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America Latina
Argentina, uno scenario ad alto rischio
Accelera lo smantellamento dei passi in avanti fatti in termini di memoria, verità e giustizia
Tegucigalpa, 12 luglio (di Giorgio Trucchi / Rel UITA – LINyM)
“In sette mesi, Milei ha accelerato lo smantellamento di ciò che è stato fatto negli ultimi decenni in termini di memoria, verità e giustizia. Stiamo vivendo una situazione molto complicata e ad alto rischio”.
Con queste parole, Veronica Torras, direttrice dell’organizzazione Memoria Aperta, ha descritto la grave situazione che vive l’Argentina dopo l’insediamento del presidente ultraliberista e ultraconservatore.
“Se parliamo di memoria, verità e giustizia”, spiega Torras, “l’Argentina ha fatto passi da gigante in quanto a politiche pubbliche, sia per ciò che riguarda i processi ai responsabili delle violazioni dei diritti umani durante l’ultima dittatura, sia per l’apertura degli archivi militari e quelli dei corpi di sicurezza della dittatura stessa”.
Attualmente ci sono più di 1.300 persone condannate in oltre 300 processi giudiziari, tra militari, poliziotti e civili.
All’interno di alcuni ministeri sono state istituite squadre di indagine per l’identificazione e l’analisi degli archivi, mentre è stata approvata una legge sui siti della memoria (legge 26691) che ha permesso di identificare circa 40 siti statali che fungevano da centri di detenzione clandestina, tortura e sterminio.
Inoltre, il tema della memoria storica, così come l’impatto sociale e collettivo della dittatura e del terrorismo di Stato, sono stati inseriti nei programmi scolastici.
Smantellare la ricerca della verità
“Negli ultimi sette mesi, le nuove autorità hanno cominciato a smantellare tutto quello che è stato fatto, usando vari strumenti e metodi. Hanno iniziato a disattivare i principali programmi, eliminando, ad esempio, il personale incaricato dell’apertura e studio degli archivi militari o togliendo fondi alle attività legate ai programmi di memoria, verità e giustizia”.
L’attivista ha anche condannato l’ondata di licenziamenti che ha investito i dipendenti pubblici in generale e quelle persone con una lunga traiettoria nella difesa dei diritti umani, in particolare.
Spesso, dopo aver smantellato i programmi nell’area della memoria e licenziato gran parte del personale, i posti chiave venivano lasciati vacanti in modo da creare una paralisi operativa.
Un’altra strategia che stanno adottando è quella di togliere il sostegno del governo ai processi contro gli implicati nei crimini della dittatura.
Grazie a una certa indipendenza dei Poteri dello Stato che ancora regge in Argentina, assicura Torras, l’Esecutivo non è stato in grado di esercitare una maggiore pressione.
Quello che hanno fatto è stato mantenere posizioni pubbliche che contraddicono i progressi fatti in termini di memoria, verità sociale e storica sul terrorismo di Stato.
Rimilitarizzazione della società
“Si sono assunti il compito, ad esempio, di negare, relativizzare e mettere in discussione la sistematicità dei crimini commessi, il numero delle vittime, l’esistenza di campi di concentramento, tortura e stupri. Hanno persino rivendicato le azioni delle forze armate e Milei ha elogiato gli indulti promossi da Menem negli anni ’90, che hanno lasciato l’Argentina per 18 anni senza la possibilità di avanzare con i processi”, spiega Torras.
In altre parole, un percorso riconosciuto a livello mondiale come una grande conquista nella ricerca della memoria, della verità e della giustizia, che viene invece presentato da questo governo come un atto di vendetta e umiliazione nei confronti dei militari.
“È chiaro che si sta preparando il terreno per smantellare ulteriormente questi percorsi, rivalutando il ruolo delle forze armate, portando il Paese verso una rimilitarizzazione della politica e della società”, dice la direttrice di Memoria Aperta.
Tutto ciò mentre si lanciano quotidianamente attacchi ai diritti sociali dei cittadini, che stanno facendo sprofondare l’Argentina nella recessione, con un aumento esponenziale di disoccupazione e povertà.
“L’obiettivo di questo governo è quello di limitare la partecipazione democratica, politica e comunitaria. In questo senso, la mobilitazione di piazza, il ruolo della Centrale Generale dei Lavoratori (CGT) nelle proteste e la resistenza istituzionale come contrappeso ai poteri forti, sono stati fondamentali in questi mesi. Tutto questo non deve e non può fermarsi”, conclude.
Fonte: Rel UITA (spagnolo)