Non concedere il patrocinio del Comune di Udine alla partita Italia-Israele del prossimo 14 ottobre è stata una decisione sofferta e di prudenza.
Per Udine ospitare una partita della nazionale italiana di calcio è sempre un onore. Ma per quanto riguarda il patrocinio, la nostra scelta poteva essere diversa solo se ad oggi fosse stato annunciato un cessate il fuoco. Purtroppo così non è.
Dare il patrocinio come se non esistesse una guerra, per la quale sia Hamas che Israele sono stati accusati dall’ONU di crimini di guerra, sarebbe stato come mettere la testa sotto la sabbia.
Il sindaco rappresenta tutti i cittadini, che esprimono liberamente opinioni, idee e inclinazioni politiche. Lo Stato di Israele attualmente è in guerra con Hamas e l’opinione pubblica è divisa sul tema. La polemica politica che è nata in queste ore dimostra che la guerra israelo-palestinese è un tema divisivo su cui ci sono opinioni e posizioni contrapposte.
Alla base della nostra decisione c’è la volontà di tenere Udine a distanza da divisioni e scontri riguardo temi di geopolitica su cui un’amministrazione comunale non ha voce in capitolo, salvo sperare che il conflitto cessi al più presto nell’interesse dei civili. La capitale del Belgio, Bruxelles, si è addirittura recentemente rifiutata di ospitare la partita Belgio-Israele per motivi di ordine pubblico.
A chi ci sta criticando sostenendo che sport e politica sono due cose separate, ricordo che ad aprile 2022 la Federbasket e il Coni hanno rifiutato di far disputare a Pesaro la partita di basket tra la nazionale italiana e quella russa come sostegno all’Ucraina. Sport e politica non possono essere separati solo quando fa comodo.
Mi chiedo a questo punto perché, invece di fare sterili polemiche su questo patrocinio, non si colga l’occasione – tutti insieme – per sollecitare il Governo italiano a chiedere un cessate il fuoco per mettere fine ad una tragedia che ha già causato troppi morti.
Comunicato stampa del sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni