Oltre 70 genitori e familiari scrivono una lettera al Presidente in quanto garante del diritto a manifestare liberamente.

“Siamo le “Persone Care” ai giovani di Ultima Generazione, un gruppo di familiari che si confronta e si sostiene nei momenti di sconforto e persino di paura… Come genitori abbiamo insegnato il rispetto delle regole, educato ad una sana convivenza, fatta di aiuto reciproco, collaborazione, confronto e senso critico, auspicando per loro il futuro migliore possibile, sereno e soddisfacente. Le nostre intenzioni erano ben lontane dal ritrovarci figli che compiono azioni di forte impatto emotivo, tali da incorrere in condanne penali e indurre alcuni cittadini a sentirsi in diritto di deriderli o addirittura aggredirli.”

Così inizia la lettera spedita ieri dal gruppo “Persone Care” al Presidente Mattarella che con grande consapevolezza, riferendosi alla determinazione delle persone di Ultima Generazione nella scelta della disobbedienza civile nonviolenta, si chiedono: “Come possiamo dar loro torto se non vogliono desistere dall’impegno politico e civile, considerando che è il loro futuro ad essere compromesso e, a loro avviso, in maniera irreversibile? Come dar loro torto se vogliono prendere in mano la loro vita e combattere per i loro ideali, anteponendoli a progetti individuali e convenienze personali?”

Purtroppo, le Persone Care di Ultima Generazione non sono le prime a scrivere al Presidente Mattarella quest’anno. Nello stesso momento in cui stavano formulando e scrivendo le loro preoccupazioni, i genitori dei giovanissimi, manganellati ripetutamente quest’anno in diverse città d’Italia, hanno spedito la loro lettera di rabbia e indignazione a Mattarella. Questo non è una coincidenza, stiamo vivendo la caduta di un pilastro fondamentale e costituzionale della nostra democrazia e proprio per questo la lettera è indirizzata a Mattarella.

Dopo tre settimane di azioni di disobbedienza civile nonviolenta a Roma, che ha visto diversi abusi e violenze da parte delle forze dell’ordine, si è espressa pubblicamente e con determinazione la rete di supporto di cui gode Ultima Generazione. La lettera continua con il cuore aperto:

“Tutte le riflessioni e argomentazioni su cui ci siamo confrontati, ci hanno portato inesorabilmente ad una domanda che non trova risposta: come dar loro torto?

Come dar loro torto se, nonostante anni di manifestazioni autorizzate, scioperi della fame, lettere e interpellanze, non hanno avuto attenzione dalla classe politica?

Come dar loro torto se vogliono dar voce a ciò che li inquieta di più, ovvero il prossimo futuro?

La nostra Costituzione prevede che ogni cittadino abbia diritto di espressione, sia in forma individuale che collettiva. Ogni protesta crea un disagio, purtroppo, e allora ci chiediamo: l’obiettivo dei decreti ad hoc è di contrastare certe forme di protesta o reprimere le opinioni che queste esprimono?

I ragazzi di Ultima Generazione hanno scelto modalità di lotta nonviolenta, non oppongono alcuna resistenza alle forze dell’ordine, ma queste manifestazioni si stanno trasformando, a nostro avviso, in un braccio di ferro con il potere, che si sente legittimato ad agire anche con violenza. Ci inquieta sapere che alcuni attivisti sono stati, nelle settimane scorse, picchiati, afferrati per i capelli e trascinati sull’asfalto, presi a calci, senza che tutto questo abbia avuto alcuna conseguenza per gli autori delle violenze fisiche.

In tutto questo una sola cosa è certa: la solida volontà di pacifica e nonviolenta protesta di Ultima Generazione. La rabbia e la frustrazione con cui le persone reagiscono alle azioni degli attivisti ci appaiono manipolate e aizzate dall’insensata campagna d’odio di tutti contro tutti, temiamo che ciò possa portare ad azioni di gratuita e incontrollata violenza contro i nostri giovani.

Vorremmo concludere dicendo che il desiderio di politica, di partecipazione da parte di ampie fasce del mondo giovanile, a cui Ultima Generazione appartiene, dovrebbe alimentare la speranza per una società più giusta ed equa, capace di superare i confini nazionali, capace di pretendere risposte e azioni concrete da questo nostro Stato in cui Lei ricopre la carica più alta.”