I fotografi e i cameramen cercarono delle posizioni sicure da cui poter continuare il loro lavoro.

Sostituirono i normali obbiettivi con dei tele e lentamente, accompagnati dalla tensione che aleggiava nell’aria, cominciarono a ritirarsi indietro.

Io non avevo alcun tele obbiettivo, ma solo la mia vecchia Nikon f801 con un 28-105 mm …

Arrivai a Genova poco prima del tramonto e lungo la strada riuscivo ad ascoltare l’eco delle canzoni di Mano Chao.

C’era un clima di gioia e di festa e prima di recarmi al banchetto dove assegnavano il luogo in cui poter dormire, mi sparai un paio di freschissime birre.

<< Sei un fotografo?  Alloggerai con il tuo sacco a pelo nella Scuola Diaz! >>

Il giorno dopo cominciarono le manifestazioni separate ed io mi unii ad una di queste senza sapere da chi fosse rappresentata.

Tutto era già scritto!  …

Arrivò la notizia di un giovane ragazzo ammazzato dalle Forze del disordine e nulla fu più come prima!

C’era rabbia e paura!

Ero abituato a situazioni di guerra, ma nessuno si sarebbe mai aspettato che lo Stato ne facesse una contro i manifestanti.

La notte della Diaz bevvi così tanto che rimasi a dormire in spiaggia.

La mia Nikon si frantumò in due parti.

Il poliziotto cercò di sferrare un colpo contro la mia testa con il suo manganello e la macchina fotografica mi fece da scudo, scattando il suo ultimo fotogramma.

Mi rialzai e sferrai un calcio contro quella divisa imbottita di tanta rabbia e odio, riuscendo a fuggire.

Per me questa rimane la fotografia più emblematica di quei lunghi giorni.

Tornato a casa, dopo aver sviluppato i negativi, feci la scelta di eliminare tutti i fotogrammi in cui si riconoscesse il volto di qualcuno.

Questo è tutto… questo è il niente… questa è una parte di storia di quei tre giorni bastardi!

Maurizio Tritto