BOSNIA: Cresce l’amicizia con la Val Camonica
Si allarga il patto di amicizia tra alcuni comuni della Val Camonica e dell’Alto Sebino, tra le province di Brescia e Bergamo, e le città bosniache di Zavidovići, Tesanj e Maglaj
Il patto di amicizia
I bosniaci camuni allargano il legame coi paesi della Valle Camonica, proseguendo un’amicizia che dura dal 1992. I 1.500 bosniaci presenti nella Valle dei Segni sono una realtà ben integrata, con alle spalle decenni di convivenza armoniosa.
Il primo contatto tra Brescia e Zavidovići risale infatti all’inizio del conflitto nell’ex Jugoslavia, quando alcune vedove di guerra furono accolte nel territorio camuno per ricevere aiuto e conforto. Non solo: oltre alle vedove arrivarono anche profughi, bambini e disertori, dando avvio alla costruzione di una comunità che negli anni è diventata sempre più numerosa.
Nel 2019, per suggellare l’amicizia tra la Bosnia e la Valle Camonica, è stato creato un patto, sottoscritto ad Angolo Terme e cresciuto costantemente negli anni.
Questo accordo ha dato vita a numerosi progetti comunitari, anche grazie all’instancabile lavoro dell’associazione Ljiljan Italia, presieduta da Mirsad Starčević, che opera sul territorio locale dal 2012.
Sono tre i comuni della Valle Camonica e dell’Alto Sebino che hanno recentemente scelto di aderire al progetto: Darfo Boario Terme e Gianico, nel bresciano, e Sovere, in provincia di Bergamo, che vanno ad aggiungersi ai cinque comuni che già ne facevano parte (Rogno, Angolo, Costa Volpino, Sellero e Pian Camuno). L’accordo prevede iniziative comuni e collaborazioni tra i giovani della Valle Camonica e quelli bosniaci in ambito culturale, sportivo e turistico.
La cerimonia: inclusione e folklore
La cerimonia di allargamento si è svolta lo scorso 17 e 18 maggio a Rogno, alla presenza del console di Bosnia Erzegovina Dragan Mihaljević.
In occasione del rinnovo del patto di amicizia, i sindaci dei comuni italiani e bosniaci si sono riuniti per programmare le attività future e pianificare le modalità per intensificare questa cooperazione. È già stato firmato anche l’accordo di collaborazione tra le scuole primarie di Zavidovići e Darfo Boario Terme, con ottime probabilità di ampliamento delle scuole coinvolte.
Per l’occasione, la comunità bosniaca in Valle Camonica ha organizzato a Rogno la prima edizione del Festival folcloristico per i gruppi bosniaci, in arrivo da ogni parte del mondo: oltre che dalla Bosnia numerosi membri della diaspora sono giunti da Slovenia, Danimarca e Inghilterra.
Nel palazzetto dello sport del comune dell’Alto Sebino si sono riuniti circa duecento persone tra ballerini e musicisti, in abiti tipici, tra cui gruppi folcloristici di Zavidovići, Jelah/Tešanj e Maglaj, per una due-giorni di musica, danze, inclusione e convivialità.
Il “Fiore di Srebrenica” in Italia
Un’occasione speciale per riunirsi tutti attorno al “Fiore di Srebrenica“, l’unico monumento al mondo al di fuori dalla Bosnia dedicato alle vittime del genocidio di Srebrenica, realizzato a Rogno nel 2022 dall’associazione Ljiljan con il supporto dei sindaci locali e bosniaci.
Tutti i presenti hanno infatti partecipato alla cerimonia di deposizione dei fiori nel Parco dell’Amicizia Italia-Bosnia.
Come ha ricordato il presidente dell’associazione Mirsad Starčević, il monumento è stato costruito con l’obiettivo di informare il pubblico sulle terribili conseguenze del genocidio, per essere un monito affinché tutto ciò non accada mai più.
Il 23 maggio si è votata la proposta di risoluzione finalizzata a riconoscere l’11 luglio come “Giornata internazionale della memoria del genocidio di Srebrenica”. Una questione controversa che puntualmente riaccende le tensioni politiche nei balcani.
Alla vigilia del voto a New York, Starčević ricorda che il genocidio di Srebrenica è stato dichiarato tale dalle più alte istanze giudiziarie, e che tutte le altre discussioni e strumentalizzazioni politiche sono inutili. Secondo il suo presidente, l’associazione Ljiljan non si occupa di questioni politiche e lascia che ognuno parli dal proprio punto di vista, tenendo sempre a mente che le decisioni delle corti internazionali sono chiare: prima saranno riconosciute e rispettate, più facile sarà il processo di riconciliazione.
(articolo di Paolo Garatti)