Qualche anno fa, alla fine di un progetto contro la povertà educativa sostenuto dalla fondazione che presiede, Marco Rossi Doria venne a Biella e pose come prioritarie due sfide pedagogiche: la riparazione del mondo e la cessione di potere ai giovani.

Furono parole che mi colpirono e mi sono tornate in mente negli ultimi giorni, passati a La Trappa di Sordevolo. E’ un luogo pazzesco, di cui vi consiglio la visita, costruito da un imprenditore biellese nel ‘700, per breve tempo fu un monastero Trappista, poi usato dagli abitanti della valle, infine recuperato dall’Ecomuseo locale. 

“Un luogo dove più di un progetto è fallito, da quello dell’imprenditore Ambrosetti a quello dei frati trappisti scappati dalla Rivoluzione Francese, consentendo, però, altri usi del luogo agli abitanti” così lo descrive Giuseppe Pidello, coordinatore dell’Ecomuseo della Valle Elvo e della Serra e, a sua volta, nuovo abitante de La Trappa.

In questo articolo del 2021 trovate come definiscono la Scuola senza pareti e il luogo che la ospita Giuseppe e Nazarena, altra nuova abitante nonché cuoca de La Trappa.

Proprio loro mi hanno coinvolto nella esperienza delle Ri/Creazioni della Scuola senza pareti. Due settimane in cui, con una decina di ragazzi, abbiamo sperimentato tecniche, saperi e idee intorno a tre materiali: il legno, la pietra e il ferro. 

Con l’indispensabile guida di Giovanni Tamburelli, artista del ferro, ne è uscita anche un’opera collettiva che si staglia ora nel paesaggio terrazzato della Valle Elvo, di fronte a La Trappa. 

E’ un albero di ferro, riproduzione di un elemento del contesto che lo circonda, a ricordarci la necessità di riparazione anche del paesaggio.

Il mio contributo alle Ri/Creazioni era legato alla parte che riguardava il legno. Con il gruppo di ragazzi abbiamo esplorato i metodi di autocostruzione, rivisitando, anzi ricreando, oggetti di Enzo Mari e dell’architetto/falegname olandese Gerrit Rietveld. 

Cosa ha a che fare il design con un luogo  rurale come La Trappa? Lo stesso Enzo Mari alla domanda “Chi fosse per lui il miglior designer?” rispose: “È un vecchio povero contadino che pianta un bosco di castagni. Non potrà mangiare le prime castagne, non potrà utilizzare il legno, in agosto non potrà godere dell’ombra di un grande albero. Lui no, i suoi nipoti sì. I contadini sono ottimi designer”. Direi che il nesso è chiarissimo.

Queste due settimane sono state un’esperienza eccezionale che mi porta a proporre la definizione dei principi basi, quelli ch eper me sono i fondamentali della Scuola senza pareti. 

Un progetto che forse non ci porterà esattamente dove vogliamo, ma che non possiamo far fallire. Serve proprio per la riparazione del mondo e la cessione del potere che, anche noi come Marco Rossi Doria, riteniamo così necessari.

 

PROPOSTA PER LA COSTITUZIONE DELLA SCUOLA SENZA PARETI

Siamo in una parte del mondo, del Paese, della regione che vive un invecchiamento cronico. Un invecchiamento che non è solo demografico, è anche culturale, politico, tecnico e espressivo. 

E’ un arroccamento della società. 

 Come nell’arrocco degli scacchi quello che si difende è l’esistente: si vuole salvare il Re. 

Eppure,  a ben guardare, il Re è sempre più  nudo, si veste di comunicazione e nuovi media, ma sono vestiti laceri, che fanno vedere le sue nudità, la sua essenza votata al perpetrare ingiustizia e allo sfruttamento delle risorse naturali.

 Anche ciò che c’è di più innovativo, il digitale, è adoperato con logica di controllo del potenziale democratico delle nuove tecnologie, della loro sottomissione allo sfruttamento dei flussi determinati dalla ricerca e raccolta del nuovo petrolio: i dati.

Queste condizioni devono portare a un’attenzione nuova e politica verso i giovani, che ci spinge a definire la scuola che vorremmo. Non un’istituzione preordinata, ma un’entità “senza pareti”, luoghi dove sia possibile praticare la critica della realtà, che abbiano alcune caratteristiche che la contraddistinguono.

E’ una scuola che nasce dall’ Ecomuseo della Trappa di Sordevolo, ma che si può applicare a seconda delle necessità, dei bisogni, dei significati che si vogliono imprimere alle esperienze.

 

Esperire

Proponiamo di mettere al centro l’esperienza, il conoscere attraverso la prova. Ci pare necessario per curare il disagio che porta in tutti, e soprattutto nei più giovani, la virtualità dell’attuale convivenza nelle società – specie in quella parte del mondo dove, attraverso lo sfruttamento e il colonialismo, si è accumulata più ricchezza.

Mettere al centro l‘esperienza significa, anche, non nascondersi dietro a ruoli precostituiti, essere disponibili a inversioni di saperi, applicare il principio della Pedagogia degli oppressi secondo il quale Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme.

 

Dialettica

La disponibilità a mettere in gioco esperienze e saperi di ciascuno, al di là della condizione anagrafica, basa la nostra scuola sulla dialettica. Facciamo della maieutica la nostra cifra, riconoscendo e cercando nei maestri la capacità di far nascere ciò che ogni alunno porta in sé, di cui ha bisogno per potersi esprimere e orientare nel mondo. Non un rapporto gerarchico, ma, appunto, dialettico, che può portare, ribadiamo, a inversioni di ruoli. 

Poniamo come metodo il dubbio, la domanda, in piena continuità con la più antica scuola di cui abbiamo testimonianza scritta: quella socratica.

 

Coraggio

Ciò che rende diseducativa la nostra società è il predominare delle paure. La paura è un ottima compagna per ciascuno di noi, finché non diventa paralizzante, fino a quando non domina sul coraggio e ci impedisce di tentare, di provare. 

Essendo la nostra scuola basata sull’esperire è essenziale far crescere il coraggio.

 

Riparazione

C’ è un urgenza che richiede coraggio, ed è un dovere che abbiamo verso i giovani e verso “coloro che verranno”: l’urgenza di conservare quante più risorse possibili per la vita nel futuro, per consentire possibilità di vita dignitosa e giustizia. Ciò contraddice tutti i diktat economici attuali, perciò è necessario sempre più coraggio.

 

Territorio

Per porre la riparazione come tema bisogna prendersi primariamente cura di ciò che ci circonda. La Scuola senza pareti ha come propri contenuti l’attenzione verso gli equilibri naturali, la biodiversità, la storia materiale, i saperi specie quelli popolari che il territorio detiene. 

In questo senso riteniamo la rete degli ecomusei principio della Scuola senza pareti.

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