Netto peggioramento della qualità dell’aria nei comuni capoluogo: aumentano le concentrazioni di polveri sottili e ozono ed è sempre più critica la situazione del Nord. Al Nord superato ovunque il limite OMS per il PM2,5: i valori medi annui di PM2,5 superano il limite OMS in tutti i 46 capoluoghi del Nord, con l’unica eccezione di Imperia, che non effettua il monitoraggio. Le concentrazioni medie annue doppiano il limite in 18 capoluoghi settentrionali (Monza,Cremona, Padova, Brescia, Lodi, Vicenza, Rovigo, Bergamo, Piacenza, Ferrara, Como, Asti, Alessandria, Mantova, Treviso e Milano, Venezia e Torino tra quelli metropolitani). Nel bacino padano, si rilevano, inoltre, i valori più alti di PM2,5, per i quali il nostro Paese è oggetto anche di procedure di infrazione europee.

In peggioramento anche l’andamento del PM10 nei 100 capoluoghi con monitoraggio effettuato da 264 centraline, che registrano incrementi delle concentrazioni nel 75% dei casi. Considerando che il PM2,5 è contenuto nel PM10, l’incremento di quest’ultimo rilevato in un maggior numero di osservazioni, fornisce un’ulteriore conferma della tendenza peggiorativa delle polveri più sottili, altamente nocive per la salute umana, ritenute responsabili di un alto numero di morti premature dall’OMS (Organizzazione mondiale della sanità). E’ quanto emerge dal recente Report dell’ISTAT.

Anche per l’ozono, sostanza prodotta in atmosfera tramite reazioni fotochimiche di altri inquinanti, si osserva, rispetto all’anno precedente, un incremento dei giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine (120 µg/m3 della media mobile giornaliera di 8 ore) in 64 comuni capoluogo su 89 con monitoraggio effettuato per una media di 39 giorni di mancato rispetto dell’obiettivo (contro i 28 nel 2021). Le misurazioni sono effettuate in 133 stazioni. L’andamento dell’ozono risulta del tutto simile a quello delle polveri sottili, con un aumento dei giorni di superamento nel 2022, dopo le diminuzioni registrate dal 2018 al 2021.

Ad aggravare la situazione dei capoluoghi metropolitani sono le concentrazioni di biossido d’azoto, inquinante più direttamente connesso al consumo di combustibili fossili, per la circolazione veicolare e il riscaldamento domestico. Genova, Napoli e Palermo risultano ben al di sopra del limite di legge di 40 µg/m3 con un valore di oltre 50. Sopra il limite anche Torino, Catania, Firenze, Roma e Milano, mentre Bologna (39) e Venezia (37) si collocano appena sotto la soglia. Tutti i capoluoghi metropolitani, comunque, presentano valori di concentrazione indicati come nocivi dall’OMS, che nelle linee guida del 2021 indica come valore di riferimento da non superare 10 µg/m3 .

Una situazione critica evidenziata anche dall’ultimo Rapporto “MobilitAria”, ove si sottolinea che l’Italia continua ad essere il Paese europeo che, secondo i dati forniti dall’Agenzia europea dell’Ambiente, conta il maggior numero di decessi prematuri causati dall’inquinamento atmosferico, con ben 63mila morti ogni anno: le patologie dell’apparato cardiovascolare rappresentano la prima causa di morte (Eventi coronarici e Infarto Miocardico Acuto, 9mila casi/anno – Ictus cerebrali, 12mila casi/anno), seguiti dalle patologie dell’apparato respiratorio (7mila decessi prematuri/anno).

Il rapportoMobilitAria” 2024 ribadisce l’elevato numero di decessi collegati all’inquinamento: 2.755 morti premature a Roma e 2.059 a Milano. Nel Report di MobilitAria 2024 viene proposta per la prima volta anche una stima dell’impatto sanitario ed economico dell’inquinamento dell’aria per le 14 città metropolitane in esame. L’impatto sanitario ha un’importante ricaduta economica. Nonostante le variazioni tra le diverse città metropolitane italiane, le stime indicano che le decisioni politiche mirate a ridurre il rischio di mortalità derivante dall’elevata esposizione all’inquinamento atmosferico potrebbero portare a benefici significativi in termini economici per l’intera popolazione italiana. Se si valuta infatti l’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico sono ancora molte le morti premature e gli anni di vita persi (YLL) associati all’inquinamento atmosferico in Italia. L’impatto economico del Valore di una Vita Statistica (VSL), che quantifica quanto si risparmia riducendo il rischio di morte prematura a causa degli inquinanti del traffico, varia notevolmente tra le 14 città esaminate nel rapporto, con stime che vanno da 17 milioni fino alla cifra di 7 miliardi di euro.

Nel 2023, si legge nel Rapporto “MobilitAria”, l’andamento della mobilità nelle principali città italiane è progressivamente tornato alla situazione precedente alla pandemia Covid-19. La mobilità urbana è ripresa, l’auto è rimasta protagonista degli spostamenti urbani e il tasso di motorizzazione, tra i più elevati dell’UE, ha continuato ad aumentare. Questo contesto di transizione costituisce un elemento di preoccupazione, perché ai necessari obiettivi per ridurre inquinamento, congestione, incidentalità e mortalità sulle strade, diventano sempre più urgenti azioni che permettano di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.”

Per ridurre inquinamento, congestione, incidentalità e mortalità sulle strade, diventano sempre più urgenti, si legge nel Report, azioni che permettano di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Tra queste: l’adozione di zone a basse emissioni per ridurre la circolazione di veicoli inquinanti ed abbattere l’inquinamento atmosferico, aumentare i fondi per il potenziamento del trasporto pubblico, l’introduzione delle Città 30 per tutelare pedoni e ciclisti – sulla falsariga della decisione del Comune di Bologna.

Qui il Report dell’Istat

Qui il Rapporto MobilitAria 2024 di Kyoto Club e CNR-IIA