Diminuisce al Nord e al Centro la superficie di territorio percorsa da incendi, nel 2023 aumenta invece al Sud e nelle Isole, per un totale complessivo di 1073 km2 (quasi un terzo della Val D’Aosta). Di questi, circa 157 km2 (una superficie confrontabile con l’estensione del Lago di Como) erano composti da ecosistemi terrestri forestali. Il 63% delle aree distrutte era caratterizzato da foreste di latifoglie sempreverdi (leccete e macchia mediterranea), il 17% di boschi a conifere, il 15% di boschi di latifoglie decidue in prevalenza boschi misti a querce. E’ il quadro che emerge dal report dell’ISPRA sugli incendi avvenuti in Italia nel 2023. Incendi che sono risultati rilevanti sia per l’estensione complessiva delle aree colpite (inferiore solo al 2021 negli ultimi sei anni) sia perché hanno colpito sistematicamente solo alcune provincie. I numeri (forniti dal sistema European Forest Fires Information System del programma europeo Copernicus Emergency  ed elaborati da ISPRA con applicazioni di intelligenza artificiale per il riconoscimento degli ecosistemi coinvolti negli incendi) risultano in aumento rispetto al 2022 soprattutto per le superfici bruciate totali (+36%) e in misura minore per le sole superfici forestali (bruciate +6%).

Nel 2023 le sole regioni Sicilia e Calabria hanno contribuito a più dell’83% del totale di superficie forestale italiana colpito da grandi incendi boschivi. La sola regione Sicilia, con un totale di 101 km2 di superficie forestale colpita da incendio, rappresenta il 64% del totale forestale nazionale bruciato nel 2023. Con Sicilia e Calabria sono state 15 regioni su 20 quelle interessate da grandi incendi boschivi. Escluse dal fenomeno il Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche e Umbria. Confrontando i dati con l’anno precedente, la superficie percorsa da incendio diminuisce nel 2023 nelle regioni del Nord, del Centro-Nord e del Centro, mentre aumenta nelle regioni del Sud e in Sicilia e Sardegna. La provincia che ha maggiormente sofferto gli incendi è quella di Palermo con 43,5 km2, che da sola rappresenta il 43% del totale forestale regionale bruciato e ben il 28% del totale forestale nazionale percorso da incendio quest’anno. Anche nella provincia di Messina e in quella di Siracusa sono bruciati rispettivamente 23 e 10 km2 di superficie boschiva.

In Calabria, nella sola provincia di Reggio, risultano percorsi da incendio superfici forestali per 20 km2. Il 43% degli ecosistemi forestali percorsi da incendio nel 2023 si trova all’interno di aree protette, appartenenti principalmente a siti della Rete Natura 2000. Nell’arco di soli quattro giorni, quelli tra il 24 e il 28 luglio 2023, sono bruciati circa 80 km2 di superficie boschiva (mediamente 20 km2/giorno), quasi la metà di quanto bruciato in tutto il 2023. Nei mesi di agosto e settembre sono bruciati mediamente 0,3 km2 di foreste al giorno. Un altro evento significativo è poi quello avvenuto alla fine di settembre, quando sono bruciati nuovamente 20 km2 di bosco tra il 17 e il 23 settembre (in media 2,8 km2/giorno). 

E la situazione non sembra affatto migliorare in questo 2024: dal 1° gennaio al 31 maggio 2024 risulta una superficie complessiva colpita da incendi boschivi di 39 km2, di cui quasi 12 appartenenti a boschi e foreste. Attualmente l’80% delle aree percorse da incendio sia totali che forestali si trova nelle regioni Calabria e Sicilia.  Sicilia che è in piena emergenza siccità, come ha puntualmente rilevato il ministro Lollobrigida: “Per fortuna quest’anno la siccità ha colpito alcune zone del Sud e la Sicilia in particolare e molto meno altre zone del paese”. Suscitando più rabbia e sconforto che ilarità, ma per fortuna anche reazione da parte delle cittadine e dei cittadini: https://www.pressenza.com/it/2024/07/prevenire-gli-incendi-con-lazione-diretta-dal-basso/

Gli incendi boschivi portano con sé conseguenze devastanti, che vanno dalla distruzione degli ecosistemi all’inquinamento atmosferico e alla perdita di aree verdi. Non solo, ma determinano anche  l’incremento del rischio idrogeologico, rendendo il terreno più fragile ed esposto ai disastri naturali e generando detriti che possono poi essere trasportati dalle piogge e andare a danneggiare altri ecosistemi. E tutto ciò in un Paese, come l’Italia, che risulta particolarmente esposto sia agli incendi che al rischio idrogeologico, ma in cui si  continua a non considerare come si dovrebbe l’aumento della frequenza e della gravità degli eventi catastrofici che incidono sull’assetto idrogeologico del Paese. E, di conseguenza, non si interviene, soprattutto preventivamente: tra il 2013 e il 2019 per la prevenzione sono stati spesi solo due miliardi di euro, appena un decimo del costo sostenuto per fronteggiare le emergenze nello stesso periodo. Nel  Policy Brief  “Politiche di prevenzione e contrasto al dissesto idrogeologico. Valutazioni e proposte” presentato di recente dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (AsviS) si evidenzia come il 93,9% dei comuni italiani sia a rischio frane, alluvioni e/o erosione costiera, un fattore che rende vulnerabile almeno 1,3 milioni di abitanti per le frane e 6,8 milioni per le alluvioni. Lo stesso ISPRA ha calcolato (Rapporto ReNDiS 2020) come nel periodo 1999-2019 il Ministero dell’Ambiente abbia finanziato oltre 6mila interventi per un totale di oltre 6,5 miliardi di euro, con una spesa media annua che si è attestata a 329 milioni di euro. Si tratta di risorse del tutto insufficienti, poiché le richieste di interventi inevase a quella data risultavano pari a 26 miliardi di euro il che rappresenterebbe una stima del costo teorico per la messa in sicurezza dell’intero territorio nazionale. Per questo, ASviS ha proposto di triplicare la capacità di spesa portandola ad almeno 1 miliardo l’anno.

Qui il Report dell’ISPRA: https://www.isprambiente.gov.it/it/news/incendi-boschivi-nel-2023

Qui il Policy Brief dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile-ASVIS sul dissesto idrogeologico: https://asvis.it/public/asvis2/files/PolicyBrief/2024/PolicyBriefASviS_dissestoidrogeo.pdf