Una ragazzina sedicenne è stata stuprata a Ponza da un trentaquattrenne italiano, residente a Roma, con precedenti penali per spaccio di droga e reati contro il patrimonio.
La ragazzina è stata ricoverata all’ospedale di Latina, mentre l’uomo ha ricevuto un foglio di via dall’isola per tre anni e risulta a piede libero in attesa della decisione del magistrato.
Ora provate a rileggere la notizia invertendo le nazionalità della ragazzina e dello stupratore: pensate che sarebbe rimasta confinata nell’ottava pagina di un quotidiano locale (“Leggo” di oggi 9 luglio)?
Quali sarebbero state le scomposte reazioni della Lega e di Fratelli d’Italia?
Sarebbe ancora a piede libero lo stupratore?
Ecco, io penso che la risposta a queste domande ci faccia capire cosa sia il razzismo, ma soprattutto ci faccia capire come, instillando odio, si costruisca il razzismo.
Lo scorso anno la premier si scusò con il primo ministro albanese, per la cena non pagata da una famiglia di italiani in vacanza, fuggiti maldestramente, sotto lo sguardo impietoso delle telecamere di sicurezza, senza pagare il conto.
Il contro fu saldato da un solerte funzionario dell’ambasciata italiana inviato dalla nostra premier perché non si dicesse che gli italiani sono sfigati e morti di fame, una questione di onore e decoro nazionale insomma.
Ora ci si aspetterebbe un atto riparatore coerentemente proporzionale alla gravità del crimine commesso da un italiano nei confronti di una ragazzina albanese, ma nulla accadrà: le responsabilità diventano individuali se il colpevole è un italiano, mentre sono collettive se coinvolto è un rom o un immigrato e questa è l’essenza del razzismo.