Mercoledì 12 giugno il Senato argentino ha approvato un pacchetto di misure che comporta lo smantellamento dello Stato in un insieme di dimensioni e attributi che ne riducono la capacità sovrana per trent’anni, compromettendo il presente e il futuro del Paese. Al di fuori del Congresso si è svolta un’enorme mobilitazione di ampi settori contrari all’approvazione della legge.

Sarebbe troppo lungo riassumere in poche righe ciò che è accaduto in questi sei mesi del nuovo governo, ma coerentemente con le sue idee, ha eliminato i ministeri (struttura e funzioni del governo); ha svalutato la moneta di oltre il 100%; ha smesso di inviare risorse reali alle province, eliminando le opere pubbliche in corso, riducendo il fondo per il pagamento degli insegnanti; ha accumulato un’inflazione del 65%; sono stati persi quasi 100.000 posti di lavoro registrati.

La povertà ha già raggiunto il 55,5% della popolazione e l’indigenza rappresenta il 17,5% (quasi 8 milioni di persone). C’è stata una riduzione dei redditi e i programmi per la consegna dei farmaci ai pensionati sono stati quasi eliminati. Milei si rifiuta di omologare gli accordi di contrattazione salariale con gli aumenti salariali definiti tra le parti; quasi 5 milioni di tonnellate di cibo (acquistate dal precedente governo) da distribuire alle mense dei poveri che sfamano quotidianamente quasi 10 milioni di persone non sono state consegnate.

Quindici giorni dopo l’inizio del suo mandato, [il governo Milei] ha emanato un decreto di “necessità e urgenza”[1] di 366 articoli che propone modifiche sostanziali alla Costituzione nazionale, che a tutt’oggi rimane in vigore, sebbene una delle camere lo abbia respinto. Con l’intento di fornire un quadro giuridico a questo decreto (che potrebbe essere annullato), il governo ha inviato al Congresso nazionale la cosiddetta “Ley Bases”[2]. Questa è stata approvata dalla Camera dei Deputati e ora anche dalla Camera alta.

Con questa legge approvata, possiamo affermare che la Repubblica Argentina cesserà di essere un Paese sovrano.

In un breve riassunto dei suoi oltre 200 articoli, tale legge si propone di:

  • Concedere al presidente poteri delegati (il Parlamento delega le decisioni al presidente senza richiedere il dibattito e l’approvazione di quest’ultimo), riformare lo Stato con l’orientamento principalmente di:
  • Ridurre il numero di personale tecnico,
  • Chiusura o ridimensionamento di varie agenzie di regolamentazione, ricerca e sviluppo, impatto sulla comunità, assistenza sociale, disinvestimento nell’istruzione e nella sanità, ecc.
  • Privatizzazione delle imprese statali
  • Modifica della legge sulla procedura amministrativa (funzionamento dello Stato) eliminando praticamente tutti i controlli e i regolamenti.
  • Permettere l’esportazione totale della produzione di idrocarburi senza considerare la domanda interna per l’autosufficienza ed eliminare i sussidi per il consumo di energia per tutta la popolazione e le famiglie. Concessioni di sfruttamento per 30 anni.
  • Riforma del lavoro, riduzione dei diritti, eliminazione delle multe e delle sanzioni per il mancato pagamento dei contributi sociali, allungamento dei tempi del “periodo di prova”, ecc.
  • Regime di incentivi per i grandi investimenti che esenta dalle tasse, consente il deflusso dei profitti, promuove gli incentivi fiscali, doganali e di cambio e la stabilità a lungo termine. Allo stesso tempo, non obbliga all’acquisto o alla contrattazione della produzione e della manodopera nazionale per un periodo di 30 anni. L’ICSID (International Centre for Settlement of Investment Disputes) e altre giurisdizioni legali sono definite come possibili aree di risoluzione giudiziaria.
  • Sistema pensionistico: eliminazione di qualsiasi forma di moratoria per coloro che non hanno versato i contributi indicati. Allo stesso tempo, sono consentite moratorie per i debiti pensionistici dei datori di lavoro.

La linea ideologica del governo, definita anarco-capitalista, si concretizza con l’approvazione di questa legge, disarmando i poteri statali di controllo e regolamentazione, consentendo alle grandi imprese e agli investimenti di appropriarsi delle risorse nazionali senza la necessità di garantire i bisogni locali e disarticolando il tessuto sociale e i diritti conquistati.

NOTE:

[1]https://www.argentina.gob.ar/normativa/nacional/decreto-70-2023-395521/texto

[2]https://www.senado.gob.ar/prensa/21731/noticias

Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid.
Revisione di Anna Polo