È salito a 46 il numero dei civili uccisi nel bombardamento criminale sulla tendopoli piena di sfollati a nord di Rafah.
I caccia israeliani hanno proseguito la loro opera di massacri su tutta la Striscia: dopo la strage di domenica sera, ieri l’esercito israeliano ne ha compiute altre sette, con 66 uccisi e 383 feriti.
Il numero totale delle vittime dall’inizio di ottobre è salito a 36.050 morti, 81.026 feriti e 17 mila persone dichiarate dai parenti come “assenti”.
Ipocritamente Netanyahu si è rammaricato della strage sostenendo che si è trattato di un errore e come al solito ha promesso una inchiesta interna. Bugiardo che sa di mentire, perché il suo esercito ha continuato a bombardare i campi di sfollati nelle zone che aveva dichiarato sicure. È una guerra di annientamento e di pulizia etnica.
Il vice segretario ONU Griffith ha replicato alle farneticazioni di Netanyahu dicendo che “quelle parole non significano nulla per i morti di Rafah. Abbiamo già detto che attaccare una zona densamente abitata è un crimine di guerra”.
Dopo un’altra notte illuminata dalle bombe israeliane, migliaia di persone hanno raccolto le loro poche cose e si sono incamminate, a piedi o su carretti trainati da animali, verso il centro della Striscia.
Dopo la sparatoria di ieri al valico di Rafah tra israeliani ed egiziani, si chiude ogni possibilità di imminente riapertura per il passaggio degli aiuti alimentari, medicine e carburanti e per l’evacuazione dei 20 mila feriti gravi che avrebbero bisogno di ricoveri all’estero.
L’artiglieria israeliana ha mirato a colpire i piani alti dell’ospedale indonesiano a Rafah. Il personale medico si è affrettato a trasferire i malati e a salvare i macchinari spostandoli nei piani inferiori.
Consiglio di Sicurezza dell’ONU
L’Algeria ha chiesto la convocazione del Consiglio di Sicurezza per discutere della carneficina di Rafah. Una seduta straordinaria e a porte chiuse, “per valutare l’invio di una commissione d’inchiesta internazionale su questo ennesimo crimine perpetrato dall’esercito israeliano”, ha detto il rappresentante algerino.
Il Consiglio di Sicurezza deve ancora affrontare le modalità di esecuzione dell’ordinanza della Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja, che ha imposto a Israele di non procedere all’attacco contro Rafah, ordinanza alla quale Netanyahu ha risposto con i massacri dei civili, protetto dalle diplomazie complici del genocidio in corso.
Giornalisti nel mirino
Reporters sans Frontieres ha denunciato Israele presso la Corte Penale Internazionale per l’alto numero di vittime palestinesi tra i giornalisti. Secondo il sindacato palestinese, a Gaza sono stati uccisi 143 giornalisti e operatori dei media. Gli organismi internazionali ne contano 84, cioè coloro che sono iscritti agli albi ed alle organizzazioni di categoria riconosciute e non gli operatori indipendenti.
La denuncia di RSF contiene i rapporti dettagliati su dieci casi di giornalisti uccisi mentre compivano il loro dovere di informare. “Abbiamo la forte convinzione che molti di questi giornalisti siano stati presi di mira deliberatamente e che gli attacchi contro le loro postazioni di lavoro siano stati intenzionali, per soffocare la voce della verità. Altri casi invece sono stati vittime di attacchi indiscriminati contro zone civili densamente abitate”. Questo ricorso documentato è il terzo presentato all’ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale all’Aja.