Ho brindato anch’io ieri sera tardi, quando erano ormai confermate dai dati reali sia la sconfitta dei neofascisti del Fronte Nazionale, precipitati al terzo posto perfino dopo la coalizione dei partiti liberisti che sostengono Macron, sia la netta vittoria del Nuovo Fronte Popolare.
Ha funzionato quindi la grande mobilitazione antifascista e la desistenza incrociata: per battere i neofascisti i voti della sinistra sono andati, dove erano meglio piazzati, ai candidati liberisti e della destra moderata e costituzionale e al contrario i voti dei sostenitori di Macron sono andati ad eleggere deputati del Fronte Popolare.
Questa mobilitazione unitaria antifascista non sorprende: anni fa, per le endemiche divisioni della sinistra, Le Pen padre finì al ballottaggio contro il gollista Chirac, che sbaragliò il rivale con i voti anche della sinistra più radicale, arrivando all’80% dei voti.
Ora logica vuole che sia Melanchon a guidare il nuovo governo, ma per avere la maggioranza deve trovare un accordo con il presidente Macron e con i parlamentari della coalizione presidenziale… Impresa facile come sarebbe quella in Italia di stilare un programma minimo comune tra forze che vanno da Potere al Popolo a Italia Viva!
In Spagna, in una situazione forse meno complessa, prima di arrivare a un accordo, per sfinimento e su pressione dell’elettorato, tra i Socialisti, Unidos Podemos e le forze regionaliste e indipendentiste, hanno dovuto votare altre due volte senza uscire dall’impasse; alla fine l’accordo si è fatto e regge pure, con la soddisfazione del popolo democratico e progressista.
A mio avviso non è questo il problema maggiore: il vero problema del futuro governo è farsi promotore di un accordo di pace con la Federazione Russa.
Se al contrario il Fronte Popolare attuasse il proprio sconcertante programma, che prevede l’appoggio incondizionato e militare all’Ucraina, Melanchon o chi per lui, con nostra grande delusione finirebbe con l’essere un D’Alema alla francese, legittimato dalla guerra e dalla fedeltà all’Alleanza Atlantica a governare, peraltro con le casse dello Stato dissanguate dalla guerra e dal riarmo.
Sono pessimista?
No, se in campo e in piazza scenderà un movimento pacifista di massa, in grado di condizionare dal basso, attraverso la partecipazione attiva, il corso degli eventi.
Insomma la partita è aperta e il voto, scampato il pericolo, è soltanto l’inizio di una vera sfida per l’egemonia.
Continuiamo a lottare.