Distruzioni a Gaza

La distruzione delle abitazioni a Gaza è visibile a tutti, ma nessuno immagina il livello catastrofico mostrato dalle cifre statistiche: 150 mila edifici sono stati distrutti completamente, 200 mila distrutti parzialmente e altri 80 mila sono inabitabili, anche se apparentemente intatti. A causare questo disastro sono state 80 mila tonnellate di bombe.

Il settore sanitario è stato particolarmente preso di mira: 32 complessi ospedalieri sono stati distrutti e messi completamente fuori uso, 64 centri sanitari distrutti e altri 161 presi di mira dalle bombe, che hanno  ridotto le loro attività.

114 scuole e università sono state distrutte e altre 326 hanno subito danni gravi.

609 moschee sono state distrutte completamente e altre 211 parzialmente. Tre le chiese distrutte.

Secondo un rapporto internazionale, la quantità di detriti nella Striscia di Gaza arriva a 40 milioni di tonnellate; per rimuoverli e spostarli nei centri di riciclo ci vorranno almeno 15 anni.  

UNRWA

Il Commissario ONU per i rifugiati palestinesi Lazzarini ha condannato gli attacchi israeliani contro le scuole a Gaza. “Il quartier generale dell’UNRWA a Gaza è stato trasformato in un campo di battaglia e raso al suolo. Un altro episodio di palese disprezzo del diritto internazionale umanitario. Le strutture delle Nazioni Unite devono essere protette in ogni momento. Non devono mai essere utilizzate per scopi militari o di combattimento. Ogni guerra ha delle regole e Gaza non fa eccezione”

Disinvestimento in Australia

L’Università Nazionale Australiana ha deciso di rivedere i propri investimenti nelle società produttrici di armi israeliane o in affari con Israele. Il consiglio dell’ateneo ha preso questo provvedimento dopo mesi di proteste degli studenti e del corpo insegnante, proteste che sono continuate malgrado la repressione della polizia. Dallo scorso aprile, l’accampamento organizzato all’interno dell’ateneo è stato al centro della solidarietà con il popolo di Gaza e contro il genocidio in corso.

La rivendicazione è quella dello stop alla collaborazione con le aziende che esportano armi in Israele e la cancellazione dei programmi di partnership con accademie israeliane implicate nelle ricerche militari. Gli studenti hanno reso noto in un comunicato che continueranno l’occupazione fino a quando queste promesse non verranno concretizzate.