Ieri pomeriggio, con 106 persone salvate a bordo, l’equipaggio della nave Humanity 1 ha ricevuto informazioni su un altro caso di distress tramite la linea telefonica di emergenza civile Alarmphone. L’equipaggio ha chiesto al Centro di coordinamento italiano dei soccorsi di coordinare il caso, ma per un’ora e mezza non ha ricevuto alcuna risposta alla ripetuta e urgente richiesta di coordinare il soccorso per le persone in pericolo in mare. Infine, il Centro di coordinamento marittimo ha dato istruzioni al capitano di procedere . Tuttavia, a causa del ritardo di ore, la motovedetta delle classe Corrubia della cosiddetta Guardia Costiera libica, finanziata dall’UE, aveva già raggiunto l’imbarcazione. L’equipaggio della Humanity 1 e le 106 persone salvate a bordo hanno potuto solo assistere al ritorno forzato illegale delle persone in fuga dalla Libia.
Se il Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma avesse immediatamente ordinato la ricerca e il soccorso delle persone in cerca di protezione, come previsto dal diritto marittimo, queste avrebbero potuto essere soccorse e portate in salvo. Invece, sono state intercettate in violazione del diritto internazionale e riportate con la forza nel ciclo di sfruttamento e violazione dei diritti umani da cui stavano cercando di fuggire.
“Questo respingimento illegale è stato un altro evento devastante per il nostro equipaggio, proprio nella Giornata Mondiale del Rifugiato”, riferisce Lukas Kaldenhoff, coordinatore delle comunicazioni a bordo di Humanity 1. “Avremmo potuto soccorrere queste persone in pericolo in mare, come previsto dal diritto marittimo internazionale. Il Centro di coordinamento italiano dei soccorsi avrebbe dovuto coordinare le nostre operazioni e facilitare il soccorso immediato. Invece ha ritardato il coordinamento di un’ora e mezza, consentendo così un altro respingimento illegale e violenta da parte della cosiddetta Guardia Costiera libica con una motovedetta fornita dall’Italia”.
Poche ore dopo, all’equipaggio è stato chiesto dal Centro di coordinamento italiano dei soccorsi di dirigersi verso un’altra imbarcazione con persone in pericolo. Tuttavia, poco prima che l’equipaggio potesse raggiungerli, è arrivata sul posto una motovedetta della cosiddetta Guardia Costiera libica. Con il loro atteggiamento minaccioso e le loro richieste via radio, hanno esortato il capitano ad abbandonare la scena. Le autorità italiane sono state informate, ma hanno intimato al capitano di seguire gli ordini della motovedetta libica e di non soccorrere le persone, esponendole così a essere riportate illegalmente in Libia.
La Humanity 1 è attualmente in viaggio verso il porto di Ortona, assegnato dalle autorità italiane, a più di 1.200 chilometri di distanza dalla posizione del primo soccorso. Ancora una volta, le autorità italiane stanno consapevolmente mettendo a rischio il benessere delle 106 persone soccorse in mare.