Europee. “E con la pace come la mettiamo?”: campagna pressing nel nord-est. 8 domande ai candidati, le risposte il 3 giugno in piazza a Bologna. Appello pacifisti: esercito Ue ? no, serve commissario alla pace :”chi si candida porti Italia a ripudiare ritorno leva e armi nucleari”
(DIRE) Bologna
Chi sarà eletto in Europa si batterà per la pace? O appoggerà politiche di guerra? Vorrebbero saperlo prima dell’8 e 9 giugno il Portico della pace di Bologna e altre associazioni nonviolente o impegnate nella ricerca della pace che hanno deciso di interpellare i candidati all’Europarlamento su questioni che riguardano appunto guerra e pace.
Poi dopo il 2 giugno, Festa della Repubblica, a Bologna ci sarà il 3 una iniziativa pubblica sotto il Nettuno per informare delle risposte.
Agli aspiranti europarlamentari verranno rivolte otto domande: “Europa alla guerra o alla pace?”, è il titolo della campagna per sensibilizzare i candidati della circoscrizione nord-est sui temi della pace, del disarmo e della risoluzione nonviolenta dei conflitti.
“Siamo esponenti di varie associazioni bolognesi impegnate sul tema della pace e vorremmo sapere i vostri programmi sul tema dell’Esercito e della spesa militare italiana ed europea”.
Si chiede di sapere se si sarà ‘fedeli’ all’articolo 11 della Costituzione che “ripudia la guerra”, la posizione su Esercito e armamenti europei, la disponibilità a sostenere progetti di corpi civili di pace e all’idea di assessorati alla pace (fino ad arrivare ad uno specifico ministero).
Altre domande riguardano ancora l’appoggio alla riconversione civile dell’industria bellica e l’impegno per portare anche l’Italia nel trattato di proibizione delle armi nucleari.
I pacifisti sono poi contrari al ritorno della leva obbligatoria pronti a far valere il diritto di obiezione di coscienza al servizio militare.
Le risposte arriveranno nella manifestazione de “L’altro 2 giugno” che a Bologna da qualche anno propone di festeggiare la Festa della Repubblica in chiave pacifista.
Cari candidati e candidate al Parlamento europeo, c’è un “tema sin qui non sufficientemente affrontato nella campagna elettorale: la necessità di una complessiva e organica politica europea di pace e disarmo, all’altezza di un’Unione europea nata sulle macerie di due guerre mondiali con i loro 80.000.000 di morti”.
Senza dimenticare il monito della Costituzione sull’Italia che “ripudia la guerra”: “Oltre alla fedeltà ai nostri principi costituzionali, vorremmo conoscere le posizioni che porterete in Europa sul tema dell’Esercito e della spesa militare europea ed italiana.
La Costituzione dice che ‘la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino’, ma tale dovere può essere svolto in modo nonviolento”, come dice la legge del 1972 che aprì alla possibilità di svolgere, al posto del servizio militare armato, il servizio civile di utilità sociale. Inizia così la lettera che il Portico della pace di Bologna, rete di realtà pacifiste e nonviolente, ha spedito ai candidati alle europee della circoscrizione nord-est ponendo otto domande, pubblicate anche su quotidiani locali.
Si chiedono quindi risposte che verranno riferite nei social del Portico e in piazza Nettuno a Bologna il 3 giugno.
“Il modello di difesa a cui voi guardate cosa prevede ? Ingenti risorse sottratte alla spesa sociale per essere investite in arsenali e truppe, da impiegare poi negli scenari bellici dove produrranno altri milioni di morti? Oppure una politica economica che rafforzi il Paese attraverso la difesa delle fasce più deboli, la sanità e l’istruzione, e preveda il coinvolgimento di tutti i cittadini nel sacro dovere della difesa della Patria attraverso i modelli di difesa civile non armata e l’azione dei Corpi civili di pace?”.
I pacifisti sono preoccupati dalle aperture di esponenti del Governo sul ritorno della leva obbligatoria “come momento educativo per tutti, uomini e donne. Voi cosa ne pensate?”.
Intanto, le spese militari mondiali ed italiane “sono cresciute moltissimo, come pure i conflitti armati”. Ecco dunque che i pacifisti si dicono “non disponibili al ritorno della leva obbligatoria e se ciò avverrà, eserciteremo il diritto di obiezione di coscienza”.
Meglio diffondere gli assessorati alla Pace, meglio la diplomazia dal basso a sostegno dei processi di mediazione e pacificazione.
“Se vogliamo la pace è giunta l’ora di organizzare la pace, con strumenti e istituzioni politiche adeguate e appropriate: a quando l’istituzione in Italia e negli altri Paesi europei del ministero della Pace? A quando l’istituzione in seno alla Commissione europea di un Commissario alla Pace?”.
Viene poi chiesto se i futuri europarlamentari tuteleranno il diritto all’obiezione di coscienza e cosa si pensi “dell’attuale boom delle spese militari e dei profitti delle imprese produttrici di armi?”.
Ma soprattutto se ci si vuole battere per far riprendere i progetti di riconversione delle produzioni belliche a fini sociali.
Infine, l’appello a portare l’Italia nel Trattato di proibizione delle armi nucleari stante anche il rischio “all’orizzonte di una possibile catastrofe nucleare”.
Sono domande “che migliaia di cittadini di Bologna vorrebbero farvi”, sottolinea il Portico della pace indicando dove inviare le risposte a cui sarà data visibilità.