Carlo Lattanzio, morto nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 luglio a Colle Isarco vicino a Vipiteno, in Alto Adige, è stato ucciso da una politica cinica e criminale che da anni cavalca la demagogia sicuritaria per raccattare consensi.

Carlo Lattanzio non è la prima vittima italiana della sciagurata scelta politica di dotare polizia, carabinieri e persino vigili urbani del taser. L’operaio stagionale di origine pugliese aveva 42 anni. Aveva il dovere di essere assistito durante una crisi psicotica o dovuta a sostanze invece è stato colpito da un infarto in seguito all’utilizzo del taser da parte dei carabinieri che avrebbero dovuto aiutarlo.

Era accaduto a San Giovanni Teatino in provincia di Chieti l’anno scorso quando morì un trentacinquenne.

Nei mesi scorsi un giovanissimo manifestante ambientalista a Bologna del comitato Besta ha avuto un malore anche se fortunatamente si è ripreso.

La responsabilità di questa morte non ricade solo sulla Lega che ancora insiste con il ministro Piantedosi per dotare di taser la polizia municipale in tutto il paese.

La sperimentazione del taser è cominciata nel 2014 con il governo Renzi e fu rilanciata nel 2018 su iniziativa di Salvini con il governo Conte 1. Nel 2020 l’adozione della pistola elettronica è stata confermata dal governo Conte 2 in cui c’erano PD e l’allora LeU.

La gravità di quella scelta sta nel fatto che la pericolosità della pistola elettronica era già nota quando è stata adottata.

Ricordo che vari organismi internazionali intergovernativi e non governativi avevano stigmatizzato l’uso del Taser in quanto potenzialmente mortale e mai realmente sostitutivo delle armi da fuoco. Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura aveva già affermato che l’introduzione dei Taser apriva la porta a risposte sproporzionate. La Reuters aveva già documentato che dal 2001 erano almeno 1.042 i casi di persone colpite a morte con un taser dalla polizia. La stessa azienda produttrice, la Taser International Incoporated, aveva già dovuto riconoscere un fattore di rischio mortale che si aggira intorno allo 0,25%. Una persona su 400, tra quelle colpite da Taser, rischia cioè il decesso. Denunciammo inascoltati essendo fuori dal parlamento e delle TV che sarebbe stato più utile investire risorse in formazione delle forze di polizia o in strumenti logistici (autovetture, vestiario e altre strumentazioni utili al contrasto della criminalità).

Da anni assistiamo a una deriva sicuritaria di imitazione delle modalità di gestione dell’ordine pubblico tipiche degli Stati Uniti e che si accompagnano a un modello sociale neoliberista.

Segnaliamo che l’Europa dello stato sociale ha indici di sicurezza infinitamente superiori agli USA che collezionano non invidiabili record di omicidi, nonostante un altissimo numero di persone detenute  e metodi polizieschi raccapriccianti.

Anche per le politiche della sicurezza va ripresa la via maestra della Costituzione.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Gianluca Schiavon, responsabile giustizia del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea