Il 18 luglio è il terzo e ultimo giorno del presidio – iniziato il 16 luglio – indetto da Disarmisti esigenti & partners (WILPF Italia, World Beyond War Romania) a Strasburgo, davanti al palazzo del Parlamento europeo. Si svolge la sessione inaugurale della decima legislatura e noi contestiamo la “maggioranza Ursula”: un accordo politico che si è formato su vari temi, ma sulla base della guerra come elemento costituente (e per guerra si intende da parte nostra innanzitutto, ma non solo, il conflito ad alta intensità che vede contrapposti grandi eserciti sul territorio ucraino. La NATO finora è nella retrovia contro la Russia, ma fino a quando?). Novelli Diogene, cerchiamo obiettori e oppositori delle guerre! Tra gli eurodeputati, ma anche tra gli attivisti in vacanza del pacifismo.
Particolarmente oggi, 18 luglio, sarebbe stato il caso di affiancarci, noi presidianti, almeno da Strasburgo, e di promuovere una significativa protesta pacifista anche decentrata Paese per Paese, per contestare la formazione della maggioranza Ursula che segue logicamente il voto di ieri in cui il Parlamento ha ribadito il sostegno militare all’Ucraina, condannato i tentativi di mediazione di Orban e invitato ad estendere le inutili e controproducenti sanzioni contro Russia e Bielorussia.
Evidentemente, al di là delle dichiarazioni di “guerra alla guerra” nei rituali cortei che abbaiano al vento (esempio: quello di Roma del 5 novembre 2022), non vi è consapevolezza reale che si sta apprestando con inesorabile consequenzialità un “sistema di guerra” e che le decisioni che si stanno prendendo in varie sedi ci stanno conducendo “sonnambulicamente” verso la Terza Guerra Mondiale con rischi concreti di catastrofe nucleare.
La nuova “maggioranza Ursula”, appena suffragata da 401 voti a favore e 284 contrari, che oltre a Popolari, Socialisti e Liberali, registra l’appoggio pieno dei Verdi, riprende a livello europeo le decisioni dell’ultimo vertice NATO, una specie di “polizza anti-Trump”, con la ciliegina sulla torta del ritorno degli euromissili, quelli che noi pacifisti riuscimmo a fare smantellare, sull’onda della Perestroika di Gorbaciov, anche con il contributo del movimento di lotta degli anni Ottanta del secolo scorso.
Vorremmo concludere questa comunicazione con una nota operativa nella quale ribadiamo ancora gli obiettivi della nostra iniziativa: la riteniamo una aggiunta nonviolenta al tentativo di arginare lo stravolgimento del progetto europeo, tutto sommato nato come orizzonte e speranza di pace.
1) Essere gli occhi puntati sull’istituzione per conto del “popolo della pace” che rischia di essere gabbato da chi è stato eletto quando ha proposto di impegnarsi sul tema, questo giugno, nelle varie liste elettorali per le europee che hanno assecondato il dissenso per le guerre. L’esempio più clamoroso è quello dei Verdi. Ma è anche notevole che chi litiga rumorosamente in Italia su fascismo e comunismo (la Meloni e la Schlein) si riveli in Europa fondamentalmente dentro lo stesso perimetro istituzionale. Anche se il voto contrario di Fratelli d’Italia in un certo senso è stata una sorpresa che riallinea il partito, con un occhio alla vittoria di Trump alle elezioni americane, sulla destra più spinta, quindi alla massa dei Conservatori Europei e ai Patrioti di Salvini, Le Pen e Orban.
2) Denunciare la “pace giusta” che sarebbe frutto della vittoria militare dell’Ucraina contro la Russia, a cui contrapponiamo la “pace possibile”, da trattare comunque dopo un cessate il fuoco immediato. Questo concetto della “pace giusta frutto della vittoria militare” è da rifiutare specialmente nel periodo storico in cui non sono più concepibili “guerre giuste”, considerata la potenza degli armamenti (la possibilità di escalation verso la guerra nucleare!) e l’interdipendenza economica e sociale attuale di tutto il consorzio umano.
3) Proporre il compito comune dell’umanità intera, che deve imparare a percorrere il cammino della nonviolenza: la pace con la Natura, condizione della pace tra gli esseri umani!
4) Essere la coscienza critica di un movimento che, per la sua credibilità e serietà, deve imparare a mobilitarsi in modo vertenziale quando vengono prese le decisioni che attivano le macchine amministrative che muovono effettivamente le cose, i processi reali; non su scadenze simboliche (gli anniversari di questo o quello) e su lotte territoriali locali cui si attribuisce una valenza simbolica.
Nella nostra lettera agli eurodeputati abbiamo proposto 4 direttrici di obiettivi unificanti, che – a nostro giudizio – dovrebbero valere anche e soprattutto per il nostro lavoro di base:
- No all’uso del nucleare, sia esso militare o civile
- Conversione delle spese militari in investimenti sociali (beni comuni e pubblici) e transizione ecologica: dire no alla guerra significa anche dire no alla guerra sociale attraverso l’uso di “armi” come la privatizzazione dei beni pubblici o l’aumento del debito pubblico
- Transizione verso una strategia di difesa basata sul disarmo progressivo e sulla resistenza civile non violenta – con una visione a lungo termine della dissoluzione delle alleanze militari e della creazione di giustizia sociale come mezzo di prevenzione della guerra
- Riconoscimento automatico di tutti gli obiettori di guerra e disertori come rifugiati politici in tutti gli Stati membri dell’UE.