(Riceviamo e pubblichiamo dalla associazione No Name Kitchen)

Serbia teatro di abusi e violenza: l’ultimo report di No Name Kitchen svela la complicità di UE e UNHCR nella violazione di diritti umani all’interno dei campi profughi

L’organizzazione indipendente No Name Kitchen, attiva sulla rotta balcanica e mediterranea per portare solidarietà alle persone in movimento, ha rilasciato il suo ultimo report “Watch the camp: countermapping architectures of violence in Serbia”.

Il progetto è il risultato di tre mesi di monitoraggio, da settembre a dicembre 2023, dei campi di transito e accoglienza in Serbia.
Attraverso testimonianze dirette che ne denunciano le condizioni e gli abusi da parte di lavoratori e autorità, le autrici svelano la corresponsabilità dell’UE e dell’UNHCR nella violazione dei diritti umani delle persone in movimento nel contesto dell’operazione speciale di polizia.

A partire da Novembre 2023, il governo serbo, supportato dall’Ungheria e dall’UE, ha promosso un’operazione di militarizzazione del paese al fine di impedire il movimento a migranti e rifugiati diretti verso paesi Europei.
La narrazione della lotta al traffico umano ha infatti permesso l’introduzione di misure emergenziali con violente conseguenze per le persone in movimento. La polizia ha condotto violenti sgomberi nei campi di transito e accoglienza situati sui confini ungheresi e croati e aumentato i controlli di frontiera. Per mesi, le persone si sono trovate intrappolate nel paese in campi confinanti con la Macedonia e la Bulgaria. In questo contesto, la narrativa umanitaria, di cui i campi rappresentano l’emblema, ha permesso gravi violazioni di diritti umani contro le persone in movimento.

Nella prima parte, il report offre una mappatura degli sgomberi avvenuti durante l’operazione di polizia attraverso la narrazione di sei campi. Partendo dai campi di Subotica e Sombor, nel nord della Serbia, si passa all’Asylum Center di Krnejaca a Belgrado e infine ai campi di Sid e Adasevci sul confine croato.
Il report denuncia la violenza degli sgomberi, gli abusi di potere da parte di autorità serbe ed europee, le condizioni degradanti e di sovraffollamento dei campi di transito e accoglienza.

Inoltre, il report porta alla luce la mancata trasparenza dei resoconti trimestrali sulle condizioni dei campi di UNHCR, la cui presenza in Serbia sembra sempre più essere soggetta ai poteri più alti dell’IOM e dell’UE.

Nei profili dei sei campi presi in considerazione sono infatti rese note le incongruenze con le versioni ufficiali rilasciate da UNHCR.
Partendo dallo spazio architettonico del campo, il rapporto presenta riflessioni sull’utilizzo dei campi come strumento carcerario che riflette le intenzioni del migration-management a livello nazionale, europeo e globale.

La seconda parte analizza il contesto politico in cui l’utilizzo dei campi in Serbia prende forma. Con il recente accordo del New Migration Pact, si assiste ad un’ulteriore esternalizzazione delle responsabilità in ambito migratorio.
Le recenti trasformazioni e la stretta securitaria dei campi in Serbia indicano infatti un ulteriore allineamento della Serbia con l’Unione Europea al fine di trattenere le persone in territori extra-UE.
Questa svolta politica si inquadra nel contesto del border-industrial complex, un concetto che descrive l’intricato sistema di collaborazioni tra interesse pubblico e privato che trae profitto dal business del migration-management.

Per informazioni più precise contattare: press@nonamekitchen.org

https://www.nonamekitchen.org/violence-and-neglect-in-serbian-refugee-camps-a-three-month-enquiry-sheds-light-on-eu-and-unhcr-complicity-in-human-right-violations-in-serbia/