Per superare la crisi economica servono più solidarietà e cooperazione, non più egoismo: è un’illusione pensare di salvarsi da soli in un mondo che va verso la guerra totale e il disastro climatico – ambientale

L’approvazione della legge sulla cosiddetta Autonomia Differenziata sancisce ad oggi il trionfo di quarant’anni di lotte indipendentiste di destra della Liga Veneta, Lega Lombarda, Lega Nord per l’indipendenza della Padania e infine della Lega per Salvini.

Salvini ha innanzitutto indirizzato il tradizionale razzismo antimeridionale leghista verso il razzismo nei confronti dei migranti poveri, concretizzandolo in atti e provvedimenti che hanno causato la morte nel Mar Mediterraneo di migliaia di persone. È così diventato in quanto ministro responsabile di migranticidio, nuovo crimine contro l’umanità di cui un giorno saranno chiamati a rispondere i principali leader dei Paesi più ricchi del mondo: Stati Uniti, Unione Europea e Australia.

Dopo aver incassato parecchi voti, anche grazie a potenti e discusse famiglie del Sud in cerca di rappresentanza politica, Salvini è tornato alle origini della battaglia leghista indipendentista, mettendo da parte, almeno per ora, il folklore: l’ignaro Alberto da Giussano, il Carroccio di Legnano, i raduni di Pontida, con i copricapi con le corna, espressione di una assai inventata e fantasiosa identità gallico-celtica giocata in funzione di contrapposizione radicale a Roma ladrona.

A caccia di voti di recente non ha esitato a sfoggiare tutto il repertorio dell’estrema destra europea. sposando tradizionalismo cattolico preconciliare e ostile a papa Francesco, maschilismo, sessismo, patriarcato e una serie di fobie prestate alla politica: omofobia, zingarofobia, islamofobia… fino al recupero del nostalgismo fascistoide, con la candidatura del noto generale estimatore della XMas, con una vera e propria incursione nel terreno identitario neofascista dei delusi da Fratelli d’Italia.

Il colpo da maestro è stato giocato e vinto con l’approvazione della sedicente “autonomia differenziata”. In cosa si evidenzierà la differenziazione dell’autonomia delle venti regioni italiane?

Facile: dai “dané”, dal denaro, dalle risorse economiche.

La secessione non è più giocata sul piano della vera e propria indipendenza politica, ma su quello assai più concreto della completa autonomia economico-finanziaria: “la secessione dei ricchi”, che coltiva l’illusione che ciascuno possa salvarsi da solo, senza curarsi degli altri o addirittura a scapito degli altri, secondo i mantra del neoliberismo.

Esistono però una ricetta e una via che sono diametralmente opposti: la solidarietà e la cooperazione a livello nazionale, europeo e soprattutto internazionale, unica soluzione se vogliamo salvare il mondo dalla guerra infinita e globale, dal disastro climatico-ecologico-ambientale e, checché se ne dica, unica vera possibilità di governare nel pieno rispetto dei diritti umani i fenomeni migratori, evitando che assumano le dimensioni scomposte di una fuga per la salvezza di dimensioni bibliche.

Opporsi alla vittoria del secessionismo leghista è possibile.

I cinque Consigli Regionali in mano al centrosinistra (Puglia, Campania, Toscana, Sardegna ed Emilia Romagna) possono chiedere un Referendum abrogativo della legge Calderoli e, se Bonaccini, Presidente dell’Emilia Romagna eletto alle europee, in procinto di dimettersi e piuttosto tiepido sulla questione, dovesse sfilarsi, resta la possibilità di raccogliere 500 mila firme.

Ricordo che non si tratta di un Referendum Costituzionale, perché la legge Calderoli vuole accreditarsi come attuazione della Riforma del Titolo V della Costituzione a suo tempo approvato dal centro-sinistra con il voto contrario di Rifondazione Comunista.

Diventa pertanto fondamentale il raggiungimento del quorum e cioè il voto di più del 50% degli elettori.

La partita più importante si giocherà quindi proprio a livello informativo per sconfiggere ignoranza, indifferenza, passività e rassegnazione, che possono impedire ai cittadini un voto responsabile a difesa dei propri interessi e dei propri diritti.

Come dicono i nostri amici della Valsusa “A sarà düra!”, ma non ci fermeranno.