Una serata intensa quella che si è svolta il 31 maggio a Novate Milanese nei locali del Centro socioculturale soci Coop. Patrocinata dalle associazioni visibili sulla locandina, è stata coordinata da Maria Antonietta Balzola, attivista indipendente.
La sala si è riempita abbastanza in fretta e la serata è stata aperta dall’intervento del dott. Raed Selmi. Dopo aver tratteggiato gli episodi più salienti del dramma palestinese, innanzitutto la Nakba del 1948 e l’occupazione dei territori palestinesi del 1967 da parte di Israele, ha ricordato la I Intifada iniziata nel 1987 e conclusa dagli Accordi di Oslo nel 1993; lo scoppio della II Intifada nel 2000 dopo la passeggiata provocatoria di Ariel Sharon sulla Spianata delle Moschee; la vittoria di Hamas alle elezioni del 2006 con successivo isolamento e blocco di Gaza nel 2007, nonché controllo di qualsiasi genere di prima necessità in entrata e uscita da parte delle autorità israeliane. Infine ha ricordato anche le operazioni militari di Israele su Gaza del 2008-2009 (Piombo fuso), del 2012 (Pilastro di difesa), del 2014 (Margine protettivo) e la Grande marcia del ritorno fra il 2018 e il 2019 in cui i palestinesi di Gaza, ogni venerdì dopo la preghiera, si avviavano verso il confine con il Sud d’Israele per chiedere lo sblocco della Striscia e il diritto al ritorno nelle proprie terre di origine.
Tutto questo racconto per ricostruire gli avvenimenti che hanno preceduto e portato, fra l’altro, alla strage del 7 ottobre nel Sud d’Israele e alla tragica situazione attuale. Raed ha inoltre evidenziato come tutti i gruppi militanti per la difesa della Palestina si siano uniti a Hamas.
È stato poi proiettato un filmato ripreso dalla trasmissione “Propaganda Live” di La7, dove Francesca Mannocchi – giornalista della Stampa – intervista la “madrina dei coloni”, una signora di circa ottant’anni che, con un fervore degno di miglior causa, ha “allevato”, “alleva” e guida i coloni che si appropriano della terra palestinese con la forza e l’arbitrio.
Senza commentare le immagini viste e le parole ascoltate Susanna Sinigaglia, già appartenente alla Rete ebrei contro l’occupazione (Eco) e ora a Maiindifferenti – Voci ebraiche per la pace, ha raccontato come sia nato l’appello di Maiindifferenti poco prima del Giorno della Memoria, abbia raccolto circa 50 firme di promotori del mondo ebraico e sia poi stato pubblicato su molti quotidiani anche online per rivolgersi a chiunque ne condividesse i contenuti. Sono state così raccolte oltre 600 firme. Non molte, si penserà, ma hanno aderito personalità importanti della sinistra intellettuale come Edith Bruck, Luciana Castellina, Carlo Ginzburg, Gad Lerner, Stefano Levi Della Torre, Roberto Saviano, Silvia Vegetti Finzi. Però soprattutto importanti sono i nomi delle persone sconosciute, che hanno trovato il coraggio di aderire a un appello “non ortodosso” senza timore di sentirsi etichettare come “antisemite”, o accusare di “tradimento”, o come “ebrei che odiano se stessi”. E questo potrebbe essere un piccolo ma importante passo verso la caduta di vari tabù (per leggere l’appello, vedi al link https://www.maiindifferenti.it/#appello).
Guido Veronese, docente di psicologia presso l’Università Bicocca, è rimasto a Gaza per lavorare presso il Community Mental Health Program fin quasi al 7 ottobre 2023. Conosce molti abitanti di Gaza e purtroppo, diversi sono morti nella carneficina che non concede tregua. La sua è stata una testimonianza molto importante e di grande spessore. Ha spiegato come nella gestione di Gaza da parte dei vari governi israeliani dominasse la “logica dell’eliminazione”. Oltre al controllo e razionamento continuo di acqua, carburante e beni di prima necessità, si impediva l’ingresso di materiale da costruzione e di tutto ciò non venisse considerato arbitrariamente necessario alla sopravvivenza. Ha poi espresso in cifre le condizioni recenti della popolazione gazawi con la distruzione di ospedali, scuole e strutture civili anche nei precedenti attacchi. Da questa logica a quella genocidaria, il passo è breve.
Sono seguiti numerose e varie domande e gli interventi da parte del pubblico. È emerso in particolare lo sconcerto per l’impunità d’Israele malgrado le sempre più partecipate manifestazioni in Israele stesso, e in tutto il mondo, che pretendono la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco; per l’impotenza delle istituzioni internazionali nel far rispettare le sentenze della CPI, per la complicità – anche se non dichiarata – della maggior parte degli Stati occidentali e arabi. Per quanto riguarda il rispetto del diritto internazionale e le corti di giustizia, è stato osservato che finora non si era preso appieno atto – anche da parte del variegato mondo della sinistra alternativa – del fatto che valgono solo a senso unico. Così si sono giudicati e condannati i vari Milosevic e Saddam Hussein, Omar al-Bashir (anche se pare sia riuscito a evadere e non sia estraneo alle attuali atrocità in Sudan), decretate le sanzioni per Putin, ma guai a ventilare simili misure per i leader “amici” degli Stati Uniti e anzi, essenzialmente, della Nato.
È intervenuta di seguito la psicoterapeuta Maria Curia, che ha vissuto per un anno a Hebron con un’équipe sanitaria. Il centro città è occupato da circa 800 coloni che dettano legge e rendono la vita quasi impossibile ai pochi palestinesi rimasti nella zona. In questa situazione soprattutto i giovani, gli adolescenti (gli uomini dai 25 ai 40 anni non ci sono più perché o uccisi o in prigione), sottoposti a continue angherie e soprusi soffrono di traumi di vario tipo indotti da rabbia e dolore che non riescono a trovare il modo di esprimere. Ed è questa la situazione in cui ha operato Maria Curia con l’équipe sanitaria[1]. Ha aggiunto che la condizione dei giovani palestinesi è paragonabile a quella degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste e che lei cura all’ospedale di Niguarda.
Infine è intervenuto Filippo Bianchetti, medico di Varese e attivista per la Palestina da tempo immemore. Avrebbe dovuto parlare del Bds (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) ma ha preferito esporre alcune considerazioni su quanto sta accadendo: a suo parere, e grazie al terribile sacrificio della popolazione soprattutto di Gaza, finalmente il mondo ha gli occhi puntati sulla questione palestinese. Forse potrebbe essere l’inizio di una svolta…
E su queste in fondo rincuoranti considerazioni, insieme alla soddisfazione degli organizzatori per la buona riuscita della serata, si è concluso l’incontro sui tragici fatti mediorientali in corso.
[1] Su Hebron (Al Khalil), vedi al link https://rivistaeclisse.com/2024/04/06/hebron-sta-scomparendo/